Cacio sui maccheroni

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Contesto
Fra le proposte di geoingegneria per tamponare il riscaldamento globale, c’è quella di Paul Crutzen et al. di sparare con cannoni migliaia di tonnellate di solfati nell’atmosfera, preferibilmente in Artide. L’inquinamento così ottenuto intercetterebbe la radiazione solare, consentirebbe ai ghiacci di riprendersi insieme alla loro albedo, insozzerebbe ulteriormente l’ambiente, acidificherebbe le piogge sulle foreste boreali (che assorbono CO2…) con il vantaggio collaterale di rovinare la salute delle popolazioni locali, animali e vegetali, già parecchio compromessa dalle sostanze tossiche emesse in questo emisfero.

Sempre nell’ipotesi che una volta spediti in aria, mentre questa si muove gli aerosol stanno fermi al loro posto.

L’altro ieri dicevo del paper su Science della brava bella e simpatica Nathalie Mahovald di Cornell, secondo il quale eliminare gli aerosol e i loro danni aggiungerebbe circa 0,5 (+/- 0,4) watt/m2 al bilancio energetico globale. Allora aumentiamoli, no?

Sempre sul bagnato
Se il calore/energia in più fosse l’unico cambiamento, magari sì (Nathalie M. non sarebbe d’accordo). Su Nature Geoscience, Zhanqing Li et al. della Normale di Pechino analizzano i dati decennali di aerosol, copertura nuvolosa, precipitazioni, venti e altri rilevamenti meteo delle Grandi Pianure e l’influenza dei primi sugli altri:

Nelle nubi miste che contengono sia acqua liquida che ghiaccio e dalla base bassa e calda, l’espansione verso l’alto e la densità aumentano insieme alla concentrazione  degli aerosol misurati vicino al suolo. Attribuiamo l’effetto, maggiore in estate, a un rafforzamento dei venti ascendenti.

Fin qui niente sorpresa, ma

Invece nelle nubi prive di ghiaccio o dalla base fredda, non troviamo cambiamenti né in altezza né nelle precipitazioni.

Come Nathalie M., i pechinesi riducono margini di incertezze – alla faccia di Judith Curry et al. secondo i quali non sono finanziate ricerche su aerosol e nuvole –  e suggeriscono un modo per farlo in altre regioni. Il fatto è che anche con nuclei di condensazione a gogo, a lungo termine

la pioggia aumenta insieme alla concentrazione di aerosol nelle nubi profonde ad alto contenuto d’acqua, ma declina in quelle più secche.

Aumenta dove l’evaporazione è maggiore, coste, delta dei grandi fiumi, pianure alluvionali ecc. e s’è già visto il risultato. E nelle zone aride, no.

L’ascesa del nuovo Impero
Strano, vero? Ricercatori cinesi – meno Daniel Rosenfeld – a Pechino dove la concentrazione di aerosol è delirante, usano dati statunitensi e producono un modello di previsione per le Grandi Pianure, i cui governanti bigoilisti vogliono tagliare i fondi alle ricerche sul clima e alle previsioni meteo. Tanto basta pregare, come s’è visto.

A proposito…

Per D. Passerini, il Profeta e seguaci di Obama su Marte
L’attività solare cala dal 1990 e i ghiacci artici e antartici sono al minimo dal 1979. Come mai visto che secondo voi il global cooling è iniziato nel 1998?