Ciclismo

Cronache del globalcoolismo, cont.

Previsioni meteo invernali

Sarah Ineson et al. scrivono su Nature Geoscience che le variazioni della variazione ultravioletta durante il ciclo solare potrebbero influenzare le temperature invernali alle altitudini elevate in parte dell’emisfero nord. E’ un modello suggerito con molte cautele che spiegherebbe la piccola era glaciale del Settecento e collega le fasi negative dell’Oscillazione nord-atlantica e di quella artica con una bassa attività solare, come si è visto di recente.

All’oscuro delle migliaia di ricerche sul forcing solare uscite in questi anni, il ten. col. Guidi opina:

Si parla del forcing esercitato dal Sole sul sistema. Finalmente, dopo un lungo periodo di vero e proprio oscurantismo, la possibilità di disporre di misurazioni accurate di una componente importante della radiazione solare, la radiazione ultravioletta, ha permesso che di accendere la luce

Il vantaggio del modello è che la sua validità si potrà confermare o smentire già nei prossimi mesi. Se funziona, si proveranno a fare previsioni meteo locali a circa 11 anni. Se “le misure aggiornate dell’irradianza ultravioletta sono corrette”, scrivono gli autori, cioè se gli strumenti del satellite SORCE non sono stati calibrati da Spencer & Co, gli inverni rigidi a chiazze non incidono sulla tendenza della temperatura globale.

L’alt.uff. riopina:

Tradotto nel linguaggio obbligato di chi giustamente non vuol correre il rischio di essere messo al bando dal mainstream scientifico, significa che quanto da loro scoperto non ha nulla a che vedere con il riscaldamento globale, che comunque c’è, ci sarà e ci porterà alla rovina. Amen.


Secondo lui (e Steve Goddard colto in fallo da Tamino)

il trend (comunque molto breve) dai primi anni 2000 ad oggi è leggermente negativo.

Il prof. Bouvard e il ten. col. Pécuchet

Il tasso di riciclo della CO2 che accelera durante la fase El Nino dell’Oscillazione del Pacifico meridionale non sanziona il fallimento definitivo dei modelli climatici, come scrivevano invece Luigi Mariani e Guido Guidi.

Per ignoranza dell’inglese o per non aver letto la ricerca di Lisa Welp et al. della quale discettavano il 10 ottobre, confondevano la variabilità interannuale con una tendenza, e la produttività primaria lorda (quanto CO2 assorbe la biosfera) con il budget globale del carbonio.

In questo caso, il modello basato sull’ENSO conferma altri modelli che  lo stabiliscono attorno a 150 petagrammi/anno, limite inferiore 120 e superiore 175.

Come gli eroi di Flaubert, il ten.col. e il prof. guardavano quest’immagine della vegetazione nel mondo, e restavano stupiti dall’estensione delle zone desertiche. Ci ragionavano su e scoprivano la soluzione: piantare foreste nei deserti, tanto gli alberi vivono di sola CO2…

*

Aostagate (segue)
L’università G. D’annunzio di Chieti-Pescara conferma che questo è proprio il programma definitivo della “giornata di studio sul clima”, anche se è scritto  “in modo un po’ affrettato”.

Quella della Valle d’Aosta tace e non so cosa pensare. Al Rettorato credono che un milione sia un miliardo o che il governo si sia impegnato a versare un quarto del PIL italiano alla Banca Mondiale ?

*

Houston, we have a problem
Il Texas ha una propria Agenzia per l’ambiente, diretta da un ingegnere contrario ai limiti per gli inquinanti nonché a ogni dato che confermi l’esistenza di cambiamenti climatici. L’Agenzia ha pertanto censurato il capitolo di John Anderson sul livello del mare  nel rapporto sulla baia di Galveston commissionato all’Advanced Research Center di Houston.
Ok, ha detto Anderson, non pubblicatelo. Ok, hanno detto Lisa Gonzales e  il vice direttore del Centro Jim Lester, ma se non lo pubblicate togliete il nostro nome dal rapporto, come scienziati teniamo alla reputazione.