Emigrati e conquistadores


Domenica noi si sceglie tra un francese che si chiama Olanda e uno 1/2 greco e 1/2 ungherese italo-sposato secondo il quale in Francia ci sono troppi stranieri.

Guarda caso, su Nature, escono novità e controversie sull’uscita dei sapiens dall’Africa, e in particolare su chi è arrivato per primo in America e quando. La nostra storia, ancora piena di buchi e zone d’ombra, raccontata bene – complimenti alla redazione:
– più o meno 100 mila anni fa eravamo arrivati sul Golfo persico, ok. Ma 30 mila anni dopo abbiamo trovato altri Homo? Tim Appenzeller;
– e se li abbiamo trovati, ci siamo piaciuti? Sembra di sì, nel nostro genoma c’è un patchwork (piccolo) di DNA di Neanderthal, Denisovani e antenati africani da precisare, Chris Stringer;***

– i progressi nella datazione dei fossili, compresa la faccenda della Red Lady del Paviland che era un gentleman, Ewan Callaway;

– adesso che i Clovis non sono più la prima popolazione umana del nuovo mondo via lo stretto di Bering 13 mila anni fa, chi sono quelli che li hanno anticipati di circa 3 mila anni? Che strada hanno fatto e a piedi o in barca? Andrew Curry. (1)

Sarebbe più facile risalire agli antenati se gli europei non avessero sterminato le popolazioni locali dal Cinquecento in poi.

(1) Nel secondo caso, circa 17-18 mila anni fa i francesi hanno conquistato l’America dopo un cabotaggio lungo le coste del Nord Atlantico, tesi preferita dai suprematisti bianchi. A parte l’assenza di impronte genetiche, sarebbero partiti da Solutré, come François Mitterrand per conquistare l’Eliseo. Faut pas charrier…

Aggiunta 4/10/2013
***Ermanno segnala un paper successivo, una bella critica di metodo, potremmo non esserci piaciuti dopotutto…

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La schisi
A parte questo, sul numero di oggi esce la ricerca di J. Schlappa et al. sulle dissociazioni orbitali degli elettroni 3d su un piano di ossido di rame, pubblicata on-line due settimane fa (commento). Quando sull’ossido sparano fotoni (quelli della spettroscopia con scattering inelastico risonante di raggi X, mica dei laser), gli elettroni eccitati si frazionano in due quasi-particelle: di qua lo spinone con lo spin, di là l’orbitone con il momento orbitale.

Resa artistica un po’ kitsch… nella tradizione dell’orologio a cucù. Detto con ammirazione, ci vuole il perfezionismo elvetico per creare strumenti così precisi.

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“All models are wrong” e anche gli esperimenti…
Lizzie Wolkovich et al. hanno messo in un data-base le date di fioritura di 1.558 specie di piante osservate per un minimo di 30 anni in Nord America, Europa e Giappone e le hanno confrontate con i risultati degli esperimenti di 3,8 anni (in media) che misurano l’effetto del riscaldamento. I modelli di previsione basati sugli esperimenti sottovalutano tutti l’anticipazione osservata degli “eventi primaverili”:

Sebbene i dati osservativi a lungo termine siano oggi la misura migliore delle risposte biotiche al cambiamento climatico antropogenico, i nostri risultati indicano che i ricercatori forse non capiscono abbastanza bene queste risposte per replicarle sperimentalmente.

Nelle regioni e nelle specie meglio documentate, trovano 5-6 giorni di anticipo per ogni grado C.  Tanti? Prima di negare, please rifare i calcoli e dimostrare che sono sbagliati. Dati grezzi qui. E altri qui.