Dio, gli angeli, il demonio

Il pensiero analitico promuove la miscredenza religiosa“, che segnalavo venerdì, fa parecchio discutere.

Gli psicologi Will Gervais e Ara Norenzayan hanno fatto cinque esperimenti con studenti – salvo nel quarto – reclutati sul campus di Vancouver, divisi in poco, mediamente e molto credenti.
L’ipotesi teorica da verificare era questa:

il cervello ricorre a un procedimento duale per elaborare le informazioni, il Sistema 1 dall’euristica semplice, intuitiva, il Sistema 2 per l’analisi deliberata… Le credenze religiose hanno le caratteristiche del Sistema 1.

I volontari dovevano dire se erano vere o false frasi su eventi biblici, riordinare le parole di altre frasi per renderle sensate, rispondere a domande trabocchetto. Metà ricevevano “suggerimenti”. Per esempio se nelle frasi da rendere sensate c’era “riflettere” o “ponderare”, erano più bravi del gruppo di controllo che si ritrovava “chiodo” e “marrone”. Dopo aver visto un’immagine suggestiva come il Pensatore, risultavano credere in Dio al 41% , mentre quelli del gruppo di controllo che avevano visto il Discobolo ci credeva al 61%. Se valutavano le credenze dei partecipanti scritte in corsivo, si ritenevano meno credenti che se le leggevano in tondo (per dettagli e calcoli rif. Materiali supplementari).

Un po’ si sapeva: nei paesi con il punteggio più alto nei test PISA la gente dice di essere poco o non credente. Per formazione scolastica, scarta le spiegazioni quali interventi di angeli o del demonio, a favore di quelle ragionate.
Lo studio, precisano i due autori, non dice se la religione – giudeo-cristiana in questo caso – è un bene o un male, solo che con poche modifiche al contorno è possibile superarne l’interferenza con il pensiero analitico.

Il pensiero religioso fornisce un’euristica semplice, forse, ma intuitiva?

Su Cognition di giugno, esce Lo stile cognitivo analitico consente di prevedere la credenza religiosa e nel paranormale. Gordon Pennycook et al. dell’università di Waterloo (sembra quasi una specialità canadese, ma è solo una coincidenza temporale!) hanno fatto l’ipotesi inversa, con una suddivisione più fine dei volontari. Dopo un primo test di credulità e uno cognitivo non analitico, i volontari hanno risposto a due serie di domande trabocchetto – con una riposta intuitiva sbagliata e una corretta, analitica.

In un questionario a posteriori, veniva chiesto ai volontari di descrivere le proprie credenze religiose e/o nel paranormale. Anche queste ultime erano correlate con un maggior numero di risposte sbagliate, una volta controllato fattori come  età, educazione, QI ecc.
Per Poppycock et al. però,

è poco probabile che credenze in angeli, demoni, magia nera o lettura del pensiero siano rafforzate dal pensiero analitico, perché sono contro-intuitive,  cioè violazioni del punto di vista naturalistico…

Nessun giudizio positivo o negativo sulla religione:

Non è che le persone più analitiche scartino ogni forma di credenza in Dio, anche se molte lo facevano, ma possono a volte adottare credenze in Dio meno convenzionali e più astratte.

Né sull’intelligenza:

i nostri dati coincidono con l’idea che due persone che condividono una stessa abilità cognitiva, educazione, ideologia, sesso, età e livello di impegno religioso posso acquisire insiemi di credenze molto diverse sul mondo se è diversa la loro propensione a pensare analiticamente.

Da qui a dedurne che gli scienziati sono prevalentemente atei o agnostici…
Negli Stati Uniti è uscito il Millenium Values Survey. Degli studenti fra i 18 e i 24 anni, il 25% dice non essere affiliato ad alcuna religione, rispetto a 11% dei ragazzini e al 19% della popolazione.