Animali come noi

Sabato cinque animalisti hanno occupato uno stabulario di Farmacologia, alla Statale di Milano, buttato all’aria un po’ del lavoro di ricercatori e studenti, e dopo trattative per limitare i danni, portato via 200 topi e ratti, e un coniglio. Dovrebbero portar via altri 800 roditori e cercano persone che li adottino. Persone facoltose, spero, quei roditori sono stati selezionati per essere immunodepressi e hanno bisogno di diete e cure particolari. (1)

Domenica alcuni studenti hanno protestato, a rimetterci saranno loro e gli animali. Curiosamente, gli animalisti sembrano credere che si ammalino solo gli animali umani e gli altri mai, per cui a loro non servirebbe alcuna ricerca.  Lo crede anche Equivita? Oggi emette un comunicato: 

L’episodio dei cinque attivisti animalisti che sabato scorso (giornata dell’Animale da Laboratorio) hanno occupato la facoltà di Farmacologia all’Università statale di Milano, per poi liberare un certo numero di animali (cavie e conigli) dal laboratorio, ha provocato una dimostrazione, il giorno successivo, di una ventina di studenti e ricercatori. Questi hanno esibito lo slogan “L’informazione sarà la nostra forza, la vostra ignoranza non vincerà”.
Come spesso avviene, le accuse mosse dai ricercatori (ovvero da quelli che ritengono di dovere ancora e sperimentare sugli animali) calzano perfettamente a loro stessi.
Il movimento degli scienziati antivivisezionisti da molti anni si batte per dimostrare che la sperimentazione animale è un metodo fallace, che rappresenta un rischio per la salute umana … e un ostacolo per il progresso delle scienze biomediche.

La vivisezione non si pratica più. Da decenni invece, il movimento degli scienziati per limitare la sperimentazione clinica  sugli animali si batte per le 3 R. Agli animalisti parrà strano, ma gli scienziati di solito si rendono conto che gli esseri umani in salute o meno non si possono tenere in uno stabulario e che, per quanto imperfetti, i modelli animali sono ancora necessari al progresso di modelli alternativi.

Il comitato scientifico Equivita si lamenta perché questi scienziati

Accolgono con un silenzio assordante i nostri rendiconti sui progressi scientifici e trascurano totalmente la necessità che ad essi vengano adeguate le leggi europee.

Se i rendiconti fanno lo stesso cherry-picking del loro comunicato, il silenzio è giustificato. Postulare che gli scienziati non siano al corrente dei progressi scientifici fa un po’ ridere. Li hanno prodotti loro. Inoltre tutti i laboratori cercano di risparmiare sul costo degli animali e sul tempo necessario alle pratiche burocratiche che li accompagna dall’acquisto al post-mortem.

La situazione non è affatto ideale, la strage di ratti e topi non accenna a rallentare. Però sminuire gli sforzi del movimento per i 3R e occupare uno stabulario senza conoscerne gli animali significa dare ragione ai direttori amministrativi che vogliono imporre l’outsourcing.

Meglio se nei paesi dell’Est che non rispettano le regole.

In Italia si fa poca ricerca su e con gli animali, credo soprattutto per mancanza di fondi e di personale. Cmq  nei lab che conosco studenti e ricercatori accudiscono le proprie cavie come dei pazienti, non come bestie usa e getta – diversamente di quanto fanno tanti padroni di “animali da compagnia”.

(1) Avevo adottato David Bowie, un Wistar platinato, selezionato per esperimenti di apprendimento e memoria, quando era diventato troppo vecchio (26 mesi) per andare in scena nel labirinto della “Scuola dei Topi”,  al Grand Palais. I croccantini per migliorare la diuresi e le visite settimanali dal veterinario erano a carico del Museo.

L’investitore lo sponsor Il cliente Aspettando il Third Party Report
Scoperta la fonte delle “voci svedesi“. Nel piano di R&S 2013, del 31 agosto 2012, l’Elforsks AB – che coordina ricerca e sviluppo per un consorzio svedese di produttori e distributori di elettricità, da qualsiasi fonte, e apparecchiature collegate – aveva incluso una spesa di 23,188 euro (200.000 krona) per l’E-cat.

Via Google Translate:

L’inventore dell’energy catalyzer, “E-Cat”, è l’ingegner Andrea Rossi. La novità dell’invenzione sta nella produzione di calore utilizzabile, con un processo non ancora spiegato, in varie dimostrazioni con unità da 10 kW. Il calore prodotto è più volte quello raggiunto con reazioni di combustione convenzionali. Le componenti note sono polvere di nickel e idrogeno. Scopi del progetto:
• Sostenere indagini scientifiche che analizzino il catalizzatore dell’E-cat…
• Sostenere sforzi per determinare il processo che può causare il calore, l’influenza della variazione di vari parametri e l’analisi di possibili rischi ed effetti avversi
• Analizzare l’importanza del processo (se funziona)  per la futura produzione di elettricità e calore.
Attività:
Misure di potenza termica/calore e se i risultati sono “degni di nota”, iniziare i test del processo sottostante. In base ai risultati e se ci sono motivi per proseguire, esplorare con vari esperti concetti futuri per la produzione di elettricità e calore…

Se avesse “funzionato”, il consorzio poteva cavarsela con 230 mila euro su tre anni. Il 9 settembre, era uscito il comunicato stampa:

Hydro Fusion witnessed a new independent test of the high temperature ECAT prototype reactor on September 6th in Bologna… early indications are that the results of the July 16th/August 7th reports could not be reproduced. Hydro Fusion cannot at this stage support any claims made, written or other, about the amount of excess heat generated by the new high temperature ECAT prototype.

Il consorzio ha pensato che non era un risultato “degno di nota”? Il 23 aprile 2013, l'”ing.” Rossi scrive

We do not have contacts with this Laboratory and consequently I have not information about their work, nor I am making any work with them.

(Non è un Laboratorio.)

4 commenti

  1. Si usa dire “fare la pipì fuori dal vasino” per indicare un comportamento magari non sbagliato in sè (fare la pipì) ma certamente mal fatto (fuori dal vasino).
    Oltre alle osservazioni fatte nel post, mi ha colpito l’idea, sembra non messa in pratica, di togliere dalle gabiette i cartellini che identificano gli animali (e ovviamente la loro storia). Mi sembra un’idea alquanto bislacca (la pipì fuori dal vasino) che di certo non porta alcun bene agli animali, anzi. Sarebbe un po’ come aprire una gabbia in Darfur e scoprire troppo tardi che era una renna e non un cammello.

  2. beh, mi hanno sempre incuriosito quelli che combinano disastri con le migliori intenzioni. Nella categorizzazione di Carlo Maria Cipolla rientrerebbero fra gli stupidi che, sempre secondo lui, ti sorprendono e fregano sempre per la loro assoluta imprevedibilità.

  3. Avevo creduto che non avessero messo in pratica la loro stupida idea. Mi correggo, l’hanno fatto. Un danno di immagine anche per tutte le altre organizzazioni per la protezione degli animali.

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