Calma


Immagino che i media parlino tutti della ricetta di Jef Boeke et al. del Synthetic Yeast Genome Project, per costruire un cromosoma lungo 273 mila coppie di basi e destinato a un lievito di birra, pubblicata oggi su Science.

La cosa più affascinante, trovo, è la gigantesca quantità di ricerche e di tecniche recenti e recentissime incorporate nel procedimento. Prima il modello al computer che simula ogni passaggio da fare in vitro: togliere dalla versione originale del cromosoma introni, ripetizioni di segmenti DNA e di interi geni, aggiungerne altri, inserire il tutto in 30 lieviti e aspettare che ciascuno si riproduca per 125 generazioni per vedere se quel cromosoma è instabile e si rovina durante la divisione cellulare oppure se i discendenti stanno tutti bene.

Come dice il nome del progetto, è la prima tappa – la  più difficile – verso un intero genoma sintetico.

Un capolavoro di precisione e di pazienza. Il lievito è un eucariota come tanti organismi che sfruttiamo, ai quali domani sarà possibile aggiungere cromosomi per ottenere le caratteristiche che ci interessano. E visto che siamo eucarioti anche noi, è inevitabile che un giorno qualcuno provi non solo a sostituirci i cromosomi difettosi, ma a “migliorare” gli originali.

Con ancora più pazienza, spero, perché i lieviti di Jeff Boeke vivono e si riproducono in un ambiente standardizzato. (Commento di Elizabeth Pennisi, che ha anche parlato con la manovalanza studentesca; di Ewen Callaway su Nature; illustrazione in grande.)

In natura invece l’ambiente continua a variare e a influenzare l’espressione dei vari geni, lo dimostrano l’inserto sul cancro al seno che esce nello stesso numero e un paper sui metaboliti del colesterolo che possono sia inibire che favorire il tumore – quasi un ammonimento.

O’s digest
Ann Gibbons riflette anche lei sui Neanderthal e l’eredità genetica che ci hanno lasciato;
– Christina Larson riassume i piani del governo cinese per ridurre l’inquinamento dei suoli
David Malakoff chiede a W. Scott Pegau il bilancio di 25 anni passati a ripulire l’ambiente dopo il disastro della Exxon Valdez. Il bilancio è positivo, grazie a oltre 1 miliardo di dollari contando il volontariato, eppure alcune specie non sono tornate, in particolare le aringhe e non si sa perché.
– Investire nell’educazione, le cure sanitarie e l’alimentazione di 122 bambini “svantaggiati” in età prescolastica ne migliora la salute da adulti, scrivono Frances Campbell et al., ma qualcuno ne dubitava? Utile per le Ong comunque.
Guy Abel e Nikola Sander quantificano i flussi migratori in 196 paesi tra il 1990 e il 2010, a intervalli di 5 anni, e trovano che i migranti restano lo 0,6% della popolazione mondiale. Anche questo per Ong.

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L’economista Richard Tol vs. i climatologi: le sue disavventure continuano. Il politologo Roger Pielke Jr: idem, per di più i suoi abusi della statistica hanno spinto il frequentista Tamino a dichiararsi pubblicamente bayesiano…