Le Oche fra gli Acheuleani, ma quali?

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Se siete fra i volontari, amici, sostenitori, simpatizzanti ecc. di Action Aid, Amnesty International, Cittadinanzattiva, Emergency, Medici Senza Frontiere e Oxfam che partecipano alla manifestazione Non è reato a Roma domani, con partenza alle 14.30 da Piazza della Repubblica, l’appuntamento è alle 14.15 davanti alla Facoltà di Scienze della comunicazione in via Salaria 112. Ai volontari delle molte altre Ong, conviene controllare magari su Twitter.

L’oca di Action Aid

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Sul Journal of Anthropological Studies, una rivista italiana nata a fine Ottocento e oggi fra le prime della sua disciplina, è appena uscito un articolo che complica la storia dei nostri antenati. Rosalia Gallotti e Margherita Mussi dell’Università La Sapienza, scrivono che da un raffronto degli utensili trovati negli scavi di Melka Kunture in Etiopia – a una cinquantina di chilometri di Addis Abeba – gli Acheuleani vissuti tra 1,5 e 0,85 milioni di anni fa, apparterrebbero a due specie/culture diverse e non a una sola, come si pensa da mezzo secolo:

Le innovazioni che sono avvenute alla fine del Pleistocene inferiore non erano un piccolo passo qualitativo, ma un salto da gigante fatto in parallelo con l’emergere graduale di un tipo di ominine nuovo e più encefalizzato: Homo heidelbergensis.

Quindi ci sarebbe stato un Acheuleano antico, africano e parente dell’Homo ergaster/erectus, con strumenti di pietra ancora rozzi e cervello meno sviluppato. E mezzo milione di anni dopo, è arrivato un forestiero che lascia presagire uno vissuto in Europa ben più tardi (tra 600 e 100 mila anni fa circa).
Ma era arrivato da dove?
Filippo, rimasto affascinato, intervista la professoressa Mussi, del Dipartimento di Scienze dell’Antichità, che dirige la Missione archeologica italiana a Melka Kunture e Balchit.

L’altra oca s’immagina il nuovo venuto sull’altipiano di Melka come Edward, padre di famiglia e inventore irrefrenabile nel romanzo delizioso di Roy Lewis, Il più grande uomo scimmia del Pleistocene (Adelphi).

Ma come si ricostruisce una cultura preistorica? Che cosa è essenziale per distinguerla dalle tracce di un’altra nello stesso posto, da un’altra economia addirittura, con le stesse materie prime a disposizione? A guardare i reperti litici, la differenza non salta mica agli occhi. E come hanno accolto questa nuova ipotesi, i colleghi della prof. Mussi? Di solito sono affezionati alle proprie…

Intervallo musicale

Questa volta parliamo davvero di bufale, promesso, appena finita la rassegna delle notizie scientifiche della settimana che non riusciamo mai a fare perché manca il tempo. Per esempio su PloS One, un gruppone di entomologi tedeschi e olandesi dicono che in 63 aree protette della Germania

in 27 anni, la biomassa degli insetti volanti è diminuita del 75%

sull’arco della loro stagione di vita, e addirittura dell’82% a metà estate, qualunque sia il tipo di habitat, paludi, rive di un lago o del mare, foreste, prati… Molti sono insetti impollinatori e una fonte di cibo per gli uccelli e altri animali.

Forse colpiranno anche voi gli articoli usciti ieri su The Lancet. La rivista ha nominato una “commissione” di esperti che ha valutato gli effetti dell’inquinamento, atmosferico soprattutto:

oggi prima causa ambientale di malattie e morti premature, stimati in 9 milioni di morti premature nel 2015, il 16% del totale e tre volte più di quelle causate da AIDS, tubercolosi e malaria sommate, e 15 volte più delle guerre e delle altre forme di violenza.

E fa perdere circa 4,6 trilioni di dollari, oltre il 6% del prodotto lordo mondiale. Questo in media globale, mentre nei paesi poveri come India, Cina, Ciad o Madagascar, causa una morte su quattro. La maggior parte degli articoli sono in open access.

poscritto: bufale rimandate…
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