Science's best friends

La credibilità dell’editoria scientifica è minata dai predoni dell’open access; gli editori onesti faticano a escludere gli spenna-polli; spennano polli anche gli scienziati che per gonfiarsi il cv accettano di figurare quali direttori e membri del comitato editoriale delle riviste-truffa ecc. ecc.

Che fare?

L’open access Diamond, che si è aggiunto di recente al Gold e al Green, si basa sull’esistenza di arXiv, HAL e domani altri depositi di preprint, e su piattaforme come Episciences  o Scholastica che ospitano riviste gratuitamente o per un pugno di dollari ad articolo.

Funziona così. Una rivista chiede a ricercatori/autori competenti di suggerire articoli già depositati. Se superano la peer-review, la rivista li linka o li ripubblica sul proprio sito, con un riassunto di interesse un po’ più generale dell’abstract e un commento. Le Diamond sono una manciata, tutte in matematica, per ora hanno poca visibilità, ma forse stanno per acquistarla.

L’altro ieri Tim Gowers – medaglia Field ecc. che aveva lanciato Boycott Elsevier – ha annunciato di aver fondato Discrete Analysis, con un comitato editoriale formato da Terry Tao, Julia Wolf e altra crème della combinatoria e “famiglia”. In the Dark annuncia iniziative simili a breve in astrofisica e cosmologia.

Il loro successo dovrebbe interessare ricercatori e Ong che militano contro l’oligopolio, il suo 37-50% di profitti/anno e i truffatori, no?

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Che ridere, segue

Anthony Watts e altri crackpots cari agli alt.uff. delle FF.AA. Guidi e Giuliacci si sono finalmente fatti una “charity”/rivista “scientifica” e l’hanno chiamata OAS, stessa sigla di una rivista dell’editore spenna-polli dal quale Fucilla & Co s’erano comprati una crackpottery a cura dell’attuale vice-presidente dell’IUSR Christian Corda. Più furbi, Watts & Co. si fanno pure un motore di ricerca che fornirà solo link ai loro siti.

Da chiamare Klimat Krakpot Kvetch magari?

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In open access Gold su Science Advances, Ricarda Winkelmann del PIK, Ken Caldeira et al. calcolano che consumando le riserve attualmente note di idrocarburi, si emettono circa 10.000 gigaton. di carbonio. Fatto ciò, dal modello Parallel Ice Sheet + GENIE vien fuori che

Consistent with recent observations and simulations, the West Antarctic Ice Sheet becomes unstable with 600 to 800 GtC of additional carbon emissions

E’ solo l’inizio. A cascata, nel giro di un millennio slitta e si scioglie l’intera calotta antartica (anche il bacino di Wilkes a est sta perdendo massa di corsa, dicono, paper recenti in bibliografia) alzando il livello del mare di circa 57 metri. La cosa interessante è che usano dati e modelli diversi e ottengono gli stessi risultati di Hansen et al. che partono invece dai dati paleoclimatici.

Michael Tobis et al. discutono dei problemi con i modelli di sensibilità del clima a un raddoppio della concentrazione atmosferica di CO2 equiv. e ATTP riassume la rilevanza delle mazze da hockey pubblicate dopo Mann 1988:

those who like (or think) that climate sensitivity is low, often seem to use these reconstructions the wrong way around. For example, they argue that there was a Medieval Warm Period and that – hence – our current warming isn’t unusual. Well, the current position is that the Medieval Warm Period was not global in extent and probably not as warm as it is today. However, even if it was, it would be more indicative of a high sensitivity to small changes in forcing, than evidence against AGW…