Genetica alternativa a metà

Continua la gara a chi crea per primo una forma di vita artificiale.
Su Science, Vitor Pinheiro e il gruppo di PhiliRicette per XNApp Holliger all’università di Cambridge pubblicano le ricette di sei xeno-acidi nucleici – per gli amici ANA, FANA, LNA, TNA, CeNA e HNA – contenenti le informazioni necessarie a replicarsi, piegarsi in forme diverse ecc. quasi come gli acidi ribo- e desossi-ribonucleici, per gli amici RNA e DNA.

(Rendere a Cesare
Il codice genetico non è tutto. Preciso che la creatura che ha ispirato le nuove polimerasi  è il Thermococcus gorgonarius, un archeoprocariota neo-zelandese termofilissimo che vive nei fumaioli sottomarini attorno alla Baia dell’Abbondanza. Famoso per la resistenza delle sue polimerasi alla cottura fino a circa 90° C, viene sfruttato senza pietà da multinazionali dell’ingegneria genetica…)
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Fin qui, gli acidi di sintesi – fatti al RIKEN di Tokyo e allo Scripps di San Diego per esempio – inceppavano il meccanismo delle polimerasi e non c’era verso di trascrivere gli XNA in DNA e vice versa. Questa volta,  è andata bene grazie alle polimerasi copiate su quelle del Termococco.
(Come pentola, si usa la macchinetta della PCR.)

Ci sono un paio di XNA (LNA e CeNA) che danno una trascrizione in DNA fedele al 95 e al 99,6%. Il vantaggio delle piccole infedeltà è di fornire variazioni-bersaglio per la selezione naturale e l’evoluzione. La trascrizione da XNA a XNA è un altro paio di maniche, i più efficienti (CeNA e FANA) non arrivano alla caviglia del DNA.

Morale:  è un tour de force e chissà che non ci siano extraterresti evoluti come noi, ma con un codice genetico base di FANA, CeNA ecc.  Sul nostro pianeta al momento non ci sono sostituti del DNA e per costringere un’ Escherichia coli a produrre proteine diverse dalle sue, con l’RNA si fa prima. D’altronde se l’RNA e il DNA funzionano da quasi 4 miliardi di anni, un motivo ci sarà…

Il Terzo Polo
Sempre su Science, dodici glaciologi terrestri anticipano il V rapporto Ipcc con una rassegna sui ghiacciai himalayani. Sono circa 46 mila, la maggior concentrazione all’infuori dei circoli polari parte dei quali nel Tibet dove il governo cinese stenta ad ammettere ricercatori stranieri.

In media si sciolgono come nel resto nel mondo, salvo certi ghiacciai meridionali del Karakorum alle frontiere tra Cina, India e Pakistan e qualche nord-occidentale che un po’ cresce e un po’ si restringe. Refrain, servono più dati e ricerche sul campo:

Le incertezze sono attribuibili soprattutto a informazioni carenti (per esempio sull’area e la massa totale), alla mancanza di misure sia delle forzanti climatiche che dei ghiacciai di per sé (budget di massa e cambiamenti della lunghezza) e all’uso inappropriato di dati incerti (i nomi! i nomi!), per es. di immagini che mostrano ampie nevicate stagionali o delle mappe che se ne traggono.
Sono problemi aggravati dalla non pubblicazione dei dati esistenti.

Quelli raccolti a terra e con satelliti militari da India, Cina, Pakistan, Russia, USA e altri paesi della NATO, per prepararsi alla prossima guerra?