Care Ong, è ora di fare quale politica?

In tutto il mondo, i politici contano sempre di più sulle Ong per risparmiare sulla spesa, e le ostacolano e le perseguitano quando osano dire che educazione, sanità, giustizia, tutela dei diritti delle minoranza ecc. sono servizi dovuti dallo Stato, il motivo dell’esistenza e della retribuzione di funzionari pubblici e forze dell’ordine.

Nell’editoriale di Vita, Marco De Ponte, il segretario generale di Action Aid Italia, scrive “Care Ong, è ora di fare politica“:

Molte Ong a livello globale sono intrappolate nella logica della crescita: aumentano il volume delle proprie attività, ricevendo grant o vincendo gare in ambito sociale e dunque fornendo servizi per conto degli Stati. …
Transitare donazioni della classe media occidentale verso i poveri del sud del mondo o gestire grant su basi tecnocratiche non produce alcuna trasformazione di per sé, anche quando continua a cambiare le vite di molti individui. Ovviamente salvo che si usino i progetti per dare concretezza ad una prospettiva trasformativa chiara e mai nascosta.
Solo accettare l’ingaggio politico su se stessi (non solo attraverso partners), con tutti i rischi del caso, può per esempio contribuire a frenare la dinamica autoritaria, che si alimenta altrimenti della percezione prevalente anche tra i perdenti della globalizzazione, ovvero che il nemico sia il diverso, che deve essere fermato con le parole d’ordine e le azioni dell’esclusione (come avviene oggi in Europa sulla questione migratoria). Purtroppo l’avversario del 99% dell’umanità è quell’élite che accumula capitale perché già ne ha e che invece che servire lo Stato nelle sue varie forme, se ne serve.

Coincidenza, sto scrivendo per Oggi Scienza  di un “se ne serve” emblematico:  Exxon Mobil e consorelle che vogliono far pagare ai contribuenti americani le barriere frangiflutti che proteggeranno trenta raffinerie texane dalle conseguenze – inesistenti secondo la sorellanza – dei cambiamenti climatici.

Posso denunciarlo, ovviamente, ma non è “un ingaggio politico”. Da femminista, ho un’idea di “diritto” nel senso di libertà da prendere e da esercitare, diversa da quella di Marco e delle Ong. Nella pratica coincide spesso con l’agire di Action Aid. Si intuisce fra le righe, per esempio nel ruolo materno – il rapporto di affidamento, diremmo alla Libreria delle donne – assunto da una volontaria nell’impedire le mutilazioni genitali (imposte dalla madre), ma non è esplicitata. Colpa mia, immagino.

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Altra coincidenza, E.K.Hornbeck segnala un lancio Ansa ripreso da Repubblica e altri quotidiani:

“Abbiamo intenzione di inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e Rom”: lo ha annunciato oggi a Ginevra Michelle Bachelet, neo Alto commissario Onu per i diritti umani, aprendo i lavori del Consiglio Onu per i diritti umani, riunito fino al 28 settembre, precisando che una squadra sarà inviata, per motivi analoghi, anche in Austria.

Ma l’annuncio non è piaciuto affatto al ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Non accettiamo lezioni da nessuno, tantomeno dall’Onu” – è stata la replica immediata del vicepremier, che ha definito l’Organizzazione delle Nazioni Unite un organismo “prevenuto e disinformato”.

 Salvini voleva riservare carrozze della metropolitana ai soli milanesi per segregare i migranti, mica è prevenuto…

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Su Nature, Inga Vesper riassume “The Global State of Peer-review“, i risultati del sondaggio fra 11 mila ricercatori fatto da Publons:

The study’s main message, Andrew Preston [di Publons] says, is that scientists in emerging nations are keen to do peer review, but do not receive as many requests as their colleagues. This is despite the fact that journals find it increasingly difficult to get their articles peer-reviewed.

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La WMO annuncia una probabilità del 70% di un Niño entro fine anno, non proprio una sorpresa, fra i Tropici la temperatura del Pacifico continua ad aumentare. Intensità incerta per ora, ma “probabilmente forte”.

WMO does not expect the anticipated El Niño to be as powerful as the 2015-2016 event, but it will still have considerable impacts. The advance prediction of this event will help save many lives and considerable economic losses,” said Mr Taalas.

Tante grazie, ma se ne farebbe meno con la siccità finita solo questa primavera dal Corno d’Africa a Città del Capo, le barriere coralline ancora devastate e i monsoni sballati.
Provo a riassumere le possibili conseguenze sugli eventi meteo estremi nel giornale di Popolare network. Buona domanda di un nuovo stagista: con il risc. globale, il Niño diventa più frequente? Se lo chiedono anche i ricercatori, ma Mark Cane diceva che è presto per dirlo, i dati strumentali ci sono da meno di 150 anni e il risc. glob. è decollato negli anni Settanta.