"Mi chiamano strada"

Lo “scandalo Oxfam” segue la pubblicazione nel Times tre giorni fa di un suo rapporto del 2011. Il paradosso è che il rapporto descriveva anche le misure prese da Oxfam per limitare i rischi che in Haiti o altrove un padre-padrone paghi prostitute e abusi in qualche modo del proprio potere.

Non forniva abbastanza dettagli, dice ora il governo britannico, sugli uomini che si sono dimessi prima della fine dell’indagine e sul tipo di donne che si compravano.

Il tipo di donna nel senso di identità, stato civile ecc.? Anche con le migliori intenzioni, spero di no e che Oxfam si rifiuti di fornirli. Ci manca solo che si ritrovino sui media come avviene immancabilmente. A questo proposito, il Guardian mi sembra fare uninformazione corretta.

Sono d’accorso con Shaista Aziz sul machismo prevalente in certe Ong, e di più in quelle ambientaliste. Diversamente da lei, sarei sorpresa se non ci fossero “orge” dappertutto, compreso attorno a certi campi di profughi. C’è una compra-vendita delle bambine e delle ragazze mica solo in Libia o in Bangladesh, anche in Turchia, in Grecia e in Italia un po’ meno solo perché nei Tribunali dei minori alcune giudici sono efficienti.
Le Ong lo denunciano da anni senza che i governi intervengano eppure potrebbero farlo visto che finanziano la “gestione” di quei campi.

Però in Sud Sudan, Niger, nord Nigeria, nord Kenya, Afghanistan ecc. perfino delle bambine esplodono insieme alle bombe che degli uomini hanno attaccato loro addosso. Così le guardie tendono a sparare sugli estranei che s’avvicinano al recinto – dove i membri delle Ong sono parcheggiati durante il copri-fuoco – ancora prima che arrivino alla guardiola dove i loro documenti sono fotocopiati.

Sì, le guardie si possono corrompere. A quanto ne so, è più frequente per i superalcolici. (Non critico. Un chirurgo di MSF si sbronzava una volta alla settimana. In mezzo a certi orrori il senso di impotenza diventa intollerabile, e con l’Alka-Seltzer metabolizzava l’alcol più in fretta dell’equivalente in sonniferi. E se non ricordo male, in Pappagalli verdi Gino Strada racconta una sbornia memorabile, per intontirsi e “bloccarsi” il giorno prima di scoppiare di rabbia lo stesso e licenziarsi dalla Croce Rossa – che vieta di denunciare pubblicamente gli abusi.)

Il patriarcato non è un’esclusiva dei bwana. La cosa sconfortante è che prevale dappertutto, non soltanto tra i militari messi insieme dall’Onu o dall’Unione africana, ma anche nelle Ong locali che collaborano con quelle internazionali.

Milioni di persone lavorano per le Ong umanitarie come dipendenti, responsabili e collaboratori di qualche progetto. Non conosco un’Ong che riceva finanziamenti per commissionare un’indagine preventiva su ciascuna. E se i risultati di quella che ha commissionato sono preoccupanti, per informare tutte le altre Ong che rischiano di ricevere quel cv e la candidatura, oltre alle agenzie dell’Onu e i ministeri degli esteri e per la cooperazione.
Non conosco una piattaforma a prova di hacker dove mettere queste informazioni a disposizione di “whomever it may concern” e di nessun altro, prima che se ne occupi la magistratura – se esiste nel paese dove gli abusi sono stati commessi.

Dubito che cambierebbe granché. Nella mia esperienza, poca, agenzie dell’Onu e ministeri non intervengono nemmeno quando viene segnalata un’Ong che li sta truffando di $milioni/anno. Lo fanno a posteriori quando lo scandalo mediatico è tale che non possono più tacere. O mai perché la stampa è imbavagliata o il truffatore è un governante o un suo parente.

La cosa confortante è che si può fare come Action Aid e magari di meglio. Avere come priorità le donne e i bambini, prendere sul serio quello che le donne e i whistle-blowers dicono invece di scambiarsi battute da caserma tra maschi, affidare loro i posti di “capo-progetto” e la rendicontazione di sforzi e spese. Sbaglieranno, si fideranno di nuovo di un farabutto perché è “uno di noi”, hanno pregiudizi come tutti. Ma almeno danno i vostri soldi a una prostituta per aiutarla a tenersi la dignità che sente in sé.

Me llaman calle

La finisco subito. Da femminista socia di Action Aid mica m’illudo che un giorno metteremo fine ovunque e per sempre al patriarcato, alle disuguaglianze, alle discriminazioni, al disprezzo delle donne, figurarsi a un “mercato” come la prostituzione. Però mi piacerebbe. Nel frattempo grazie, Manu.

1 commento

  1. Gruf

    Gruf

    Gruf. Gru’
    – Ma cosa ciai da grufola’
    Ho sentito di Oxfam. Gruf

    – Si però la ViceDirettrice si assume le responsabili’
    Gruf. Gru-gruf. GRUUUF!

    – Per favore!
    Gruf


    – Per favore, potresti smettere di grufolare?
    Gruf

    – … di grufolare *sempre*, voglio dire.
    No non posso, ciò il maiale addosso. Gruf.
    – Che fai, cominci con le rime?
    Indovinato! Gruf!.
    Il maiale addosso
    Ce l’ha il prete ed il priore
    il barista e l’avventore
    il basista e il grassatore
    deputato o senatore
    manovale o gran dottore
    astronauta, agricoltore,
    marinaio, minatore,
    militare, bancario, banchie’
    – Ma … ma, la metrica, la rima ..?
    GRUF! Cosa c’entrano rime e metrica con la Poesia Emetica? Cosa ne sai tu di cosa viene appresso? Lo sai che potrei andare avanti per ore ed ore, e giorni settimane e mesi, anni secoli e millenn
    – Scusa. Continua -e concludi
    Gruf

    – Per favore.


    Non mi interrompi più?
    – No
    Gruf
    – Prometto

    Dunque:
    militare, bancario, banchiere
    ferroviere
    cammelliere
    panettiere
    eccetera
    specie dopo un bel bicchiere
    e comunque a tutte l’ore
    hanno un porco in fondo al cuore.



    – Fa schifo.
    Infatti! Gruf!

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