Pussa via, sentenziò la Corte

BigOil & Coal & Chemistry, l’Alleanza per la scienza del cambiamento climatico “naturale” consistenti in due tizi di cui uno condannato per aver truffato milioni di dollari privati e pubblici per produrre “carburante alternativo” – no, si chiama Bill Orr – governatori eletti con i soldi di BigOil ecc. vogliono ancora impedire l’applicazione del Clean Air Act da parte dell’EPA e i conseguenti limiti ai gas serra come da sentenza della Corte Suprema nel 2007.

Sotto il nuovo nome di Coalizione per una Regolamentazione Responsabile, BigOil ecc. ha lamentato che dalle mail rubate alla CRU era emerso che gli scienziati avevano falsificato i dati, in particolare della mazza da hockey. In più c’erano errori nel IV rapporto IPCC, sulla superficie dei Paesi Bassi sotto il livello del mare e sui tempi di scioglimento per i ghiacciai himalayani.

L’EPA s’era fidata di gente disonesta e di sintesi errate, per cui non poteva regolamentare le emissioni delle auto (come chiesto dai produttori di auto, Marchionne compreso).

The United States Court of Appeal for the District of Columbia Circuit – due giudici repubblicani e uno democratico tutti e tre pro- business  – sentenziava ieri:

Gli stati e le industrie appellanti asseriscono che l’EPA ha delegato impropriamente ad IPCC, USGCRP e NRC le valutazioni della scienza del cambiamento climatico (…). L’argomento è poco più di un trucco semantico. L’EPA non ha delegato né implicitamente né in altro modo alcuna decisione ad alcuno di detti enti. L’EPA ha fatto semplicemente ciò che essa ed altri decisori devono fare per dare un giudizio basato sulla scienza: ha cercato e passato in rassegna l’evidenza scientifica esistente per determinare se un certo risultato era valido.
Non fa differenza se molta di questa evidenza consisteva in sintesi di singoli studi e ricerche. Anche singoli studi e ricerche riassumono spesso il precedente lavoro in un campo e da quello procedono. La scienza funziona così. L’EPA non è obbligata a ridimostrare l’esistenza dell’atomo ogni volta che si occupa di una questione scientifica.

Link miei, altre carote succulenti dal lagomorfo.

Accelerazione
Bloomberg fa presente che il prezzo del mais è aumentato del 17% durante questo mese, i futures del 28% e tanto per incoraggiare la speculazione

se la siccità persiste Morgan Stanley prevede un altro aumento di 7 dollari a bushel (circa 35 litri, in USA) fra due mesi. La ripresa dei prezzi sta gonfiando i costi globali del cibo che, secondo le Nazioni Unite, erano diminuiti a febbraio del 14%.

Adesso il Dip. dell’agricoltura stima che il 56% del raccolto sarà buono/ottimo, rispetto al 77% stimato il 18 maggio:

La produzione degli Stati Uniti, primo esportatore del mondo, sta declinando al tasso più rapido dal 1996, mentre l’ondata di calore nel Midwest danneggia per il terzo anno consecutivo il più grande raccolto del mondo.

Quest’anno la siccità colpisce i tre quarti del paese, l’anno scorso era limitata al sud est.

Disintegrità
Da Forbes blogga tuttora sul clima James Taylor, malgrado il crash del suo ente caritativo Heartland. Non gli va giù che il periodo maggio 2001- aprile 2011 sia stato il più caldo mai registrato negli USA. Così scopiazza su “Steven Goddard” per delirare un’altra volta sulla NOAA che trucca le temperature – come se fosse l’unica a registrarle – le isole di calore urbane e altre bufale smentite addirittura dal povero Watts.

Deep Climate scrive “se Forbes avesse un minimo di integrità…” ecc. Ma non ha fatto fortuna sulla propria credibilità – diversamente da Bloomberg.

Going going :
.time series