Colpa dei raggi cosmici

Sull’Astrophysical Journal – Letters (preprint), una marea di fisici analizza i dati ripresi dagli strumenti a bordo del satellite PAMELA, mentre attraversa l’Anomalia del Sud Atlantico, a 560 km da terra. Sta sopra una zona al largo del Brasile dove le telecomunicazioni funzionano male, si perde il contatto con un aereo, i computer s’impallano, un po’ il triangolo delle Bermude insomma.

Adesso si capisce come mai.

Nel campo geomagnetico terrestre, un flusso di radiazione da antiprotoni secondari – quelli nati nelle collisioni tra le particelle dei raggi cosmici ad alta energia e quelle al limite dell’atmosfera – forma la fascia più interna di Van Allen. Proprio come aveva teorizzato lui. Gli antiprotoni ci restano il tempo di percorrere lungo traiettorie a spirali distanze pari a varie volte il raggio della Terra. Ma alla fine si scontrano anche loro con la materia dell’atmosfera e puff, comunque

Quel flusso supera quello degli antiprotoni fuori dalla fascia di radiazione e da raggi cosmici durante il minimo solare per tre e quattro ordini di grandezza, rispettivamente.

Da luglio 2006 a dicembre 2008, Pamela ha catturato 28 antiprotoni in tutto. Il che non ha impedito ai ricercatori di calcolarne l’abbondanza totale in base a quella già nota dei protoni, e di mettersi a sognare: secondo la BBC, ritengono che quegli antiprotoni potrebbero alimentare la propulsione di astronavi.