"Cosa serissima"

Non si fermano le réclame travestite da studio clinico o in vitro o in silico per qualche merce anti-covid, meglio se “naturale”, pubblicate negli archivi online e su riviste predone o meno. Di solito la produzione italiana è accompagnata da un comunicato stampa dell’università o del CNR che cestino invece di incavolarmi, ma per fortuna c’è chi li colleziona.

Beatrice Mautino ha già apprezzato la pubblicità della (apo)lattoferrina ripresa da diversi quotidiani italiani (due volte su Repubblica) negli ultimi due giorni.
La réclame iniziale – una rassegna a cura della dermatologa Elena Campione dell’università Tor Vergata, altri 7 autori e l’aiuto di due membri della famiglia produttrice della proteina racchiusa in liposomi – era uscita l’11 luglio sull’International Journal of Molecular Sciences e il 15 sul sito dell’Ateneo.

Grazie a servizi televisivi creduloni, il miracoloso (cliccate, fainéants!) e lucroso integratore alimentare della Technology Dedicated to Care – “brevettato” perché la proteina è avvolta in liposomi – va a ruba nelle farmacie, pare, e viene già prescritto da medici come cura e profilassi.

Il 17 agosto, infatti un preprint di bioRxiv presentava i risultati di uno studio “clinico” e in vitro e in silico: 22 medic*e infermier* volontari* affett* da covid lieve (i sintomi erano stanchezza, dolori articolari e tosse) e 10 asintomatic* non sono peggiorat* dopo averla assunta, salvo due che hanno avuto disturbi intestinali. Invece la panacea avrebbe

  • indotto un’eliminazione precoce del virus dopo 15 giorni dal trattamento nel 31% dei pazienti e dopo 30 giorni negli altri. 

Semmai dimostrerebbe che nel 69% dei pazienti la lattoferrina liposomica prolunga la durata dell’infezione. Salvo covid grave, l’eliminazione della carica virale avviene in media entro 14-16 giorni dalla comparsa dei sintomi. La cosa non turba uno dei titolari della ditta che, in risposta a Beatrice, scrive che quello studio “è una cosa serissima”. Ne dubita l’anonim* di Facta News, una testata il cui redattore scientifico è il bravissimo Massimo Sandal.
I nettascienza italiani sono sempre più numerosi.

agg. 03/11  – h/t Leonid Schneider per la correzione.

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Fallacie ecologiche 
La fallacia ecologica potrebbe sembrare una specialità dei ricercatori spagnoli. Dopo aver tentato con l’olio d’oliva, ci provano con 12 tipi di verdure consumati in paesi europei:

  • Per ogni grammo/giorno di aumento nel consumo nazionale medio di cavolo e cetriolo, il rischio di mortalità da Covid-19 diminuiva di un fattore 11, un calo fino al 13,6%. Il consumo di lattuga aumentava la mortalità.

Non è vero.

All’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), alla Statale di Milano, all’Arpa della Lombardia e alla fondazione Don Gnocchi, ci cascano pure loro. Partono dalla costatazione plurimillenaria che nelle zone temperate le malattie respiratorie virali (come quelle batteriche, d’altronde) sono più frequenti in autunno e in inverno, per dimostrare con un modellino teorico che questa stagionalità è dovuta unicamente – giuro  – alla differenza di radiazione solare:

  • Here we show that seasonality of viral respiratory diseases, as well as its distribution with latitude on the Earth, can be fully explained by the virucidal properties of UV-B and UV-A solar photons through a daily, minute-scale, resonant forcing mechanism

Beata semplicità… Il coronavirus della MERS e certi virus influenzali aviari e suini non sono stagionali.

Almeno i teorici della medicina tradizionale cinese all’università di Pittsburgh hanno fatto uno sforzo di fantasia per ipotizzare che gli amuleti di giada proteggono dal Covid-19 (non dal Sars-Cov 2 che a loro avviso non esiste?). Per dimostrarlo, hanno accoppiato i focolai, la pandemia e la sua letalità ai nostri organi toracici “come polmoni e reni” a:

  • idrodinamiche associate alla serpentizinazzione [erosione/corrosione]
  • anomalie magnetiche nei cratoni del Proterozoico e
  • attraverso la catalisi magnetica, alla dinamica della geosfera

Care lettrici, se usate le uova di Gwyneth Paltrow siete a posto. Detto questo, più creativi di così per ora vedo solo Torello Lotti, Massimo Fioranelli, Maria Grazia Roccia e Alireza Sepehri dell’università telematica G. Marconi.