Una scomoda verità 2

Questa mattina all’auditorium San Fedele, c’era l’anteprima del film di Bonni Cohen e Jon Shenk, organizzata da Climate Network (Italia), un’associazione fondata da Al Gore Jr., e dal Festival per i diritti umani.

Ne ha avevo visto gran parte sul computer (non mi piace, tendo a saltare…) e mi era sembrato una pizza. Mi sono in parte ricreduta. Su grande schermo, la regia si rivela molto efficace – i ghiacciai della Groenlandia sono una meraviglia! – la sceneggiatura un po’ meno:  avrei tagliato tre quarti dei primi piani dell’eroe…

Come in Una scomoda verità, i dati sono quelli scientifici, almeno non ho colto niente di diverso dal “consenso”. Però ci sono molti più giovani, soprattutto i volontari dell’associazione, e avrebbero meritato più tempo sullo schermo. E molte più emozioni. Al Gore Jr è coinvolto nelle trattative durante la COP21 a Parigi, venti minuti di suspense che non voglio rovinare – dove si trovava già durante gli attentati al Bataclan e allo stade de France.

Al Gore Is Getting...Hotter

con Eric Rignot in Groenlandia (Paramount)

Sono inseriti spezzoni di documentari sugli eventi meteo estremi, la siccità in Siria e le sue conseguenze, le alluvioni, i tifoni letali degli ultimi anni. Prima sembra tutto un “ve lo avevo detto”, poi viene da pensare che nel 2015-2016 c’era il Niño e da allora gli eventi estremi non sono diminuiti.

Aveva ragione Michael Mann, nella recensione su Nature. Rispetto alla prima puntata, la seconda è anche la storia personale di un politico, “sconfitto” dalla sentenza di un tribunale, non dagli elettori. Forse quella storia andrebbe spiegata meglio agli spettatori stranieri. L’amicizia tra il senatore Al Gore padre e Lyndon Johnson, per esempio: due democratici conservatori. Il primo è l’erede di piantagioni nel Tennessee, come si vede durante la visita nella casa paterna (da Via col vento…), che rifiuta di firmare il Southern Manifesto a favore della segregazione razziale, vota contro la prima legge sui diritti civili, ma lo rimpiange e vota a favore della seconda, e da guerrafondaio ai tempi della guerra in Corea si oppone alla guerra del Vietnam, insieme al figlio che si arruola e da soldato viene mandato al fronte come giornalista.

C’è una mezza frase su “la mia religione” a proposito dei cambiamenti climatici che colpiscono innanzitutto i più poveri e del fare la cosa giusta, il tutto espresso con una certezza morale un po’ sospetta finché si vede il risvolto pratico. Al Gore Jr non lo dice, ma da come agisce è ovvio che trova ingiusto chiedere all’India il 13% di interessi su un finanziamento per il passaggio alle fonti rinnovabili. Chiederlo nel 2015, quando i tassi d’interesse sono attorno al 2,5%…

Una bella mattinata con tanti amici che non vedevo da parecchio.

2 commenti

  1. “…the film casts an inconvenient light on humanity. It is astonishing that we’re still mired in a political debate about whether climate change even exists when, with each passing year of insufficient action, the challenge of averting a catastrophe becomes ever greater.”
    Già.

    1. Ciao Paolo, è vero ma astonishing non direi. Per tante verità scomode la parola d’ordine è procrastinare – e inventare fatti alternativi.

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