Le Oche nelle galassie ellittiche

Cari orecchietti di radiopop,

Sono le più abbondanti dell’universo, le più varie per dimensioni e a volte bellissime (come questa che sembrava a spirale). La teoria dice che son cresciute divorando le compagne più piccine. O almeno lo diceva fino a quando alcuni astrofisici meno propensi a trattarle da Contesse Ugoline hanno suggerito che fossero cresciute in fulgore partorendo stelle a tutto spiano. Restava da dimostrare.

Claudia Mancuso, dottoranda alla SISSA, lo ha appena fatto in un paper sull’Astrophysical Journal – con alcuni colleghi. Hanno raccolto i censimenti delle galassie del circondario, fatti con telescopi spaziali e non, e tappato i buchi nei censimenti di quelle lontane basandosi su una propria teoria dell’andamento demografico interno: le stelle si formano da addensamenti di polveri molto prima che la galassia madre ne catturi una vicina.

Succede solo alle galassie ellittiche? Come si verificano le date di nascita delle stelle in una galassia lontana? Serve un telescopio spaziale come il James Webb? E il Gruppo Locale sta in Laniakea?

E altre domande se riusciamo a stiparle entro le 13.15, quando Claudia ci abbandona per un impegno più importante. 

Karaoche (pare che sia gettonata anche per i matrimoni)

In coda
– l’aggiornamento sulla diffusione AIDS, dell’Unaids
– su Nature di ieri, due articoli emozionanti. I genetisti hanno finalmente trovato il gene mutato della Biston betularia che, nell’Inghilterra di metà Ottocento, l’ha trasformata da falena bianca a pois grigi, ben mimetizzata sulla corteccia delle betulle, in Biston betularia carbonaria (fonte della foto), color fumo di Londra o rivoluzione industriale alimentata a carbone. Il gene si chiama cortex ed è stato identificato appena in tempo: grazie alle leggi contro l’inquinamento la carbonaria sta per scomparire.
– recensione lampo di un libro in tema, Una bellissima domanda di Frank Wilczeck, il fisico teorico che ha ricevuto il premio Nobel per i lavori sull’interazione forte ed è famoso per aver interpretato Atom nell’opera lirica “Atom and Eve“, scritta per il premio IgNobel.

Dalle 12.50 alle 13.27 anche in streaming, podcast dopo, per dirci se abbiamo sbagliato qualcosa FaceBook e mail oche at radiopopolare.it

post-scriptum: il poemetto di Raymond Queneau che citavo a proposito delle ricerche di Claudia Mancuso è Piccola cosmogonia portatile (Einaudi) eroicamente tradotto da Sergio Solmi e curato da Italo Calvino.

E la seconda puntata delle scatolette Quantum è su Oggi Scienza.