Perla assoluta

In mezzo a promesse e annunci aziendali di energia a buon mercato, pulita, infinita che si susseguono da 25 anni, per associazione di idee con un altro 25nario rimandavo E.K. Hornbeck a un articolo sintetico ed entusiasta del Guardian sull’ospedale universitario di Mirebalais.

L’indomani da Camillo, giorjen scriveva:

Secondo me la perla assoluta è l’ospedale solare ad Haiti, te lo sei perso?

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Mi sa che in Italia se lo son perso in molti. Fra Ong umanitarie, agenzie dell’Onu e governi con un budget decente per la cooperazione internazionale è famoso, invece. Da quando è stato inaugurato ufficialmente nell’aprile scorso – è aperto da novembre 2012 – c’è una lista d’attesa per chi vuol visitarlo.

Nei paesi fra i Tropici, senza una rete elettrica, cliniche e ambulatori funzionano spesso a energia solare (1).  Questo però è un ospedale universitario vero, diverso non solo per le dimensioni.

Men anpil, chay pa lou (2)
Insieme prototipo, facoltà di medicina e progetto di ricerca, funziona 24 ore/24 (oltre al generatore diesel-tampone, ci sono banchi di batterie) monitorato in loco e in remoto da enti come il Center for Disease Control di Atlanta e dip. universitari di ingegneria, scienze dei materiali ecc.

E’ stato progettato a Harvard per Partners in Health/Zanmi Lasantè, l’Ong fondata 25 anni fa da Paul Farmer insieme a Jim Yong Kim – che di recente ha cambiato mestiere.

Via via si aggiungevano nuovi donors e nuove tecnologie, andavano rifatti i conti e i blueprints, ma la cosa più lunga è stata la burocrazia. C’è voluto il terremoto del 2010 – e il colera, dopo – perché il governo desse tutte le autorizzazioni alla comunità di Mirebalais, sebbene Zanmi Lasantè avesse già un piccolo ospedale sotto delle tende, sempre diretto da David Walton.

Alla fine, la perla è costata circa 14 milioni di euro per 300 letti – più il reparto di oncologia aperto pochi mesi fa – e 6 sale operatorie attrezzate come quelle del Brigham & Women, del Massachusetts General e del Boston Hospital che fanno da clinica universitaria per la Harvard Medical School.

Per ora l’HUM/LIM (3) batte tutti i record di efficienza economica, clinica ed energetica. Fa un po’ da vetrina per le innovazioni – il bisturi laser solare inventato in un’università israeliana, per esempio – e serve alle aziende donors per verificare durata, resistenza ecc. di strumenti e apparecchiature.

Sono ancora più entusiasta del Guardian, meglio se mi fermo e metto un po’ di link, anche per studenti, dottorandi e post-doc interessati a borse di studio. Quando me ne vengono in mente altri, li aggiungo:

Harvard Humanitarian Initiative (coordinatore del progetto, ci sono anche borse per Partners in Health-Malawi)
Partners in Health (elenco donors in fondo)
Global giving (brevi descrizioni degli impianti e aggiornamenti)
Haiti Libre (in francese, cronaca della costruzione nei link in fondo)
Inhabitat (foto), Home Review (foto)
Cleantechnica ICleantechnica II (come dice il nome. Manca la parte sul riciclo dell’acqua e sul risparmio energetico)
Engineering com (qualche esempio di risparmio energetico)
Paul Farmer (forse qualche ascoltatore di radio pop ne ricorda interviste degli anni ’90 e questo libro.)
Regan Marsh (responsabile per conto del Brigham & Women H.)

(1) Nel terzo come nel primo mondo, i black-out ci sono anche a New York, gli impianti di scorta sono obbligatori.
(2) Mani in pila, non pesa  =  se siamo in tanti, ce la facciamo.
(3) Lopital Inivèsitè Mibalè 

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