A Bologna, la meditazione tantrica teletrasmette biofotoni quantistici

Non ci credete? È scritto sul Corriere della Sera:

BOLOGNA – C’è una luce attorno a noi, che noi stessi produciamo. È fatta di biofotoni: emissioni molto deboli di energia luminosa, appunto. Non è un’energia «ferma», varia — secondo studi di fisica quantistica — in base a come ci sentiamo. Una ricerca scientifica al Bellaria di Bologna se ne sta occupando, indagando proprio questo aspetto: alla Psicologia ospedaliera del Dipartimento oncologico dell’Ausl diretta da Gioacchino Pagliaro stanno ingaggiando le prime 300 persone (altre 300 saranno chiamate più avanti) per verificare se esiste una relazione tra emissione di biofotoni e benessere percepito.

Lo verificheranno con “sofisticate apparecchiature che utilizzano una tecnologia sviluppata dalla Nasa”. E qui viene il bello:

Che i biofotoni esistano «è dimostrato ormai da sufficiente letteratura scientifica e diverse università occidentali li hanno già studiati», spiega Pagliaro, pur se nel mondo scientifico non tutti li danno per accertati.

Nel mondo scientifico esistono solo i fotoni di origine biologica (nota) o meno e le proprietà terapeutiche dei “biofotoni” sono una vecchia ciarlatanata di Fritz-Albert Popp

Lui, che ora guida la ricerca autorizzata dall’Ausl, del tema si occupa da molti anni. Uno studio da lui stesso coordinato, pubblicato lo scorso ottobre sulla rivista scientifica Baoj Physics specializzata in fisica e biomedicale (Human Bio-Photons Emission: an observational Case Study of Emission of Energy Using a Tibetan Meditative Practice on an Individual), ha messo in evidenza come questa energia si possa addirittura trasferire da un individuo a un altro e, soprattutto, che questo sia visibile.

BAOj Physics è una rivista spennapolli dove basta pagare, ça va sans dire, per pubblicare lo “studio” esilarante fatto su una paziente oncologica – una sola, ça va sans dire.  Un terapista esperto” in meditazione tibetana Tsa Rlung” (molto di moda in California) l’ha usata per trasferirgli “mentalmente” la propria radiazione biofotonica.
Lo “studio” è firmato da autori convinti a priori che la tele-trasmissione sia terapeutica:

  • Giorgio Pagliaro, Psychotherapist, Director of the Operative Unit of Hospital Psychology, Bellaria Hospital, Bologna, autore di Mente, Meditazione e Benessere. Medicina tibetana e psicologia clinica (non perdetevi la réclame) e attivista quantico, noto alla comunità scientifica per un’unica pubblicazione su una rivista pseudo-scientifica di Elsevier…
  • Nazzareno Mandolesi, Department of Physics and Earth Sciences, University of Ferrara (sarà il suo hobby)
  • G. Parenti, Psychology, Operative Unit of Hospital Psychology, Bellaria Hospital, Bologna (un sottoposto?)
  • L. Marconi, Clinical Psychologist, Bologna (?)
  • Margherita Galli, Psychotherapist, LotoOnlus, Bologna, specializzata sotto la direzione “scientifica” di Pagliaro in Floriterapia di Bach con Meditazione e Pratiche di Bio-Risonanza Emozionale (e ti pareva)
  • Francesca Sireci, Psychotherapist, Hospital of Santa Maria, Reggio Emilia, specializzata in meditazione tibeto-terapeutica, of course
  • Eleonora Agostini, School Psychologist, Public School of Pistoia (questa?)

Un caso solo, un articolo su una rivista truffaldina, experimenters’ bias garantito e parte un altro studio tragi-comico come quello sulla tele-terapia con la meditazione tibetana Tong Len,

This study did not provide sufficient evidence supporting an efficacy of Tong Len meditation in distant psychological healing as compared to a control condition.

ma con 600 volontari? Sarà che al Bellaria, non hanno altro da fare… (h/t un IbeC)

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Nota per passanti occasionali
Sono particelle di luce emesse, tra l’altro, dai processi fotochimici  degli organismi vegetali e animali. Noi per dire, siamo bioluminescenti anche se poco poco, in sincronia con il ritmo circadiano e la variazione del livello di cortisolo.

Per misurare la bioluminescenza di cinque giovani volontari sani, nudi e vigorosamente ripuliti, prima esposti a 400 lux e poi chiusi in una stanza completamente buia e sterile, Masaki Kobayashi et al. hanno usato una camera a CCD tenuta a -120 °C. Qui si vede meglio.

4 commenti

  1. OMG
    Se il target fosse la solita platea di gonzi/babbei disposti a farsi sfilare tranquillamente parecchi centoni per rimanrere malati esattamente come prima, il nome piu adatto per questa tecnologia sarebbe “biofot(t)oni quantistici”
    Comunqe se la platea e’ malata solo nella testa e gia ricca di centoni poco male. Diventa molto piu’ immorale (e da galera) quando la platea e’ povera e malata per davvero.
    Una volta c’erano le cartomanti e fattucchiere, oggi c’e’ il web.

    1. susan,
      in questo caso cartomanti e fattucchiere sono sostituite dal servizio sanitario e paghiamo noi lo spreco di personale e di risorse.
      A me fa impressione che alla direzione dell’AUSL basti una foto ritoccata con Photoshop su una rivista spazzatura per affidare un esperimento pluriennale a Pagliaro e al suo “team di 8 specialisti” dopo che su una rivista un po’ meno ridicola hanno scritto che la loro meditazione non serve a niente…

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