Comincio dall’eroe eponimo. Dopo essersi pianto addosso a lungo come al suo solito, Alessandro Strumia prova a presentare le proprie ricerche su Quillette, una rivista on-line che combatte il “marxismo culturale” dominante e la dittatura del femminismo, sotto il titolo “Why Are Women Under-Represented in Physics?”
Sempre in cerca di fama, prova a rispondere con le sue ricerche, così dilettantesche da essere impubblicabili, sulle citazioni e con una bibliografia riservata a chi pensa come lui. Nei commenti, oltre a qualche esibizione di misoginia e alle battute volgari, parecchi sono meno biechi e ottusi. Ad alcuni lettori, per esempio, viene l’idea che il maschilismo dei fisici sia un deterrente e che i datori di lavoro considerino la maternità un ostacolo insormontabile.
A questo proposito, su Nature, Alexandra Witze segnala l’articolo di Lauren Haycock et al. uscito ieri sulla Phys. Rev – Physics Education Research:
- A survey of undergraduate women, who attended a conference for undergraduate women in physics, revealed that approximately three quarters (74.3%; 338/455) of survey respondents experienced at least one type of sexual harassment.
Alexandra W. aggiunge:
- The survey results mesh with those from a major 2018 report from the US National Academies of Sciences, Engineering and Medicine, which concluded that sexual harassment in academic science was pervasive, severe and harmed the careers of women.
Da paragonare alla conclusione strumiana che arriva dopo aneddoti lacrimosi su anonimi fisici che non osano dire quanto sono oppressi dalla dittatura femminista per timore di perdere il lavoro:
- Now, thankfully, those few professors who have dared to take a stand—Jordan Peterson, Janice Fiamengo, Gad Saad, and a handful of others, as well as a few courageous journalists—are receiving an encouraging level of attention. My expectation is that this political movement will fade away in a decade or so. We can only hope.
I suoi eroi sono tre star canadesi di You Tube:
– lo psicologo invasato, soporifero, complottista e più ignorante di una mega-aragosta, specializzato in “fatti alternativi”, autoproclamatosi capo dei “guerrieri culturali”, leader del “dark web intellettuale” e idolo degli incel americani;
– una prof di letteratura canadese anglofona, molto meno famosa nonostante un centinaio di video provocatori, nota per accusare le studentesse che denunciano uno stupro di mentire per diffondere “odio verso i maschi” e la “cultura del vittimismo”;
– un altro psicologo che insegna marketing del “consumatore darwiniano“, secondo il quale guidare una Ferrari innalza il livello di testosterone dell’Homo consumericus, e nelle réclame l’attribuzione di un “ruolo decorativo” a fanciulle attraenti ha radici darwiniane e nulla a che vedere con una reificazione del corpo femminile da parte del patriarcato, come sostengono le odiose femministe della “terza ondata” (le ondate precedenti al 1950 sembrano essergli ignote).
*
Tremate, tremate, Susan Sontag è tornata…
Su un tema affine, “Perché Greta Thunberg è una foglia di fico e l’ideologia ha la meglio sulla realtà” di Enrico Mariutti – su un blog del Sole-24 Ore – disinforma su quanto detto e scritto dalla protagonista per meglio sottoporla a un processo a intenzioni immaginarie. Un preludio depreca la violenza di certi attacchi per affrettarsi a imitarli, volgarità in meno:
- Anche quest’analisi, quindi, si adeguerà al dibattito pubblico e tratterà Greta come il simbolo del suo messaggio. Nella piena, e quindi colpevole, consapevolezza che una sedicenne non dovrebbe essere caricata di questo peso.
Ribattezzare una persona “simbolo del suo messaggio” consente di non citarne mai il messaggio. “L’aspetto fondamentale“, scrive un ammiratore del testo che non può aver letto, è che
- nell’articolo non è in discussione Greta, ma delle evidenze scientifiche che non si possono ignorare solo per esaltare un fenomeno che tocca i ‘cuoricini’
Di evidenze scientifiche non c’è traccia. L’articolo di Mariutti discute l’ideologia reazionaria e paternalistica (giuro) di Greta. Addosso al “simbolo” in carne ed ossa, scarica una valanga di macigni. La transizione alle energie rinnovabili costa, il simbolo non dice chi pagherà:
- Le [non] parole della giovane attivista, perciò, diventano un paravento dietro cui nascondere un groviglio di interessi contrapposti e ipocrisia che è più facile ignorare che dipanare.
Segue lunga e ingenua disamina dell’elezione di Trump che sarebbe dovuta al Clean Power Plan dell’EPA chiesto da Obama, come se, tanto per far un esempio, Hillary Clinton non avesse ottenuto 3 milioni di voti in più. Breve accenno ai gilets jaunes francesi e arriva il bello: “Tutto questo a Greta non interessa”.
- La sedicenne preferisce concentrarsi su “cosa deve essere fatto anziché su cosa sia politicamente meglio fare”.
Su “cosa sia politicamente meglio fare” la sedicenne rimanda agli esperti (rif. per esempio, la sua posizione sull’energia nucleare dal 19′).
- Quella per il consenso, però, non è una partita sporca come lascia intendere la giovane attivista ma un passaggio fondamentale nel processo di decision making all’interno di una società democratica.
Nel mondo reale, la giovane attivista richiama a rispettare il consenso sull’Accordo di Parigi.
- Non temere l’impopolarità vuol dire non essere disposti a mettere in discussione il proprio punto di vista per raggiungere un fine superiore. Significa mettere in cima alla scala delle priorità sé stessi, le proprie idee e convinzioni, piuttosto che la soluzione al problema.
Sigh… un altro psicologo da rotocalco che farebbe meglio a leggere “Un’antropologa su Marte” di Oliver Sachs.
- Questo aspetto aggiunge una sfumatura sgradevole all’intransigenza di Greta. La sedicenne ... è figlia della grande borghesia svedese.
Sic. Un padre attore e una madre cantante lirica sarebbero “la grande borghesia svedese”.
- Difficile, quindi, non interpretare il distacco dell’adolescente come una reale distanza dai bisogni e dalle priorità delle classi popolari.
Avevo avvisato:
- Al di là delle intenzioni e della retorica, Greta si fa portatrice di un’ideologia reazionaria e paternalistica che trasforma prospettive universali come la solidarietà, l’equità o la giustizia in patenti che i migliori attribuiscono di volta in volta agli argomenti che ritengono degni.
E avanti così, in un crescendo di fantasie e “fatti alternativi” che culmina con
- Auspicare che le economie emergenti taglino le emissioni di gas climalteranti, però, vuol dire auspicare che si blocchi il meccanismo attraverso cui centinaia di milioni di persone stanno fuggendo dalla povertà. Con conseguenze umanitarie, sociali e politiche potenzialmente catastrofiche.
Le emissioni inquinanti essendo notoriamente prive di conseguenze umanitarie e sociali, cosa saranno mai 4,2 milioni di vittime/anno, e le energie pulite – idroelettriche, eoliche, fotovoltaiche, geotermiche ecc. – bloccando notoriamente la fuga dalla povertà. Nel mondo reale, la reazionaria sostiene Climate Justice Now.
- Meglio aggirare il problema rifugiandosi in uno stereotipo che da cinquant’anni ha una grande influenza sul mondo intellettuale occidentale: “La razza bianca è il cancro della storia umana; è la razza bianca ed essa sola – con le sue ideologie e le sue invenzioni – che sradica civiltà autonome ovunque proliferino, che ha sconvolto l’equilibrio ambientale del pianeta, e adesso minaccia l’esistenza stessa della vita.” (Susan Sontag). Nota.
Reazionaria, paternalista, terzomondista, femminista e pacifista. Accid… assatanata no? Mentre il fondatore di Get Consulting, nonché vice presidente dell’Istituto Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie nonché “consulente in campo energetico ed economico”, lui sì che è vicino alle classi popolari…
L’ambientalismo “radicale” della giovane attivista si scontra contro quello “pragmatico”, perciò
- non è educativo. Non indirizza necessariamente i consumatori verso modelli di consumo più sostenibili, non implica uno sfruttamento più oculato delle risorse, non favorisce lo sviluppo di un’economia circolare, non riduce l’impatto ambientale umano.
Al contrario di quello che Greta Thunberg pratica e Climate Justice predica, il rampante Mariutti predica l’ambientalismo dello sviluppo tecnocratico a oltranza, più centrali nucleari, più cattura del carbonio dall’atmosfera, mega-investimenti per riprogettare le reti di trasmissione, soprattutto dove non esistono o i tifoni le abbattono, le grandi opere delle multinazionali e delle superpotenze. Il suo ambientalismo, se così si può dire,
- Non racchiude in sé un’ideologia ma semplicemente una soluzione al problema. E per questo è un compromesso inaccettabile
dall’intransigente ragazzina in cerca di popolarità. La frase successiva è un po’ sibillina:
- Sulla testa di chi, però, si combatte questa battaglia?
Presumo che intenda quella di Greta Thunberg contro i poveri già oggi vittime dei cambiamenti climatici (tema ricorrente degli interventi di lei, tra l’altro), perché Mariutti si risponde:
- Sulla testa dei contadini e degli allevatori ciadiani e nigerini, che vedono il lago Chad scomparire rapidamente e lasciare il posto ai conflitti armati; sulla testa di milioni di bengalesi, indiani, indonesiani, laotiani, cambogiani, thailandesi, cingalesi costretti a fronteggiare monsoni sempre più violenti e distruttivi; sulla testa delle comunità artiche, che assistono impotenti alla fine del loro mondo.
Nonostante queste catastrofi, crede che il riscaldamento globale sia “graduale” e “reversibile” grazie alla sua “soluzione”. Se crede pure a reti di distribuzione dell’elettricità da “riprogettare” nelle comunità artiche della Siberia o fra gli allevatori e i contadini del Ciad e del Niger, dovrebbe uscire più spesso di casa.
Credo di aver reso l’idea, mi fermo e lascio le altre bufale a Stefano Caserini.
Nota
La citazione di Susan Sontag viene da un articolo del 1967, via Wikipedia, su una piccola rivista della contro-cultura. Volutamente provocatorio, denunciava il colonialismo europeo – la Conquista delle Americhe ha sterminato il 90% delle popolazioni locali, dopotutto – l’imperialismo americano, la guerra in Vietnam, i bombardamenti con il napalm e la distruzione delle foreste con l’Agent Orange.
Non avevo letto l’articolo sul Sole, dopo questo post l’ho letto.
Sinceramente l’ho trovato un contributo interessante, un punto di vista eterodosso ma stimolante.
Più che altro, sono andato a spulciare i link inseriti nel testo e mi sembrano tutte fonti autorevolissime: MIT, Harvard, IEA.
Può specificare a quali bufale fa riferimento?
Anche lo stile del testo, per quanto certamente provocatorio, non mi è sembrato aggressivo nei confronti della tanto vituperata Greta.
Mario Ciampi
Mario Ciampi,
qui faccio riferimento solo alle bufale su G. Thunberg, smentite da quanto lei scrive e dice perfino nella TED conference linkata da Mariutti. La tesi è che lei sarebbe contraria al consenso degli esperti:
Oramai, quantomeno in ambito specialistico, ci si è convinti che un problema con così tanti ordini di complessità possa essere affrontato solo con una strategia integrata, mettendo a sistema tutti gli strumenti disponibili.
E’ una bufala clamorosa: il suo refrain è “listen to the scientists”. Ce ne sono altre, per esempio
– in economia, la confusione tra costi e investimenti;
– per il clima, l’idea che il riscaldamento globale sarebbe “graduale” e “reversibile” con la cattura del carbonio dall’atmosfera (termodinamica, questa sconosciuta…)
– in geografia, l’omissione dell’Africa orientale dalla fascia tropicale dei monsoni;
– in scienze politiche, l’analisi della vittoria elettorale di Trump (assenteismo, gerrymandering, Collegio elettorale, questi sconosciuti…)
Il resto sono le soluzioni tecnologiche promesse da 20 anni, gratuite, presumo, visto che si guarda bene dal rispondere alla domanda “chi paga?”. E questo in un lunghissimo articolo dedicato ad accusare una sedicenne di non voler rispondere e di condannare i poveri a venir travolti dai disastri che le loro emissioni di gas serra causeranno.
Come se non ne fossero già travolti in Somalia quando il monsone manca, e dove emettono 0,01 tonn/anno di CO2 a testa, rispetto a 5,3 tonn/anno in Italia.
Ho letto l’articolo di Enrico Mariutti e l’ho trovato interessante e anche assolutamente equilibrato nel tono e nelle critiche, ancora legittime si spera. Il suo articolo non fa che confermare invece l’assolutismo ideologico, la poca chiarezza e l’incapacità Al dialogo che affligge una parte, la peggiore forse, dei sostenitori di Greta. Enrico Mariutti aggiunge qualcosa, lei toglie pur essendo sapiens.
A. Tecce,
secondo me le critiche legittime si riferiscono a opinioni realmente espresse, non a quelle immaginarie.
Non ho capito se con “assolutismo ideologico” si riferisce al fact-checking o al concetto di giustizia climatica, l’unica cosa che sostengo nel mio post.
Nel secondo caso, è “l’assolutismo ideologico” delle convenzioni dell’Onu su diritti umani, ambiente, clima e biodiversità, sostenuto da decenni da miglia di associazioni scientifiche e Ong (per es. Action Aid di cui faccio parte) in tutto il mondo, e ora da Greta e dal movimento dei ragazzi.
Enrico Mariutti aggiunge qualcosa
Quale cosa non sia stata detta e ripetuta da mezzo secolo come “ormai ci si è convinti che un problema con così tanti ordini di complessità possa essere affrontato solo con una strategia integrata, mettendo a sistema tutti gli strumenti disponibili”?
Se lei si riferisce alle affermazioni su clima, economia, energia e “strumenti disponibili” per la cattura del carbonio, smentite dalle fonti linkate, le suggerisco di leggere quello che abbiamo scritto su Climalteranti.
pur essendo sapiens
grazie, ma se un giorno leggerà questo blog vedrà “sapiens è un’aspirazione”.
@ Alessandra Tecce
Ho seguito il suo esempio e ho letto l’articolo di Mariutti.
Mi sembra si tratti di un tentativo (ben scritto ma molto fragile nella sostanza) di quello che gli anglo-sassoni definiscono “character assassination”.
Si’: Mariutti aggiunge qualcosa: una sequela di insinuazioni, denigrazioni, mezze verita’ e travisamenti che hanno l’obiettivo di far passare il messaggio “Il riscaldamento globale, infatti, non è solamente un fenomeno graduale ma anche reversibile”. Affermazione sballata due volte visto che quello che cercano di spiegarci gli scienziati e’ proprio che non si tratta di un fenomeno graduale e men che meno banalmente e semplicemente (ma solo con enormi difficolta’ e, comunque, non perfettamente) reversibile.
Come se togliere la CO2 dall’atmosfera fosse privo di quei costi economico/sociali che mette in evidenza per le politiche che puntano a non immetterne e come se togliere, fra qualche decennio, una quantita’ di CO2 pari a quella che mettiamo oggi in atmosfera possa rapidamente portare il sistema climatico nelle medesime condizioni (tacendo che il riscaldamento globale innesca degli effetti di feedback positivo con l’anidride carbonica negli oceani; tacendo che lo scioglimento delle calotte polari avrebbe, nel frattempo aumentato l’albedo, ecc.).
Le affermazioni di Mariutti, quelle si’, sono basate su una visione ideologica che porta ad affermare che la tematica della “riaffermazione della sovranità popolare” avrebbe “chiara matrice socialista”. Per di piu’, facendo riferimento alla situazione francese.
Sylvie Coyaud mette in evidenza vari punti discutibili del testo di Mariutti. Stefano Caserini ne evidenzia altri.
Lei quali punti del post di Sylvie Coyaud ci porta come evidenza dell'”assolutismo ideologico, la poca chiarezza e l’incapacità Al dialogo”?
Mi permetta di dare il mio piccolo contributo e di portare l’attenzione a come Mariutti introduce il “fenomeno Greta Thunberg”
Il fenomeno Greta Thunberg si compone di due facce. Da una parte un’adolescente fuori dal comune, con un senso di responsabilità e una determinazione sconosciuti a gran parte dei suoi coetanei, con una personalità in corso di sviluppo e dei valori ammirevoli per la sua età. Dall’altra, il mondo degli adulti in ebollizione, alla ricerca di risposte semplici e comode, schiavo della paura e senza speranza, cinico e narcisista, affamato di contenuti ed eroi da manipolare o strumentalizzare.
Quindi il “fenomeno” sarebbe costituito, per meta’, da “un’adolescente fuori dal comune”.
L’articolo punta molto sulla giovane eta’ di Greta; in sei punti la descrive come “giovane attivista”; in quattro punti si ricorda che e’ “adolescente”. Nel brano qui sopra si afferma che “la sua personalita’ e’ in corso di sviluppo” (come se questo non fosse vero per la personalita’ di chiunque, giovane o vecchio che sia) e, quindi, implicitamente affermando che Greta e’ immatura.
In un punto si afferma esplicitamente che sarebbe “troppo giovane per aver acquisito una piena consapevolezza della propria identità sociale”.
E, dal momento che (sostiene Mariutti) “riuscire a scindere e analizzare separatamente Greta e l’insieme di input – culturali, familiari, relazioni, sociali, politici – che hanno contribuito, direttamente o indirettamente, a strutturare il suo messaggio è impossibile e probabilmente insensato”, provato che Greta e’ giovane e immatura, automaticamente si prova che il suo messaggio (che, non dimentichiamo, sostanzialmente e’ “ascoltiamo gli scienziati”) e’ una bambinata.
Nel brano che le cito si sminuiscono i giovani e gli adolescenti nel loro complesso sostenendo che “gran parte” di loro non avrebbe un “senso di responsabilita’” paragonabile a quello di Greta. Cherry picking che, pur non affermandolo esplicitamente, porta il lettore a credere che non sia vero anche il contraria, ovvero che “gran parte” di loro (una parte percentualmente superiore a quella analoga riscontrabile negli adulti, IMHO), sopratutto su questioni ambientali, ha un senso di responsabilita’ estremamente sviluppato. Gran parte di loro che, per di piu’, e’ proprio quella che si riconosce in Greta; molto piu’ degli adulti, che secondo Mariutti, costituirebbero la seconda faccia del “fenomeno”.
Manca solo il classico “spostati ragazzina; e lasciami lavorare”.
L’altra meta’ del fenomeno sarebbero adulti cinici e narcisisti “alla ricerca di risposte semplici e comode”.
Trascurando per un attimo il fatto che quello che fornisce “risposte semplici e comode” (ricorda “Il riscaldamento globale, infatti, non è solamente un fenomeno graduale ma anche reversibile”?) e’ proprio Mariutti, e’ curioso come questi non stigmatizzi nello stesso modo l’elettorato che vota Trump (spacciatore di “risposte semplici e comode” come pochi; anche in ambito climatico) o i gilet gialli francesi.
Evidentemente gli adulti che vogliono immettere meno CO2 in atmosfera sono alla ricerca di risposte comode mentre quelli che votano per chi afferma che il global warming e’ un’invenzione cinese sono informati e responsabili.
E.K.Hornbeck,
“character assassination”
preceduta da un lungi da me…
e’ curioso come questi non stigmatizzi nello stesso modo l’elettorato che vota Trump
Sarebbero le vittime del Clean Power Plan e della sua “ideologia”:
Tuttavia, i paletti imposti dall’Enviromental Protection Agency (EPA) hanno accentuato la deindustrializzazione del tessuto produttivo americano, in particolare in quelle regioni in cui l’industria pesante è il perno dell’economia locale. La chiusura degli impianti ha provocato un’emorragia di posti di lavoro, particolarmente marcata nel settore minerario, in quello siderurgico e nella manifattura energy-intensive, che a sua volta ha alimentato lo spopolamento e il degrado sociale.
Perciò gli “sconfitti” avrebbero consegnato a Trump gli stati della Rust Belt. Nella realtà, i primi paletti erano stati messi nel 2016 quando le rinnovabili avevano già creato 8 milioni di posti di lavoro, più di quanti ne abbia mai creati il carbone. E la Rust Belt si chiama così dai primi anni ’80, quelli delle chiusure, spopolamento e degrado.
Automazione e globalizzazione, queste sconosciute…
@ Oca Sapiens
preceduta da un lungi da me…
Peggio: preceduto da un “reprimere il desiderio di restituire al mittente l’odio riversato sull’adolescente è difficile ma necessario” che suggerisce che Mariutti sia dalla parte di Greta.