Imprese benintenzionate

Le grandi campagne per la prevenzione, diagnosi ed eventuale cura delle malattie sessualmente trasmissibili sono centralizzate e alla periferia non arrivano, scrivono Joseph Tucker di Harvard et al. su PLoS Medicine. Inoltre

le Ong locali non hanno ancora sviluppato appieno il potenziale di fornire servizi. Così una parte sostanziale della popolazione più a rischio nelle regioni ad alto tasso di malattie sessuali restano escluse dalle cure e dalle diagnosi, non coinvolte.

Detto questo,

due Ong thailandesi, Population and Community Development Association e mothers2mothers hanno usato efficacemente la micro-impresa per promuovere la salute sessuale.

A Haiti, negli slums di Nairobi e a Baltimora inoltre, le micro-imprese mirate alle lavoratrici sessuali hanno ottenuto una riduzione del numero di clienti, un aumento dell’uso del preservativo e dei posti di “lavoro non sessuale”. Tucker et al. ne derivano un modello per iniziative simili con “elementi chiave” un po’ ovvi e vaghi
– stabilire reti locali multisettoriali
– usare principi e organizzazioni imprenditoriali per promuovere l’innovazione
– accrescere l’impatto sanitario attraverso un maggior accesso alle nuove tecnologie (intendono i nuovi kit diagnostici)
– migliorare il coinvolgimento delle popolazioni più a rischio e l’accountability nella fornitura di servizi
– concentrarsi sulla salute sessuale olistica e non su singole infezioni
– valutare e accertare che l’apprendimento migliori la fornitura di servizi
Le buone pratiche standard, insomma. Magari da usare come check-list se si vogliono sfruttare i meccanismi “del mercato” proprio mentre si dimostrano fallimentari. Gli autori non si fanno illusioni:

Non c’è alcuna pallottola magica per affrontare le crisi della salute sessuale, ma i sistemi per la consegna dei servizi stanno chiaramente cambiando mentre continua la crisi economica globale. I contributi dei donatori ai sistemi sanitari sessuali dei paesi a basso reddito stanno riducendosi e nei paesi ad alto reddito succede la stessa cosa al budget per la sanità sessuale. I finanziamenti internazionali per i programmi HIV sono calati da US$ 8,7 miliardi all’anno a 7,6 (nel 2011, ndr) e il Fondo globale per la lotta ad AIDS, tubercolosi e malaria ha annunciato che fino al 2014 non ci saranno nuovi programmi.

Il consiglio come sempre è di far girare, ma sono perplessa. Sono anni che alcune Ong cercano al contempo di dividersi il lavoro e di unire gli sforzi. Faticoso per tanti motivi e con risultati minimi dove non ci sono fondi pubblici destinati in maniera costante alla costruzione – non solo di ambulatori fissi e mobili, ma anche di leggi, personale ecc. – di un servizio sanitario nazionale.
Se proprio si vuole aiutare il micro-credito e le micro-imprese a “raggiungere il loro potenziale” nella legalità, in questo caso il primo “elemento chiave” è depenalizzare la droga e la prostituzione. Almeno mi sembra.
Rif. anche
La conferenza mondiale sull’AIDS iniziata l’altro ieri e questo da “World Bank debates paying for AIDS“:

alcuni considerano la spesa contro –  l’Aids US$7,6 miliardi l’anno scorso – date le altre crisi sanitarie nel mondo in via di sviluppo. Nei paesi a basso reddito, per esempio, nel 2011 l’HIV/AIDS ha ucciso 72.000 persone e le diarree, causate in parte dall’acqua infetta, 76.000. Eppure più di metà dell’assistenza bilaterale sanitaria degli USA è andata alla lotta contro il virus, rispetto a circa un ottavo per migliorare la qualità dell’acqua e per i bagni e le fognature (sanitation).

E rispetto a una spesa mondiale per gli armamenti di 1.750 miliardi di dollari.

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Grazie CIA bis
Per identificare Bin Laden, la CIA aveva arruolato medici pakistani in una falsa campagna di vaccinazione (con vaccini veri). Shakil Afridi è stato arrestato e condannato a 33 anni di prigione forse per altri motivi. Il 20 luglio un medico della campagna vera è stato assassinato, quello ferito tre giorni prima dovrebbe salvarsi.

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Addio, sweet Sally Ride

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