Dear Orac,
your review of my article on vaccine nanocontamination had a great effect in Italy and some bloggers who have little imagination and little time to spare translated that into Italian, sometimes adding some mistakes or meaning to summarize wrote blunders.
Citation needed, this blogger did not translate Orac’s review but quoted it verbatim.
There was a discussion among common people and some supposed to be scientists, but none of them accepted to repeat the analyses. Great fear !
You’re lying: Elia Marin told you he will be repeat them “con piacere”.
I agree with you that it is a world of sheep.
Your opinion, not Orac’s.
Very superficially you attacked the article in its form, but couldn’t demonstrate that images and spectra were wrong.
He did “demonstrate” they were wrong, and so did the ANSM’s experts whose assessment was so devastating that you don’t even dispute it.
You are in contact with pharmaceutical industries;
Just as you are in contact with the food industry.
so could you suggest them, in order to increase the safety of vaccines, to prevent this contamination?
Oh yeah, industries – and drug safety agencies and the WHO and public health institutes and Ngos etc. – never gave it a thought before you and your husband did, vaccines were never replaced with safer ones, and lots were never withdrawn because of (suspected) contamination.
Most particles are markers showing the possible origin of contamination and I can identify their presence at some stages of the industrial process of preparation.
ORLY? Please explain how you identified different markers for tungsten and wolframium.
I believe that that could be extremely important in case contamination should be avoided. Of course there is no interest if contamination is what is desired.
You desire it so much you actually made a video to show how you contaminate your samples. (h/t Smut Clyde)
Da Butac, la dott. Gatti afferma di esser stata invitata a un “meeting esclusivo” dalla FEI, il produttore del microscopio della discordia grillina, e vanta il resoconto di singolo caso clinico uscito su Gastroenterology nel 2001 (citato 2 volte in tutto su riviste indicizzate da PubMed, e una volta dagli autori…), che ha “ispirato” ben
due progetti europei, uno nazionale, due bilaterali, due della Difesa
Hilarity Incredulity ensues. Mattea Mattei fa notare che la dott. Gatti ha davvero ottenuto finanziamenti, grazie alla fama acquisita
la Commissione Senatoriale d’inchiesta sull’Uranio Impoverito (UI) l’ha nominata “consulente”, presumibilmente per scovare l’UI anche se in forma nano
Detto questo, Mattea Mattei passa all’offensiva (citazioni della dott. Gatti in corsivo, grassetto mio):
Forse [la FEI] vuole sapere quali modifiche avete apportato al loro strumento per poter lavorare IN CONDIZIONI AMBIENTALI come afferma il suo illustre consorte in questo interessantissimo video al minuto 3:30.
Per me, ossia un concentrato di ignoranza, incompetenza .ecc.. cio’ significa temperatura e pressione ambiente, ma la pressione ambiente, come tutti sanno e’ 1 atmosfera ossia 760 millimetri di Mercurio, ossia 101325 Pa ossia circa 1 bar, (ovviamente non quello in cui si riuniscono i contestatori dei coniugi per discutere le loro teorie balorde). In effetti la FEI nelle schede dei suoi strumenti dichiara come pressione minima utilizzabile, in condizioni ESEM (quelle che DICHIARAVATE di utilizzare), 4000 Pa quindi circa 1/25 di quella atmosferica; sara’ quindi felice di apportare le modifiche che suggerirete.
E’ pero’ un peccato che l’affermazione del dottore sia smentita dalle immagini SEM che mostra, ad esempio al minuto 7:47: ingrandendo l’immagine si legge abbastanza chiaramente “pressure 1 mbar” che da semplici calcoli risulta 1 millesimo di quella atmosferica.
Al minuto 8:17 il dottore descrive il rivelatore EDS; il dr Elia Marin puo’ prendere spunto per rivedere il suo linguaggio scientifico (… puntando un “raggio di elettroni” … tramite un “sistema particolare a raggi X”) e magari finalmente capire qual e’ il principio fisico sul quale si basa l’EDS!!![… ]
“Nel frattempo segnalo a Marin il seguente articolo che può essere d’ispirazione per le misure che farà: Gastroenterology. 2001 Nov;121(5):1234-8. (IF 18) Liver and kidney foreign bodies granulomatosis in a patient with malocclusion, bruxism, and worn dental prostheses.”
Non ha fatto un affare citando tale articolo che poi e’ quello che vi ha dato spunto per la scoperta delle nanopatologie. Nell’articolo l’EDS viene definito “radiographic microprobe“!!! non inorridisca ignorantone di un Elia Marin, non si azzardi nemmeno a ridere, ma impari piuttosto!!!
Altra grande chicca dell’articolo e’ che le figure 2C e 2D (spettri EDS) che dovrebbero dimostrare l’IDENTICITA’ in composizione della “debris” trovata nella biopsia e nella protesi SONO ASSENTI, anche in questo caso purtroppo, dalle didascalie […]
“Alcuni professori emeriti [coautori del resoconto, ndr] non sono “così biondi” e potrebbero richiedere risarcimenti milionari.”
Non credo siano stati i “mori” o “castani” o “rossi” a scrivere quelle parti dell’articolo ma una super esperta di microscopia elettronica, Bioingegnere e PhD grazie a trasformazioni non proprio lecite dei propri titoli accademici.
Uno dei progetti vinti e’ quello citato in questo articolo?
“À la fin de l’envoi, je touche!” per dirla con Cyrano de Bergerac.
Estratti dell’articolo “Uranio impoverito, l’ultima beffa”, 18 febbraio 2013:
… dal 2009, anno del suo insediamento, il Comitato di prevenzione e controllo delle malattie istituito presso il ministero della Difesa, è accusato di aver inciso poco o nulla sulla questione per la quale è stato costituito. Avendo assunto, come unica iniziativa significativa, la pubblicazione di un bando milionario destinato a finanziare alcuni dei suoi componenti. […]Tra i sette [progetti] finanziati, per un costo totale di quasi 3 milioni di euro, due fanno capo a membri del Comitato e un terzo è stato assegnato al coordinatore delle strutture operative e di ricerca che agiscono per conto dello stesso organismo.Si tratta di un milione di euro, soldi destinati a finanziare l’attività di ricerca svolta dalla dottoressa Antonietta Gatti e dai professori Massimo Zucchetti e Raffaele D’Amelio, quest’ultimo operante nelle vesti, appunto, di coordinatore.