Grande barriera corallina: resta quella all'uncinetto

Avevo parlato del progetto di Margaret Wertheim dell’Institute For Figuring, una collaborazione internazionale di volontari che riproducono all’uncinetto parti della Grande barriera australiana. È in mostra all’università della California-Santa Cruz, con il titolo “Crochet Coral Reef: CO2CA CO2LA OCEAN”. Rischia di diventare un monumento funebre.

Sul blog Nature EcoEvo, Terry Hughes racconta com’è stata fatta la ricerca uscita giovedì:

The Great Barrier Reef is the size of Italy, or 344,000km2, and it is made up of close to 3000 individual reefs. It would take us three days of flying in the chopper, and another five further south in a charter plane to crisscross the entire Reef, flying as low and slowly as we dared…

Under other circumstances our aerial surveys would have been the adventure of a lifetime. But the destruction we witnessed in the northern third of the Great Barrier Reef is an enormous tragedy, one that has affected me and my colleagues deeply, and robbing future generations of one of the last wild coral reef systems in the world. It will never be the same again.

Su twitter, Hughes protesta contro un porto che verrà scavato nel Queensland per esportare il carbone di miniere concesse dal governo locale all’Adani, una società indiana. Protestano anche molti abitanti perché un porto per il carbone significa danneggiare ulteriormente i coralli, tenere lontano i turisti e per creare 1450 posti di lavoro all’Adani eliminarne 70 mila nel turismo.

Per salvare il turismo, il governo locale ha cercato di impedire all’Unesco di dichiarare “a rischio” la barriera, un Patrimonio mondiale dell’umanità. Potrebbero esserci elezioni entro quest’anno, ma il Queensland è dove il partito di estrema destra è più radicato.

Nel frattempo, in Brasile ministri anti-scienza e pro-libero mercato hanno incentivato la distruzione della foresta amazzonica. Su Nature Communications, Delphine Clara Zemp e altri ricercatori del PIK scrivono che nel loro modello, insieme a siccità e incendi crea un circolo vizioso di “auto-amplificazione”:

Evapotranspiration and rainfall changes after forest loss

Nel com. stampa del PIK, nel sud-est asiatico le foreste sono distrutte dalla corruzione; eventi meteo estremi acuiti dal riscaldamento globale creano disastri a catena, rif. la carestia in Africa.

Eppure…
Nonostante la ripresa di questi anni, rif. la copertina dell’Economist, sembra proseguire il “disaccoppiamento” della crescita economica dalle emissioni di CO2, stabili per il terzo anno dice l’EIA (aspetto conferma…). In atmosfera continuano a salire – la temperatura anche.

Black Rock, che gestisce $5 mila miliardi di investimenti, ha inserito i rischi climatici nelle sue valutazioni, secondo Reuters:

[It] could bolster efforts like climate-risk disclosure practices developed by the Financial Stability Board, the international body that monitors and makes recommendations about the global financial system.

Sarà un caso se certi “disinvestimenti” stanno continuando?

Per di più sarà anche vero che, da quando si misura, l’estensione dei ghiacci marini non è mai diminuita tanto e simultaneamente a Nord e a Sud, però il mese scorso il volume dei ghiacci artici non è peggiorato, dice neven 1.

h/t un commento sotto il post di neven1:  su Nature Climate Change, Eric Steig et al. propongono (bozza) un modello che attribuisce al riscaldamento del mare un 50-70% del declino – misurato dal 1979 – dell’estensione minima dei ghiacci artici ogni settembre, e un 30-50% all’anticiclone estivo sopra la Groenlandia e parte dell’Artico. Così si spiegherebbe come mai la maggior parte dei modelli ha sottovalutato il tasso di declino.

Sembra normale che la variabilità meteorologica c’entri, ma perché d’estate l’anticiclone sarebbe invariato dal 1990 e la circolazione atmosferica in alta quota pure? Le spiegazioni del Science Media Centre non aiutano a capire cos’è successo. Tra l’altro, a me l’indice NAO sembra variare parecchio d’estate e d’inverno. Boh… forse Steph lo sa.