Prosegue il fact-checking del post di Enrico Mariutti, “Clima, ambientalismo e anticapitalismo uniti nella lotta… agli alberi?“. Avvertenza: se non avete letto la III e la IV puntata, rischiate di non capire un accidente.
Nel prosieguo del sproloquio (15 mila battute) l’onnisciente laureato in storia antica con master in geopolitica, accusa di incompetenza e malafede ideologica Stefan Rahmstorf, l’oceanografo e climatologo che dirige le ricerche in Analisi del sistema terrestre al PIK. Quell’incapace avrebbe dimenticato “due effetti collaterali dell’afforestamento, casualmente tutti e due positivi”:
- – Le foreste rilasciano grandi quantità di preziose biomolecole, come il mentolo e la canfora,
Il link porta a una rassegna di studi in vitro e sui topi, una propaganda per certe panacee della medicina tradizionale cinese in linea con i diktat del presidente Xi. Per ora il consenso è che quei preziosi isopreni reagiscono con gli ossidi nitrici dell’aria per formare ozono che, a bassa quota, danneggia la salute degli esseri umani e altri animali, e le rese agricole.
Per questo motivo, esistono pioppi geneticamente modificati che non rilasciano isopreni. (Per indurre confusione nei suoi lettori o per confusione propria, Mariutti chiama “terpeni” tutti i composti organici volatili.)
Il rilascio di biomolecole e la loro “preziosità” dipendono dalla specie, dalla latitudine temperata o tropicale, dall’estate piovosa o secca ecc. Tra le molte funzioni, possono attrarre gli impollinatori o difendere la pianta contro altri organismi. Il Cinnamomum camphora, per esempio, fa piazza pulita attorno a sé perché rilascia composti tossici non solo per le tarme, ma anche per insetti impollinatori.
- che formano una barriera naturale nella bassa atmosfera, schermando la superficie terrestre dalla radiazione solare.
Peccato che stando alla rassegna linkata, non formano alcuna barriera e diminuiscono con l’aumento della CO2 atmosferica, della temperatura e della siccità.
- E non va dimenticato che gli alberi svolgono una funzione analoga anche attraverso l’evaporazione, che stimola la formazione di coltri nuvolose (le nuvole sono in grado di riflettere fino al 90% della radiazione solare).
Traspirano anche CO2 e vapore acqueo, due gas serra. I composti organici volatili facilitano la formazione delle nubi che se sono basse rinfrescano – anche se la foresta amazzonica produce una pioggia bella calda – e se sono alte contribuiscono al riscaldamento globale.
- – Le foreste ombreggiano il suolo.
Irrilevante, insieme alla concentrazione di CO2 atmosferica le temperature notturne aumentano più di quelle diurne e alle latitudini boreali quelle invernali più di quelle estive.
- E forse non è un caso che questi due aspetti manchino nell’analisi dell’oceanologo.
“E forse non è un caso” che sia il preludio a una crisi di complottismo.
- Il primo, perché è particolarmente rilevante proprio nelle foreste boreali (settentrionali), e cioè quelle finite nel mirino di Rahmstorf. Così rilevante, da controbilanciare, e probabilmente superare, gli effetti negativi del fenomeno cromatico su cui si concentra l’oceanologo.
Peccato che l’articolo linkato sia del 2008. Da allora dati satellitari e sperimentali hanno smentito l’ipotesi che le nubi avrebbero sempre un effetto raffreddante.
- Il secondo, perché rende grottesco il riferimento al permafrost.
‘Tent’al rimmel ve l’avevo già detto?
- Notoriamente, infatti, l’interscambio tra foreste e permafrost è positivo: gli alberi ombreggiano più efficacemente il terreno proprio nei mesi caldi, quando il permafrost è a rischio scioglimento.
“Notoriamente”, è meglio se gli alberi non crescono nel permafrost.
- L’inconsistenza logica della prima argomentazione del post e l’infondatezza scientifica della seconda, perciò, mettono in luce un aspetto della questione climatica troppo spesso dimenticato.
L’inconsistenza logica dei post e l’infondatezza scientifica degli argomenti mariuttiani sono un grandioso esempio dell’effetto Dunning-Kruger.
- Gli ambientalisti ci hanno visto lungo. Sono arrivati a comprendere la portata del cambiamento climatico prima degli altri e hanno combattuto per decenni una battaglia nobile nell’indifferenza generale. E per questa tensione morale gli va reso merito. Ma questo non vuol dire che abbiano sempre ragione, anche se sono scienziati.
Nell’indifferenza sua, eravamo milioni ai tempi di Rio 1992.
Salto le ripetizioni. Sunto: ha sempre ragione lui perché non è né ambientalista né scienziato, quindi è mondo di pregiudizi, onesto fino al masochismo, più disinteressato di una dama di San Vincenzo, di una schiettezza morale e uno spirito critico e autocritico impareggiabili.
- Nel caso di Rahmstorf e di molti suoi epigoni è chiara la matrice ideologica che, ingenuamente, l’oceanologo lascia trasparire in un’affermazione che fa venire i brividi: “Rimediare in gran parte alle conseguenze di uno sviluppo industriale lungo due secoli con una misura così semplice e popolare come (l’imboschimento, ndr.) sembra un sogno! Infatti è subito piaciuta a coloro che sognano tuttora una mitigazione del clima indolore per tutti”. E cosa ci sarebbe di male nell’auspicare, tuttora, una mitigazione del rischio climatico che non faccia soffrire nessuno, fatta di misure semplici e popolari? Anzi, non dovrebbe guidarci proprio questa prospettiva?
Spero che oltre ai brividi gli venga il raffreddore. La riforestazione che lui auspica diventerebbe efficace nel rimuovere la CO2 tra 50 anni, violerebbe i diritti umani di milioni di persone che verrebbero espulse dalle proprie terre. E questo proprio mentre si aggraverebbero il riscaldamento globale e i suoi danni, già catastrofici oggi per i più poveri.
Nonostante la brevità del testo di Stefan Rahmstorf, il prolisso Mariutti non è riuscito a leggerlo fin in fondo. Ne riporto per esteso il paragrafo finale:
“Piantare enormi quantità di alberi in tutto il mondo è quindi un progetto da affrontare presto. Non con delle monocolture ma con cura, stando il più vicino possibile allo stato naturale e in modo sostenibile, così da raccogliere ulteriori benefici delle foreste per il clima locale, la biodiversità, il ciclo dell’acqua e persino come fonte di cibo. Senza farci illusioni sui miliardi di tonnellate di CO2 che verranno estratti dall’atmosfera, però. Men che meno l’illusione che così rimanderemo a più tardi il momento di abbandonare l’uso dei combustibili fossili. Al contrario, il loro uso deve finire presto proprio perché vogliamo salvaguardare le foreste esistenti nel mondo.”
La seconda metà dello sproloquio mariuttiano è un misto prevedibile (Bastin et al. l’avevano previsto così come gli scienziati critici e gli ambientalisti plaudenti) di stupidate bigoiliste sugli ambientalisti fatti ad anguria come il Papa, verdi fuori e dentro più rossi e micidiali di Stalin, Mao e Pol Pot messi insieme. Inizia così:
- C’è chi non la pensa così.
Questo è vero. Né lui né i suoi eventuali epigoni la pensano come Stefan Rahmstorf.