Il 30 ottobre, l’illustre prof. Franco Battaglia commentava l’editoriale di Nature sui risultati di BEST, messi sul sito del gruppo prima della pubblicazione su una rivista.
L’editoriale dell’ultimo numero invita gli scienziati a inviare articoli sul tema del clima: nulla di strano, direte voi. Peccato che esordiscano così: «sono benvenuti risultati di ricerca che confermino i cambiamenti climatici antropogenici».
Peccato che “antropogenici” se l’inventa. Il sottotitolo recita:
Results confirming climate change are welcome, even when released before peer review.
Inventato il sottotitolo, il resto è una passeggiata:
Nasce spontanea la domanda se per caso siano invece non graditi risultati di ricerca che sconfessano l’origine antropica dei cambiamenti climatici. A leggere il resto dell’editoriale pare di sì. Quelli di Nature sono fissati da anni e il perché lo spiegano nell’editoriale: le misure dalle stazioni di terra ci direbbero che il pianeta si sta riscaldando.
Possibile che non abbia ricevuto il memo?
Adesso va detto: il riscaldamento c’è stato fino al … (inserire 1998, 2001, 2003, 2005, 2007, 2010 o altro anno a scelta) per via di… (inserire cicli astrologici, o raggi cosmici, o iperattività solare o scie chimiche o uscita l’altro ieri dall’ultima glaciazione o altra causa a scelta).
Peccato che 1) quelle stazioni campionano meno del 30% della superficie delle terre emerse e trascurano la totalità della superficie degli oceani;
Peccato che ignori concetti come “media globale”, “analisi statistica” e “anomalia” nonché la registrazione delle temperature oceaniche, e debba ricorrere a presunti bias:
2) il 70% di esse sono situate in località non a norma, ad esempio in aree che negli anni si sono urbanizzate (ove gli aumenti di temperatura registrati nulla hanno a che vedere col clima);
smentiti persino dall’unico articolo mai pubblicato dall’Ur-neghista Anthony Watts su una rivista scientifica:
3) le misure satellitari, da quando disponibili, non registrano alcun aumento di temperatura dell’atmosfera né sopra gli oceani né sopra le terre emerse;
Viene il sospetto che abbia perso gli occhiali pure lui:
4) la teoria del riscaldamento globale antropogenico prevede che nella troposfera equatoriale a 10 km da terra si registri un riscaldamento almeno doppio di quello registrato a terra, ma le misure satellitari registrano, lassù, non un accentuato riscaldamento (men che meno doppio) ma un rinfrescamento.
Sugli “hot spots” tropicali ci sono molte incertezze, ma non mostrano alcun rinfrescamento e la teoria prevede semmai un riscaldamento doppio al polo Nord.
Il prof. Battaglia ha tuttora gli occhiali, segnalava Roberto. Infatti ha copiato un commento dell’Ur-corruttore e pseudo–Nobel Fred “Big Tobacco/Big Oil” Singer che una volta lo aveva invitato a contribuire a un libro comico. L’onore non gli è stato rinnovato, forse per un plagio? Sembrano sue le falsità che seguono:
Insomma, la teoria del riscaldamento globale antropogenico fu, nella migliore delle ipotesi, un’ipotesi di lavoro, forse buona 30 anni fa, ma oggi sconfessata dai fatti. Uno dei tanti granchi presi dalla scienza. Succede: la scienza si muove su un terreno incerto, per lo più ignoto. È per questo che si chiama ricerca: ricerca di ciò che non si sa.
Non che il prof. Battaglia possa saperlo, sono 30 anni che si astiene da ogni ricerca.
Ma per qualche ragione, a differenza della maggior parte dei granchi, quello dei cambiamenti climatici antropogenici è evoluto in frode. Troppe carriere si sono consolidate su esso e troppo denaro vi è stato allocato. … E tutti che invocano altro denaro perché siano foraggiate le loro improbabili attività. Lo spettro è ampio: c’è chi esegue calcoli con modelli numerici dalla dubbia attendibilità e chi intrattiene blog pettegoli sul tema…
Lo “scienziato preferito” dal presidente del consiglio per la sua dubbia attendibilità intrattiene invece la base del boss con le proprie fantasie:
Tutti costoro hanno ora un’altra cosa da fare per riempire le loro giornate: inviare articoli a Nature. Nell’editoriale che cito la rivista ha promesso di pubblicarli anche se i risultati presentati non hanno passato il vaglio che ogni risultato di ricerca dei settori che non sono il cambiamento-climatico-antropogenico deve superare.
La rivista promette l’esatto contrario e lui riempie le giornate inviando articoli al Giornale.