"Cosa rende un pianeta abitabile?"

Vecchia domanda, ma ormai pianeti extrasolari sono migliaia e questo qui non si sente tanto bene, conviene guardarsi attorno, magari ne salta fuori uno da colonizzare o alieni ai quali mandare messaggi affettuosi.

Come Alexander Zaitsev, un astronomo dell’istituto Kostelnikov di radio-ingegneria, all’Accademia delle scienze di Mosca, che dieci anni fa aveva spedito – o così diceva – 26 mila mail in russo, raccolti dalla rivista Cosmos, agli abitanti di un pianeta in orbita attorno a Gliese-581. Se i gliesiani sanno il russo e comunicano con le onde radio, la risposta dovrebbe arrivate verso il 2050.

Su Science, quattro esoplanetologi della Carnegie Institution cercano di rispondere alla vecchia domanda. Raccomandano ricerche non soltanto sulla composizione dell’atmosfera per capire se c’è qualcuno, ma anche sulla composizione, la struttura e la dinamica interna dei pianeti rocciosi. Placche tettoniche che schizzano a 20km/anno sconsiglierebbero di mettere radici, presumo. Finale lirico: nel prossimo decennio, grazie a telescopi sempre più potenti,

  • L’umanità creerà una biblioteca d’informazioni sugli involucri gassosi che rappresentano soltanto un milionesimo della massa di un esopianeta. Per dar un contesto a queste misure e valutare quale pianeta potrebbe ospitare la vita e sostenerla per miliardi di anni, gli scienziati devono capire come la massa (bulk, il grosso) controlla l’evoluzione di un’atmosfera e di un ambiente superficiale stabile e clemente. Il cuore dell’abitabilità sta all’interno del pianeta.

Nella prima parte della rivista non ho visto niente di trascendentale, ma devo ancora guardare i papers.

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A proposito di ambiente superficiale.

Da Climalteranti il raffinato Enrico Mariutti che aggrediva Greta Thunberg su un blog del Sole-24 Ore, frigna da giorni perché l’oca sapiens è stata “sgarbata e scortese” nei suoi confronti. In commenti logorroici, mi accusa con una volgarità crescente di avere un comportamento “viscido e squallido”, e di “escamotages [sic] diffamatori”. Prossima tappa, le minacce legali.

Un vero signore. Qualche spunto per invitarvi a dar man forte alla povera vittima.
Mario Ciampi mi aveva chiesto a quali bufale del vice presidente dell’Istituto Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie mi riferivo, e per il clima, avevo fatto l’esempio dell’idea che il riscaldamento globale sarebbe “reversibile con la cattura del carbonio dall’atmosfera (termodinamica, questa sconosciuta…)”.

Al garbato signor Mariutti, “consulente in campo energetico ed economico” è quasi venuto un coccolone:

  • Non commento il riferimento della dott.ssa Coyaud alla termodinamica, dato che dimostra un’ignoraza crassa sull’argomento, a cui non vale la pena rispondere. Il trasferimento della CO2 dall’atmosfera alla geosfera, infatti, non implica “creazione” o “distruzione” ma, per l’appunto, “trasformazione”.

A catturare la CO2, separarla dell’atmosfera – meglio ancora il carbonio dall’ossigeno – con varie reazioni chimiche ad alta temperatura, purificarla al 90% e stiparla nella geosfera basterebbe una trasformazione dell’energia della stessa CO2 da catturare e stipare! Che soluzione meravigliosa, ho detto. Ma al cortese fondatore di Get Consulting che produce “consulenza tecnologica”

  • Il riferimento alla termodinamica continua a rimanermi oscuro. Cosa c’entri con succhiare la CO2 dall’atmosfera e pomparla a pressione in giacimenti esausti di gas o petrolio non riesco proprio a capirlo.

Sul clima gli mancano proprio le basi. Malgrado i suggerimenti premurosi di Stefano Caserini e di Steph, resta convinto che catturati pochi milioni/anno di tonnellate sui 45 miliardi/anno di tonnellate emesse cominciando tra qualche decennio, quando la tecnologia sarà pronta su scala industriale – tanto è gratis – la temperatura globale cali di botto.
Insieme al calore assorbito dagli oceani.

Chi chiede tagli drastici alle emissioni invece di investimenti multimiliardari in cattura della CO2 e di “denunciare le disuguaglianze tra ricchi e poveri”, lo fa per un’ideologia paternalistica e reazionaria. Quella del mondo intellettuale occidentale convertito al terzomondismo nel 1967 da Susan Sontag – Franz Fanon, Patrice Lumumba, Noam Chomsky, Salvador Allende, Che Guevara, questi sconosciuti…

Oggi quegli intellettuali sono affetti non dal “virus del populismo”, ma peggio ancora, dal tribalismo: “lo Zaitgeist di questi tempi” [sic, ma ha problemi anche con l’italiano…].
Qualche volontario non gli spiegherebbe che cos’è l’EROIE e come si calcola? 

Per quelli che abboccano alla free energy su scala industriale e vorrebbero speculare sui crediti carbonio, pazienza. Il problema è che la sua ditta e il suo istituto producono consulenze tecnologiche anche per la pubblica amministrazione.

Nel thread di Climalteranti, si parla parecchio di ClimeWorks perché oggi è la tecnologia più dispiegata ed efficiente, si basa sulla cosiddetta “rivoluzione delle ammine”. I ricercatori dell’ETH di Zurigo che l’hanno fondata hanno ottenuto un contratto dalla Climate Works Foundation per costruire un impianto DAC-36 (la sigla DAC – Direct Carbon Capture – designa anche i collettori) a energia geotermica. Servirà ad azzerare le emissioni prodotte dalle attività di alcune fondazioni americane.

Dall’ottobre scorso a Troya, in Puglia funziona un piccolo DAC-3 sperimentale, alimentato a energia solare e finanziato dal progetto europeo Store&Go di Horizon 2020. Il carbonio viene trasformato in gas metano, l’ossigeno viene fornito agli ospedali. A Hinwil in Svizzera, dal 2017 un impianto-pilota DAC-18 sta sul tetto dell’inceneritore e ne usa il calore residuo. Vende CO2 pura al 90% a una mega-azienda agricola per le serre e una pura al 99% per la Valser, un’acqua minerale della Coca Cola.