O's digest (meta)

Nel disordine cronologico – come al solito quando lascio passare un po’ di giorni per le segnalazioni –  comincio da due ricerche sulla comunicazione in tempi di pandemia uscite oggi su Nature Human Behaviour, in open access.

Il fisico “interdisciplinare” Riccardo Gallotti et al. della Fondazione Bruno Kessler, hanno analizzato oltre 100 milioni di messaggi messi su Twitter in tutto il mondo quando l’epidemia si diffondeva da un paese all’altro tra il 22 gennaio e il 10 marzo. Hanno fatto una classifica dell’affidabilità delle notizie e creato un “Infodemic Risk Index” (IRI anche in italiano, è comodo) che è un insieme di indici in realtà: fonti verificate o meno, località, link a siti affidabili o meno, la sola marea di big data da strutturare.

In generale, la diffusione delle bufale ha preceduto di poco quella del Sars-Cov 2.
In Canada e in Corea del Sud, il rischio resta basso con rari e brevi picchi di infodemia. In Venezuela, Iran o Russia invece, i picchi sono più alti e duraturi e ci contribuiscono anche le fonti verificate. In media, fonti affidabili riescono ad appiattire la curva però molto più lentamente in USA o in Germania che in Italia dove resiste solo la Liguria:

  • Nel caso dell’Italia il rischio è dovuto principalmente all’attività di fonti non verificate, ma notiamo che quando parte l’epidemia, la produzione di disinformazione crolla e c’è un passaggio alle fonti affidabili.

Ci sono grandi variazioni da un paese e l’altro, comunque

  • il livello di sviluppo socio-economico non è la discriminante chiave che separa quelli alto rischio dagli altri, In effetti ci sono paesi del G8 (per esempio Russia e Germania) a notevole rischio infodemico mentre paesi  in via di sviluppo (per esempio la Thailandia e le Filippine) hanno livelli molto più bassi.

Oltre ai limiti intrinseci dello studio con altri aggiunti nei “Metodi” in fondo, c’è un programma di ricerche principalmente su:

  1. a better understanding of the role of artificial agents (bots) in infodemics,
  2. the development of truly multilingual corpora and source reliability databases,
  3. the extension of text mining to multiple social media platforms while maintaining the highest possible volumes of mined content from each source, and
  4. building a representative sample of the global population through a suitable integration of online and offline sources.

Bello! Mi sa che non basterebbero i soldi della Fondazione Kessler, però. Forse in attesa di filantropi miliardari, Riccardo Gallotti et al. potrebbero vedere quanto è cambiato l’IRI con la seconda ondata? Se non in tutto il mondo, almeno in Liguria?

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Giusto in tempo per le elezioni presidenziali, lo psicologo Anton Gollwitzer di Yale et al. coordinati da Jay Van Bavel dell’università di New York, hanno stimato con le geolocalizzazioni di 15 milioni di cellulari come le opinioni degli elettori di Trump e di Hillary Clinton rispetto al distanziamento fisico durante il Covid-19 incidevano sui comportamenti e sulla salute delle varie contee tra il 9 marzo e il 29 maggio 2020.
Così hanno verificato in vivo il calo della divergenza prevista dal loro modello.

Invece è aumentata anche durante i lockdown qualunque fossero il numero di casi, la densità della popolazione, il reddito medio, la composizione per etnia e per età:

  • Additionally, county-level consumption of conservative media (Fox News) was related to reduced physical distancing. Finally, the observed partisan differences in distancing were associated with subsequently higher COVID-19 infection and fatality growth rates in pro-Trump counties. 

Quando gli autori avevano messo la bozza su psyarxiv, Jay Van Bavel aveva scritto un ottimo thread riassuntivo. Tra l’altro è uno degli autori del policy forum su Science di venerdì scorso, sul settarismo politico in USA.

Come il razzismo, l’antisemitismo ecc., altera la percezione della setta nemica. Per esempio stando ai repubblicani, il 32% dei democratici sono LGBTQ invece del 6%, e stando ai democratici il 38% dei repubblicani guadagna più di $250 mila all’anno invece del 2%.

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L’editoriale di Holden Thorp è sul 20% soltanto della “destra politica” americana che ha “molta fiducia negli scienziati” mentre annuncia miracolosi e imminenti farmaci e vaccini anti-covid e in Senato blocca i tagli di Trump alla ricerca:

  • When the presidential election is over, science will face an important choice. Should the scientific community try to get the missing 80% of the ideological right to understand its people and its methods? Or should science write it off as a lost cause and continue to take the funding while providing the outstanding new medicines?  

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Nel paper di Chris Warshaw et al., su Science Advances, un raddoppio delle morti di Covid-19 in tutto il paese

  • porta a una riduzione dello 0,19% nel tasso d’approvazione del Presidente Trump e un raddoppio in un singolo stato a una riduzione dello 0,5%

Sono un filino meno propensi a votare per dei repubblicani a livello statale, alla Camera e al Senato.

In un “working paper” in fase di peer-review, il dottorando Sebastián Otero e i suoi colleghi economisti di Stanford stimano che tra il 20 giugno e il 30 settembre, i 18 comizi elettorali di Trump sono stati all’origine di 300 mila contagi e 700 morti di Covid-19. L’aumento probabile è di 250 casi per 100 mila residenti. In USA in media ne hanno parlato parecchio. Come Esther Duflo, usano “esperimenti in natura” che sono sempre affascinanti.
Non so se le varie analisi reggono, ma hanno avuto una buona idea per controllare l’impatto dei comizi: usano “eventi placebo” avvenuti 10 settimane prima nella stessa contea in città che fanno da gruppo di controllo.
Morale: Trump sbagliava, potrebbe uccidere non una persona in mezzo a Park Avenue ma centinaia in tutto il paese e i suoi seguaci lo voterebbero lo stesso.

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Nature ha anticipato online il necrologio di James Randi, scritto da Philip Ball che aveva anche scritto quello di Jacques Benveniste e lavorava in redazione quando Randi aveva mostrato perché gli esperimenti a sostegno della memoria dell’acqua non erano riproducibili.

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Da Climalteranti, Paolo Gabrielli ha scritto un omaggio a James Hansen, intitolato “Aerosol, la “materia oscura” del sistema climatico“. Merita, anche se  – diversamente del nostro avanzo di galera preferito nell’autobiografia “Sophie’s Planet” – Paolo non dialoga con il fantasma di Jule Charney venuto a piantargli una grana perché in 40 anni non è riuscito a sistemare migliaia di sensori in giro per il mondo…