Le Oche nel Morelos, Messico

Cari orecchietti di radiopop,

Torna in onda Matteo Dell’Acqua, il fitogenetista pluripremiato per la ricerca sulle varietà di frumento che interessano i contadini degli altipiani in Etiopia (e per aver vinto da piccolo il concorso di pernacchie a Crapapelata). Insieme a ricercatori del CIMMYT, dell’università di Wageningen e dell’Istituto per le scienze della vita diretto da Enrico Pè alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha pubblicato un altro lavoro emozionante su Agriculture and Human Values:

The abandonment of maize landraces over the last 50 years in Morelos, Mexico: a tracing study using a multi-level perspective.

Nello stato di Morelos, quello dell’Esercito di liberazione del Sud di Emiliano Zapata, che durante la rivoluzione era diventato una Comune contadina con il mais per emblema

nella parte nord confinante con Città del Messico, hanno rintracciato 66 famiglie che coltivavano e a volte coltivano tuttora le varietà tradizionali salvate dal CIMMYT : il Centro internazionale per il miglioramento del mais e del grano (trigo in spagnolo, grazie Matteo), in pratica una “banca dei semi” della CGIAR, la rete scientifica delle Nazioni Unite per le risorse alimentari.

(Dopo la seconda guerra mondiale Norman Borlaug aveva lanciato dal CIMMYT la “rivoluzione verde” che ha messo fine alle grandi carestie, soprattutto nel sud-est asiatico e per la quale, nel 1970, ha ricevuto il premio Nobel per la pace, l’unico mai assegnato a un agronomo.)

Negli anni Sessanta, dei contadini avevano donato al CIMMYT varietà locali, le “land races” a volte antichissime, perché fossero studiate e conservate. A sua volta il CIMMYT ne aveva distribuito i semi a chi li chiedeva. Sono ancora coltivati? Oppure nessuno li usa più perché “il mercato” chiede grosse pannocchie dorate, prevale l’agricoltura industriale, l’espansione irrefrenabile di Città del Messico ha raggiunto i loro campi, coprendoli di edifici, strade, discariche?

Insomma è ancora possibile conservare la ricchezza genetica delle piante alimentari, come chiede il rapporto Fao-Onu di febbraio che ritiene pericolosa la sua riduzione in tempi di cambiamenti climatici? E come si fa a restaurare gli ecosistemi con la partecipazione dei contadini – il tema del prossimo decennio approvato due mesi fa dall’assemblea dell’Onu – senza ricorrere alle varietà locali?

Se avete domande da fare a Matteo durante la trasmissione, orecchietti, potete mandarle con sms o telegram al n. 331.6214.013

Elena e io non prevediamo che resti tempo per una rassegna della stampa scientifica, magari sì per il ritrovamento in Tibet della mandibola fossile con dentro quattro molari di un nostro lontano parente Denisovano. Su un altipiano a 2000 metri di quota, dove “i Neanderthal andavano d’estate”- su Nature di oggi.

C’è anche un “commento” sulle conseguenze, ancora da capire bene e inserire nei modelli climatici, dello scioglimento del permafrost – a volte “il pendio di una collina si liquefa portandosi via gli strumenti”, lamentano gli scienziati.

Poscritto: l’articolo sulle varietà locali di mais è a pagamento, se mandate una mail a Matteo Dell’Acqua, ve lo gira. Ha anche detto che stanno lavorando alla seconda puntata della ricerca.

In onda il giovedì dalle 11.30 alle 12 sui 107,6 FM, in streaming durante e in podcast dopo.