Piccolo, smart e sicuro?

Guardavo gli aggiornamenti ufficiali di dicembre per Fukushima-Daiichi, gli argini hanno continuato a perdere acqua, i livelli di radioattività in mare non sono scesi, la TEPCO ha preso nuovi impegni. Business as usual.

Mi sono venute in mente le posizioni (contestate) di Jim Hansen che ritiene il ritorno al nucleare indispensabile per ridurre le emissioni di gas serra. Nel suo libro parla dei reattori di IV generazione che riciclerebbero uranio e plutonio da armamenti nucleari dismessi  e li “brucerebbero” quasi senza scorie.

La IV generazione non esiste, quindi la World Nuclear Association rilancia i mini-reattori modulabili, caldeggiati dal prof. Veronesi durante la campagna referendaria quasi fossero stati quelli prenotati dal governo Berlusconi. Non esistono nemmeno loro, ma per una ventina di modelli ci sono piani dettagliati, sulla carta, e a dicembre il DoE ha deciso di finanziare lo sviluppo di un “progetto certificato” per i mini-reattori della NuScale e della Gen4 Energy (l’ex Hyperion). Nella speranza di battere sul tempo i russi, che sviluppano una versione più sicura – sarebbe ora –  del loro reattore da sommergibile…

Se ne discute da Climatecrocks, dove un commentatore fa notare che le stime economiche della WNA sono molto più convenienti di quelle della Union of Concerned Scientists-USA.

*

Su Nature Geoscience, ricercatori franco-svizzero-giapponesi spiegano quello che accade nei super-vulcani, pochi per fortuna, ma micidiali in caso di eruzione:

Here we use synchrotron measurements of X-ray absorption to determine the density of silica-rich magmas at pressures and temperatures of up to 3.6?GPa and 1,950?K, respectively. We combine our results with existing measurements of silica-rich magma density at ambient pressures to show that magma buoyancy can generate an overpressure on the roof of a large supervolcano magma chamber that exceeds the critical overpressure of 10–40?MPa required to induce dyke propagation, even when the magma is undersaturated in volatiles.

Il prototipo è quello di Yellowstone, oggetto di una presentazione all’AGU nel dicembre scorso, che ha suscitato interpretazioni allarmiste anche nei media italiani. L’UGS ha precisato:

Although fascinating, the new findings do not imply increased geologic hazards at Yellowstone, and certainly do not increase the chances of a “supereruption” in the near future. Contrary to some media reports, Yellowstone is not “overdue” for a supereruption. Indeed, it is quite possible that such an eruption will never again occur from the Yellowstone region. Scientist agree that smaller eruptions are likely in the future, but the probability of ANY sort of eruption at Yellowstone still remains very low over the next 10 to 100 years.

Monitoraggio qui.

*

The sound of music

Sta diventando di moda? Questa volta niente funk persiano che migliora la resa della peggior cella fotovoltaica, ma Beethoven (Sinfonia n, 5, primo movimento) e Mozart (Sinfonia n. 40, primo mov.) che fanno ballare una nanofibra derivata dall’antracene in un brodo di n-esano, “in armonia” come rivelato dalla spettroscopia. Scrivono Ryosuke Miura e il gruppo di Akihiko Tsuda – un giovane chimico dell’università di Kobe – su ChemPlusChem:

 a supramolecular nanofiber, composed of an anthracene derivative AN, in an n-hexane solution aligned upon exposure to an audible sound wave at frequencies up to 1000?Hz, with quick responses to the sound and silence, and to amplitude and frequency changes of the sound wave. (…)  When classical music was playing, the AN nanofiber aligned itself in harmony with the sound of the music. (…) The sound vibrations of music, which generate acoustic streaming flows in liquid media, allowed shear-induced alignments of the nanofiber.

Fanno ballare anche le nanofibre dei peluzzi che abbiamo in fondo alle orecchie…