Dana Nuccitelli sul Guardian ha battuto sul tempo Claudio Cassardo su Climalteranti (agg.: che analizza anche i dati sia della temperatura che delle precipitazioni per l’Italia e l’Europa). Nella stima NASA-GISS, il 2017 è l’anno più caldo registrato con un ENSO neutrale:
For comparison, the neutral El Niño conditions and the level of solar activity in 1972 were quite similar to those in 2017. 45 years later, the latter was 0.9°C hotter than the former. For each type of year – La Niña, El Niño, and neutral – the global surface warming trend between 1964 and 2017 is 0.17–0.18°C per decade, which is consistent with climate model predictions.
Dana cita anche le stime della NOAA per gli eventi meteo estremi negli Stati Uniti con danni superiori a $1 miliardo, ma mancano ancora le valutazioni per gli uragani Harvey, Irma e Maria.
*
In attesa che i globalcoolisti spieghino come mai l’era glaciale iniziata nel 1999 tarda a manifestarsi, qui c’è un fact-checking (bozza, il paper è uscito qui) di quella prevista di nuovo tra il 2021 e il 2053 da Zharkova et al. (agg. prevista da Zharkova solo nei media, in realtà, rif. commento di Riccardo sotto).
*
Andrew Guess, Brendan Nyhan e Jason Reifler hanno analizzato il “consumo” di fake news e di “hard news” relative alla campagna elettorale in USA pubblicate on-line tra il 7 ottobre e il 14 novembre 2016, e l’hanno paragonato al loro consumo nel febbraio-marzo 2015 e verificato rispetto alle risposte a un sondaggio:
We find that news consumption increased substantially among both groups as the 2016 election approached, but the pattern differed between groups. Among respondents who did not visit an article from a fake news website in our 2016 sample period, hard news consumption increased from an average of 5.7 articles per day to 8.1 per day. However, consumption increased even more among fake news consumers, going from 8.0 articles per day in 2015 to 18.3 per day in 2016.
I risultati non sono robustissimi – dipendono un po’ troppo dalle definizioni, secondo me, i data-set non sono omogenei ecc. Detto questo, farebbe comodo un’analisi simile sulla campagna italiana contro le Ong, magari comparando i consumatori di fake news/hard news sulle attività umanitarie dei volontari di SOS Méditerranée-MSF e quelle truffaldine del gruppo neo-nazista che aveva noleggiato la C-Star.
*
Le reazioni ai messaggi della Casa Bianca su Twitter sono più “incivili” di quelle agli stessi messaggi su FaceBook, scrivono Gina Masullo Chen dell’università del Texas ad Austin et al., ma:
An experiment (N=198) showed that people were more deliberative when responding to White House Facebook posts, compared with White House tweets, but no differences were found for incivility and impoliteness. Results suggest that both the varying affordances of the two platforms and the fact that the two sites may attract different types of people might explain these results.
Conclusione: su Twitter si comunica tra sconosciuti, quindi è maggiormente frequentato da maleducati ed estremisti. Sarà, ma è anche probabile che i volontari erano più “civili” e riflessivi perché sapevano di essere osservati.
*
Daniel Funke dell’International Fact-Checking Network all’Istituto Poynter elenca i fact-checkers più efficaci del 2017. Tra questi:
Anim van Wyk and Khady Cissé of Africa Check for “WHO figure wrong: 11% of births in sub-Saharan Africa to teen mothers – not 50%”
L’OMS ha corretto l’errore della versione francese e ringraziato per la segnalazione.
*
Le fake news rendono anche in ambito scientifico, dice M. che chiede perché non mi sono occupata del paper di Eric Fong e Allen Wilhite, “Authorship and citation manipulation in academic research” su PLoS One. Mi è capitato di segnalare falsi autori nel caso di ricerche FuF, anti-vax ecc. ma non immaginavo che fossero così frequenti:
La stragrande maggioranza degli autori afferma di essere contro le citazioni “coatte” per esempio, chissà perché non si ribella…
Sulla Zharkova bisogna però dire che nell’articolo non cita mai questioni climatiche, che su Sky News si dice che “she cautions that her mathematical research cannot be used as proof that there will be a mini ice age this time around, not least because of global warming” e che “I hope global warning will be overridden by this effect, giving humankind and the Earth 30 years to sort out our pollution”.
Era, in due parole, in versione “moderata”.
Riccardo,
nei suoi articoli no, ma anche due anni fa sembrava fosse colpa di noi cronisti, poi in un’intervista alla radio, alla domanda “Lei dice che mancano 15 anni a un’era glaciale?”, rispondeva “Yes, indeed,” e che ci sarà un “minimo di Maunder” durante i prossimi tre cicli solari…
—
Steph,
aggiornando il dataset sull’attività solare in un lasso di tempo che va da Eddy 1976 a Shaviv 2002
Ho letto il tuo post, good find!
Come previsto, tornano in auge i raggi cosmici. Ma uno così solerte ad aggiornare lo stato dell’arte in materia come lui come fa a pubblicare su NC dimenticandosi bellamente degli esperimenti CLOUD e aggiornando il dataset sull’attività solare in un lasso di tempo che va da Eddy 1976 a Shaviv 2002?
il post sul lavoro di Svensmark