Il problema dello scientismo

Fra i saggi di storia della scienza moderna commissionati da Nature per i suoi 150 anni, “Come la scienza ha cambiato il nostro senso di identità” dello storico della medicina Nathaniel Comfort è il più controverso. In parecchi – una maggioranza di parecchie – mi avete chiesto cosa ne penso.

Ci ho pensato… Prima per favore leggetelo perché sto per estrarne poche righe e fargli un torto.

“La scienza” sta per biologia in generale: genetica, immunologia, psicologia, neuroscienze, genomica, epigenetica, e “nostro” per chi era ed è informato del loro sviluppo. O almeno si interessa alla loro influenza culturale e sociale.
Comfort parte da Thomas Huxley che scriveva spesso sulla neonata Nature, dal suo darwinismo come progresso della specie umana – migliorabile con l’eugenetica – verso una società “basata sulla ragione, sui fatti e su verità universali”, lo scopo dell’Illuminismo.

  • Per molti versi è una cosa splendida (di recente ho visto abbastanza governance senza fatti per una vita intera). Ma il rasoio di Occam è a doppio taglio. I valori dell’Illuminismo hanno ospitato credenze fastidiosamente discordanti, come quelle che tutti gli esseri umani nascono uguali, gli aristocratici vanno ghigliottinati e le persone si possono vendere come bestiame. 

Comfort è interessato alle discordanze tra i valori della scienza e le credenze dello scientismo. Prima di elencare in ordine cronologico alcune definizioni di sé (e non sé), spiega il perché:

  • voglio suggerire che molti dei capitoli peggiori di questa storia sono dovuti allo scientismo: all’ideologia secondo la quale la scienza è l’unico modo valido di capire il mondo e di risolvere i problemi sociali. Mentre la scienza ha spesso ampliato e liberato il nostro senso di identità, lo scientismo lo ha limitato.

Il suggerimento inespresso, ma evidente dagli esempi, è che i biologi dimenticano i capitoli peggiori della propria storia e li ripetono. Il test inventato da Binet per valutare quello che i bambini avevano imparato a scuola e aiutare quelli in difficoltà viene trasformato in misura dell’intelligenza perfino di intere popolazioni. Il nostro codice genetico è un “testo” che determina chi siamo e chi saranno i nostri figli, un programma da eliminare, sistemare o migliorare. Siamo anche un aggregato di comunità microbiche che si scambiano molecole e segnali con le nostre cellule, un io diffuso e mutevole…

  • Adesso il genoma somiglia meno alla sede del sé e più a una cassetta degli attrezzi per plasmare il sé. Ma allora chi lo sta plasmando?

Nella cultura e nella società, chi ha comandato “per troppo tempo” il sistema di produzione di una scienza “positivista, riduzionista e centrata sul controllo della natura”?

  • La maggior parte di queste nozioni di identità […] e gli scenari dominanti di un futuro post-umano sono stati sviluppati da signori che avevano frequentato l’università e provenivano dalle classi medie e superiori di ricchi paesi del Nord.

Ma qualcosa sta cambiando. E’ diventato difficile accettare che soltanto i valori della scienza definiscano la nostra identità e il suo valore:

  • Davanti al colonialismo, alla schiavitù, alle epidemie di oppiodi, al degrado ambientale e al cambiamento climatico, l’idea che la scienza e la tecnologia occidentale siano le uniche fonti di conoscenza di sé non regge più. Non per incolpare la scienza di tutta la miseria umana, tutt’altro. Il problema è lo scientismo. 

Il testo è più provocatorio di come l’ho ridotto, e ha suscitato reazioni “discordanti”. Da quelle che ho visto, i giovani ricercatori lo raccomandano. Invece è stato attaccato da grandi vecchi come Steven Pinker e Jerry Coyne che, stranamente, lo ritiene un vilipendio sia della scienza che dello scientismo.

(Replica di Comfort al quale Pinker non sta simpatico.)

My two cents
Da femminista, trovo sacrosanto ricordare che la ricerca scientifica è rimasta troppo a lungo il privilegio di pochi, bianchi, maschi e ricchi. Ho un altro pregiudizio favorevole. Avevo un po’ studiato le idee scientifiche – non in biologia – che cambiavano la percezione del mondo tra il 1789 e la fine dell’Impero. Insieme alla dea Ragione, dovevano anch’esse risolvere i problemi sociali e controllare la natura – umana e non.
Detto questo, trovo assurdo attribuire questi fini soltanto ai biologi scientisti e a chi ne comanda il sistema di produzione. La biologia sarà ideologia – come scriveva Dick Lewontin – e avrà altri difetti, ma non è mai diventata il pensiero dominante come pensano Comfort, i suoi ammiratori e i suoi critici. That’s a strawman.

Mi sembra semmai una cassetta degli attrezzi fra le tante usate da ideologie patriarcali, razziste, sessiste e variamente discriminatorie. Utile, ma non indispensabile.