xkcd wins the intertubes
Le stime della “sensibilità” del clima – nel senso di temperatura media globale – a un raddoppio della CO2 e gas equivalenti in atmosfera rispetto al 1800 vanno tuttora da 1,5 a 4,5 °C, ma la rassegna di Reto Knutti et al. su Nature Geoscience mette i puntini sulle i perché distingue tra risposta transitoria e all’equilibrio. E ritiene la prima più utile (quando mai tutte le componenti del clima sono “all’equilibrio”?):
Estimates of the transient climate response are better constrained by observed warming and are more relevant for predicting warming over the next decades.
Con una fairness davvero esemplare, includono nella rassegna parecchia crackpottery, c’è pure quella di Christopher Monckton.
Su Nature Climate Change, Patrick Brown et al. si occupano della variabilità naturale della temperatura media alla superficie (GMST) e dei modelli che faticano a proiettarla. Nel loro modello
unforced GMST variability is dependent on the background climatological conditions, and thus climate model control simulations run under perpetual pre-industrial conditions may have only limited relevance for understanding the unforced GMST variability of the future.
Detto con eleganza, sono da cestinare le simulazioni di Nicola Scafetta, Abbot & Mahorasy e altri che vorrebbero negare l’effetto serra delle emissioni di gas serra.
Huw J. Griffiths et al. del British Antarctic Survey usano l’evoluzione delle temperature dell’Oceano meridionale per simulare quella di 963 specie di invertebrati fino al 2100
warming temperatures alone are unlikely to result in wholesale extinction or invasion affecting Antarctic seafloor life. However, 79% of Antarctica’s endemic species do face a significant reduction in suitable temperature habitat (an average 12% reduction).
Ci sono anche parecchie ricerche sul rinverdimento in corso nella Penisola antartica, se ci fosse in giro Eric il Rosso la chiamerebbe Groenlandia.
Su Science Advances, è uscito un paper con margini d’incertezza cospicui, ma comunque utile per le Ong. Il modello di Deepthi Rajsekhar e Steven Gorelick, che dirige il Jordan Water Project a Stanford, riguarda la Giordania già malmessa quanto a risorse idriche:
we analyze Jordan’s surface water resources and agricultural water demand through 2100, considering the combined impacts of climate change and land-use change driven by the Syrian conflict.
Nello scenario di emissioni “business as usual”, le precipitazioni diminuiscono del 30%, le temperature aumentano di 6 °C e le siccità raddoppiano, ma siamo ancora in tempo per limitare i danni, scrivono gli autori.
Sembrano ottimisti. Vivono in California dove, oltre alla siccità e agli incendi, imperversa un’ondata di calore che Wunderground chiama “Categoria 6“. (Per la costa Est, il National Weather Service ha aggiornato le previsioni per l’uragano Irma.)
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Stando ai dati di Copernicus, malgrado l’assenza di Niño
August 2017 extended the spell of exceptional global warmth that has now lasted since mid-2015. It was
- close to 0.5°C warmer than the average August from 1981-2010;
- the second warmest August on record, by a small margin of well under 0.1°C;
- more than 0.1°C cooler than August 2016.
Ma p…a miseria, quand’è che decidono di usare tutti lo stesso periodo di riferimento?
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A proposito dell’esilarante sproloquio della Tommasi: “ci dimostrano, sempre gli studi scientifici, che anche su Marte ci sono i cambiamenti climatici e lì non c’è vita. Quindi [i cambiamenti climatici – presumibilmente sulla Terra] sono il risultato della vita vegetale, animale, del suolo…”, ieri l’ing. Pracanica scriveva a E.K.Hornbeck:
la Tommasi non si è inventata nulla in quanto esistono davvero delle pubblicazioni scientifiche che documentano tali fatti, quindi semmai bisognerebbe prendersela con chi ha pubblicato quelle ricerche.
Tiene gelosamente per sé le “pubblicazioni scientifiche” alle quali allude, chissà perché. E semmai bisogna “prendersela” con le cialtronerie che contengono.
Coincidenza, giusto oggi nel Parco delle Bufale la custode…