Dopo

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Chiama radio pop: ho un minuto per dire una cosa sull’anniversario di Hiroshima, diverso per i giapponesi nel “dopo Fukushima”, e per noi?

Forse mi ci stanno due  cose. Nonostante le promesse di Obama e Medvedev nell’aprile di un anno fa, il disarmo nucleare è fermo. Chissà perché ne parlano soltanto, e poco, Stati Uniti e Russia? La NATO potrebbe servire ad altro che a bombardare e coordinare invece una riduzione delle testate nei paesi membri? E la Cina è proprio sicura che India e Pakistan non le useranno mai e il suo protetto nord coreano nemmeno?

Fra i tanti lasciti che accomunano bombe e reattori, ci sono i materiali radioattivi per centinaia di migliaia di anni. Coincidenza, la bozza del rapporto “Blue Ribbon” americano è stata pubblicata giusto una settimana fa. Inizia con

La gestione americana delle scorie nucleari è in un vicolo cieco.

Racconta un fallimento che dura da 50 anni, e non soltanto negli USA. Ancora non c’è un luogo dove mettere le scorie o un reattore in grado di digerire plutonio e uranio “weapon-grade” . In compenso, solo per progettare il deposito di Yucca Mountain sono stati spesi 15 miliardi di dollari e il progetto è stato cancellato l’anno scorso.

Unico “successo”, l’impianto pilota per scorie militari a Carlsbad, nel Nuovo Messico. In realtà dentro ci sono stracci, tute, maschere e strumenti contaminati con sostanze radioattive, neanche un grammo di plutonio o uranio.

Soluzione, secondo il rapporto: più finanziamenti, come se fosse il momento. Vorrei anche ricordare che negli anni Cinquanta tutti i fisici ripetevano che l’energia nucleare avrebbe prodotto “power to cheap to meter”, dopo Lewis Strauss che però pensava alla fusione…  ma il minuto è finito da tempo.