Rentrée littéraire

Non so se sia un segnale di ripresa editoriale o un invito a smettere di leggere solo articoli scientifici, ma mi stanno arrivando parecchi libri anche su carta, grazie. Due mi hanno fatto venir voglia di dare una gomitata al* vicin* – come in epoca pre-distanziamento – e dire “ascolta”. Ma c’è solo la gatta Jerry (che si scriverebbe Jerrie…) e l’unica cosa che ascolta con la dovuta attenzione è la caduta delle crocchette nella ciotola.

Monica Colpi è una famosa astrofisica relativistica, quella dei buchi neri e delle onde gravitazionali (è nel com. scientifico della missione europea eLisa-Pathfinder). Anni fa da nottetempo, aveva pubblicato un breve saggio di divulgazione, “Buchi neri evanescenti. Stephen Hawking e la scommessa perduta”, scritto con un linguaggio insolito, letterario. Adesso da Science Express – un editore di Trieste – esce “notte siriaca. Taccuini di astrofisica“.

I taccuini raccontano un viaggio onirico e a tratti ironico dall’Italia alla Libia, attorno al Mediterraneo e nella sua cultura non solo scientifica. A Efeso, quattro dee greche un po’ filosofe e un po’ studiose lasciano l’ingresso della Biblioteca di Celso e decidono di accompagnare l’autrice: “Sophia, Epistème, Areté, Èunoia. Saggezza, Sapienza, Valore e Benevolenza”, quattro volti ideali del sapere.

La “notte siriaca” nasce da quella di Marguerite Yourcenar nelle “Memorie di Adriano”, L’imperatore era abituato a contemplare il cielo notturno e riconoscerne le costellazioni da quando era bambino:

  • Una volta, nella mia vita, ho fatto di più: ho offerto il sacrificio d’una intera notte alle costellazioni. Ciò avvenne dopo la mia visita a Osroe, durante la traversata del deserto siriaco. Disteso supino, gli occhi bene aperti tralasciando per qualche ora ogni pensiero umano, mi sono abbandonato dal tramonto all’aurora a quel mondo di cristallo e fiamma. È stato il più bello dei miei viaggi.

Un mondo vicino, familiare anche alle dee. Invece non credono ai propri occhi quando “poco prima dell’alba”, sul suo laptop l’autrice mostra loro

  • un tassello d’universo piccolo quanto uno spillo, scelto in un’area buia del cielo: il campo profondo dello Hubble Space Telescope. (link aggiunto)

Certo, nei taccuini c’è una breve storia dell’astrofisica – perfino un’equazione e una porta con la scritta “LISA – Einstein Telescope”… – e dei fisici che hanno cercato e cercano di mettere in quel disordine un ordine diverso da quello che Adriano intuiva.
Però colpisce il paesaggio. La sensualità – la fisicità, tutti i sensi “bene aperti”, la macchia profumata, le tonalità di verde, i riccioli di un capitello – con la quale le protagoniste amano la natura mediterranea, le rovine greche, le persone incontrate, i colori e i suoni dell’universo.

E’ “la loro casa”, un capolavoro.

Abitano la stessa casa, ma si comportano in modo molto diverso. Mentre Epistème riflette, calcola, dubita, Èunoia, la più impulsiva e curiosa, progetta di andare su Marte come prima tappa verso altri sistemi solari e altre galassie… Dove andranno le altre quando l’autrice sarà arrivata all’appuntamento con i colleghi venuti anche loro nel deserto libico per osservare l’eclisse?

Aspetto di dimenticarmi un po’ il libro per rileggerlo. Adesso devo rileggere “La matematica è politica” di Chiara Valerio, un breve saggio Einaudi, che ho finito ieri sera. Come mai applaudivo ogni paragrafo e mi resta un’obiezione di fondo?
Appena l’ho capito, ne scrivo. O’s digest di Science, Science Advances e The Economist rimandato.