Plan Bee


Il gioco di parole su piano B e “bee” come ape dovrebbe avervi già messo una pulce nell’orecchio. Il 19 settembre scorso, a Firenze, una tromba d’aria seguita da mega-grandinata ha investito il Giardino delle semplici che Cosimo I de Medici aveva fatto realizzare nel 1545, un disastro. I lavori per riparare gli edifici e la messa in sicurezza degli alberi che si son salvati dovrebbero finire entro marzo, insieme ai soldi. Non ce ne sono per ricostituire la collezione di piante.

Così il Museo di storia naturale ha lanciato un crowdfunding. Servono circa 20 mila euro, donazione minima 10 euro, se di più con “benefits” crescenti, potete fare girare? Magari twittando l’appello al presidente del consiglio che ci mette un obolo personale a nome dei suoi concittadini?

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Continua il dibattito sull’origine della seconda epidemia di peste nera, quella arrivata nei porti del Mediterraneo nel 1347, che avrebbe infestato di Yersinia pestis i ratti locali e causato epidemie sporadiche fino all’800.

Sui PNAS, Boris Schmidt et al. coordinati da Nils Stenseth dell’univ. di Oslo, dicono che non è andata così. Hanno analizzato

 7,711 georeferenced historical plague outbreaks and 15 annually resolved tree-ring records from Europe and Asia. We provide evidence for repeated climate-driven reintroductions of the bacterium into European harbors from reservoirs in Asia, with a delay of 15 ± 1 y.

Non trovano un legame con il tempo che faceva in Europa, ma tra estati calde e moderatamente umide in Asia centrale quando c’è un boom demografico dei gerbilli e delle loro pulci portatrici della Y. pestis. Le epidemie arrivavano in Occidente a ondate, con il gran traffico commerciale sulla Via della seta.

Da un decennio, è l’ipotesi di Stenseth – fatta propria da Nicola Scafetta – e per ora poggia su correlazioni e stime sulla frequenza delle carovane, da confermare. Le “variazioni climatiche” c’entravano anche allora, però 15 anni ± 1 per venire dal Kazhakstan e dintorni mi sembrano un po’ tanti.

On topic anche se di striscio

– indagato per molestie sessuali, da oggi Rajendra Pachauri s’è dimesso da presidente dell’IPCC. Spero che i governi imparino e nominino uno scienziato in base al merito, e non in base al paese cui spetta un ente internazionale. Meglio ancora se scienziata.

Gavin Schmidt interviene sul “caso Willie Soon”, con una post peer-review di “It’s the Sun, stupid” e di un paio di paper basati su correlazioni ingannevoli, un’usanza non solo di Soon che tamino chiama “horseshit power”; Greg Laden pubblica la dichiarazione dello Smithsonian, che prende le distanze da Soon; al delizioso lagomorfo  vien da ridere; ad altri pure, ma con maggior decoro; per Anthony BigOil Watts, invece, chi critica Soon è un “terrorista“.

Vale il principio che conta la qualità del lavoro, chiunque lo paghi. Soon e lo Smithsonian hanno venduto merce scadente a Big Oil & Coal al quale è dovere di tutti segnalarlo prima che si faccia imbrogliare di nuovo, poverino.

L’oca terrorista

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Riservato a soci e socie del Drosophila melanogaster‘s Genetics & Neuroscience FC

Il com. stampa che accompagna il paper di Maya Opendak e Elizabeth Smith sulla generazione di nuovi neuroni nel cervello di ratti adulti, estrapola molto liberamente. La scoperta delle staminali cerebrali risale a quasi vent’anni fa e si sa che non stanno lì per bellezza. Né è molto nuova l’ipotesi che nell’ippocampo – importante per la memoria – la neurogenesi sarebbe un adattamento a stimoli ambientali, per cui si attiverebbe quando sono appaganti, non quando sono sgradevoli.

Questa ricerca sui segnali dopaminici che formano la memoria a lungo termine del cibo “di qualità” nel cervello della moscerina della frutta, come nell’ippocampo di Proust con la madeleine, mi pare molto più seria.

La presidente