En attendant l'Expo

Mettiamo che il tema sia davvero sconfiggere la fame nel mondo, perché non chiedere a chi ha cercato, e qualche volta  trovato, soluzioni senza inquinare l’ambiente, depauperare i suoli o accelerare l’evoluzione di patogeni, di venire qui a illustrare i risultati, compresi ostacoli, fallimenti, conoscenze che servirebbero ecc.?
E’ gente che costa soltanto il viaggio, siamo in tanti a poterla ospitare. Siamo anche in tante Ong, magari ce la faremo a scavalcare la burocrazia, gli interessi di parte, gli intrallazzi del cemento.

Ci ripensavo perché nella mailing list di Salvatore C.  è spuntato fuori Norman Uphoff che dirige il Centro internaz. per cibo, agricoltura e sviluppo di Cornell, fautore-predicatore della tecnica detta SRI (System of Rice Intensification) che incrementa la resa del riso. Messa a punto mezzo secolo fa nel Madagascar da un gesuita francese, è stata sviluppata e testata da prof e studenti di Cornell in collaborazione con l’università di Tananarivo nei primi anni Novanta.

Da allora si è sparsa a macchia di leopardo per il terzo mondo, con esiti alterni e tante resistenze. Richiede molto lavoro:  le pianticelle vanno infilate a mano una per volta nel loro buco, con delicatezza per non rovinarne le radici. La risaia non viene allagata, bisogna innaffiarla e strappare le erbacce con una specie di bastone che finisce con una rotella (altri dettagli qui sulla riduzione del metano emesso, sul risparmio idrico, sul concime, compost di solito ecc.).

D’altronde la tecnica è stata concepita per aiutare non Big Agro, ma contadini con tanti figli e troppo poveri per comprare fertilizzanti, pesticidi, sementi – men che meno sementi Ogm. Se ne ridiscute fra agronomi internazionali perché tra i vari stati dell’India nei quali la tecnica si è diffusa, c’è il Bihar miserrimo. I contadini l’hanno adottata non solo nella zona di Patna, da dove proviene il riso omonimo, ma proprio nel distretto di Nalanda e della più antica università del mondo – che forse sta per rinascere.

Per queste coincidenze storiche e per il fatto che l’India ha superato la Thailandia come primo esportatore mondiale di riso, da un anno i media indiani parlano dello SRI, e in particolare della resa più alta del mondo ottenuta nel 2011 a Darveshpura: 224 quintali/ettaro se Sumant Kumar possedesse un ettaro. Per un confronto, gli stati  più produttivi sono quelli meridionali, come il Tamil Nadu, e raggiungono 50-60 quintali/ettaro al massimo.

L’Observer, per es., mi sembra riassumere bene la diffidenza dei ricercatori (non sempre disinteressati) e l’orgoglio dei contadini che la tecnica ha suscitato un po’ dappertutto. Non consente né meccanizzazione né “economie di scala”, è “back breaking” davvero, soprattutto all’inizio quando bisogna imparare i gesti giusti. Ma per chi ha solo la propria forza lavoro, è quella più efficiente che ho visto in giro.

Norman ce l’ha fatta perché il suo Centro è stato finanziato da un ex-studente di Cornell, un figlio di contadini – dopo aver fatto la II guerra mondiale, ha potuto studiare con la borsa del GI Bill – diventato miliardario con le free-duty shops. Circa trent’anni fa le ha vendute ed è diventato il filantropo più timido del mondo.
(fonte del titolo)

OT: L’Economist, per chi non riesce a dormire senza gli ultimi sondaggi

3 commenti

  1. ma … ma … come mai questo magico SRI è di dominio pubblico, test incrociati, nessun brevetto, nessuno che vende niente, nessuna nuova biologia rivoluzionaria? Sarà che non funziona …

  2. diementicato la faccina finale, prima che qualcuno pensa che sia un commento serio 🙂

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