e avete gironzolato nei giardini fioriti in calde giornate di sole, non siete venuti al convegno “Essere cittadini tra scienza, sapere e decisione pubblica. Responsabilità e moralità nella comunicazione scientifica, OGM e paura dei vaccini”, ma anche Xylella, processi assurdi e molto altro, organizzato ieri e questa mattina alla Statale da Elena Cattaneo e dal suo gruppo.
Strapiena la sessione di oggi con Amedeo Santosuosso, Luca Simonetti, Roberto Burioni (applausi a scena aperta per la battuta “mi dicono che sono pagato da BigPharma e non è vero”, ma “quando i giornali pubblicano bufale sul vaccino della GSK contro il papillomavirus e le smonto, faccio il lavoro di BigPharma, dovrei proprio essere pagato”).
Non conoscevo Fabio Pammolli, un economista del PoliMi: ha fatto una presentazione notevole, ad alta densità di cifre e percentuali, sull’Italia che invecchia, fa pochi figli che appena possono emigrano, ma spende allegramente in welfare più di quanto si possa permettere nell’attesa di qualche miracolo. Forse di un governo in grado di calcolare il contributo degli immigrati? Eravamo in ritardo, non ho potuto chiederglielo.
Sono stati eloquenti, ciascuno a modo suo, sulle responsabilità di media, ricercatori, magistratura, politica, ordini professionali – nessuna categoria si salva, ognuna ha coraggiose eccezioni – nella diffusione di una mentalità più anti-scienza che negli altri paesi dell’OCSE.
Forse il vento sta cambiando ed è l’inizio di una mobilitazione? L’ambiente, gli scambi, la promessa di ritrovarsi l’anno prossimo, mi ha fatto pensare alle prime riunioni per contrastare le menzogne sul riscaldamento globale, tanto tempo fa. Commento di un’amica: “sei ancora ottimista, alla tua età”.
A proposito, chiederebbe Tiziana Metitieri, e le donne?
Sul palco oggi nessuna, Elena C. discretamente alla regia. Però molte giovani nel pubblico, comincia sempre così, no? Tra l’altro ho ritrovato una mia studentessa felice dei suoi anni a Science Politiche, oggi giornalista. Scrive di medicina e ci tiene a “responsabilità e moralità” – non per merito mio, lo so, anche se me lo attribuirei volentieri.
Con Roberto Defez, mio vicino di poltrona e sparring partner da una ventina d’anni, abbiamo intonato un inno a quello che resta il capolavoro insuperato degli Ogm: la papaya delle Hawaii. La prossima volta ci diremo il dispiacere per tutto quello che ha frenato lo sviluppo, paziente, eco-consapevole, costosissimo anche per un Bill Gates, di capolavori analoghi. Pochi soldi (gli alberi non si seminano ogni anno), ostilità di alcuni governi e ambientalisti, diffidenza dei piccoli contadini verso l’oligopolio agro-biotech ecc.
Nella pausa-caffè e al buffet la discussione proseguiva appassionatamente, così ho fatto il pieno di buonumore.