Neonicotinoidi, again

Nel Journal of Toxicology and Environmental Health-B, Keith Solomon e Gladys Stephenson dell’università di Guelph, presentano un metodo e un modello di esperimento ideale per valutare da 1 a 4 l’affidabilità di 170 rapporti inediti della Bayer e della Syngenta e 64 studi indipendenti pubblicati nelle riviste scientifiche, riguardanti gli effetti sulle api di tre neonicotinoidi, un paper ciascuno per clothianidinimidacloprid e thiamethoxam).
Conclusioni nel poscritto. Gli studi più rigorosi dimostrano che se i neonic sono usati correttamente possono danneggiare singole operaie, ma non la salute riproduttiva delle colonie, concludono, mentre gli studi indipendenti su altri impollinatori sono troppo pochi per essere significativi.
Sarà così, gli studi sul campo sono imperfetti per definizione e se venisse adottato uno stesso modello almeno i risultati sarebbero paragonabili. Però…
Keith Solomon ha la reputazione di non trovare mai nulla che dispiaccia alle multinazionali che lo finanziano e di attaccare i ricercatori se scoprono qualche magagna (era uno dei sette cattivi nel panel Syngenta, rif. Atrazina rap)…

Solomon is unapologetic about taking industry money. “Are the works of Beethoven and Mozart any less good because they were paid for?” he asked in 2014 during an interview on Global TV. “We deliver a good product, and we go with the science, we go with the data. We live and die by the data.”

Sarà, ma se i dati sono sgraditi i soldi non arrivano, si perde il posto ben remunerato nei comitati scientifici delle multinazionali, la bella vita finisce. E finora ogni rassegna commissionata – cioè retribuita – da Bayer e Syngenta, questa compresa, conclude che i neonic non hanno alcun effetto sulle colonie, mentre le ricerche indipendenti arrivano alla conclusione opposta. Com. stampa.