Il pesce risorto, cont.

Ieri Gherardo Gentzen spiegava al Pulitzer che non andava definito “discreto impact factor” un Copernicus Index di 5,1. Infatti basta andare sul sito del Copernicus Index per constatare che va fino 1.000 ed è uno spenna-polli, polacchi per primi. (1) Oggi il Pulitzer prende altri lucci per lanterne:
L’articolo di Celani, che ovviamente viene criticato (per il contenitore più che per il contenuto) dai neo tolemaici dei nostri giorni,
L’articolo di Celani è una presentazione riciclata senza una parvenza di inglese, di IMRAD o di pubblicazione scientifica. C’è poco da criticare.
ha portato alla luce un altro conflitto: quello tra riviste scientifiche tradizionali, i cui articoli sono scaricabili a pagamento solo dai professori che hanno gli abbonamenti pagati dalle loro università, e quello delle riviste open acces (sic, anche dopo), i cui articoli possono essere scaricati gratuitamente da tutti. Un’altra botta alle posizioni di rendita consolidate all’interno della scienza mainstream.
La maggioranza degli scienziati è a favore dell’open access, possibilmentegold“, ma non alcune società scientifiche che sono anche editori. Lopen access è stato creato da scienziati. Lo pagano con i finanziamenti che ricevono per la ricerca, così come le università pagano gli abbonamenti alle riviste con la quota che trattengono da questi finanziamenti.
Tra l’altro la rivista su cui ha pubblicato il gruppo di Celani si fregia dell’egida dell’Unesco… toccherà mettere in guardia anche l’Unesco… i telefono di Franchini & c. saranno già roventi!
Ha le traveggole:

(Fonte)
Per mostrare da dove gli vengono le imbeccate promozionali, il Pulitzer ricopia la risposta a Gherardo Gentzen di Angelo Ovidi, co-proprietario della Kresenn Ltd e “co-signer of the article”:
Innanzitutto c’è un errore. Si dice che “Dopo una recensione puramente formale l’articolo viene accettato, messo sul web (e solo lì, la rivista non è di carta)…”
Giusto, mi correggo: hanno pagato $ 165 dollari per farlo uscire (più la stampa della rivista se l’hanno ordinata su carta) .
IISTE così come altre organizzazioni hanno come scopo quello di promuovere l’editoria scientifica e lo scambio di informazioni a livello globale incentivando l’accesso alla pubblicazione da parte di scienziati di paesi che non hanno mezzi sufficienti a sostenere i costi delle pubblicazioni accademiche occidentali.
IISTE ha lo scopo di lucrare su seminari, conferenze e paper in open access scartati dagli enti di ricerca e dalle fondazioni scientifiche che li finanziano in parte o in tutto.
Questo sforzo viene da una precisa indicazione data dall’UNESCO alcuni anni fa, ecco perché molte di queste riviste sono giovani, e la piattaforma è di tipo Open Access.
Fino al 2012 l’Unesco ha sostenuto l’oligopolio dell’editoria pay-walled, contro la quale i fisici avevano creato arxiv.org nel 1991 e i biologi PLoS nel 2001. L’oligopolio ha ceduto prima dell’Unesco, Springer  ha fondato BioMed Central nel 2000.
Per quanto riguarda l’impact factor, indipendentemente da come lo si misuri, il fatto che gli articoli sono largamente accessibili li porta ad essere più condivisi e usati.
Imperfetto finché si vuole, l’impact factor si misura dalle citazioni, cioè in base all’uso che viene fatto di qualche risultato in altre ricerche. La condivisione per svago non vale.
Riguardo “il lavoro di revisione fa parte dei normali doveri accademici e non è pagato; il pagamento infatti introduce un sottile conflitto di interesse.” Sappiamo tutti benissimo che solo il pagamento elimina i conflitti di interesse.
Ma va?
Infatti se un revisore viene pagato per leggere una serie di articoli non viene condizionato da altri e più forti interessi di tipo accademico, dovuti alla comunità scientifica di appartenza, al proprio entourage e ad altri fattori di convenienza che spesso trasformano questo mondo in un sistema autoreferenziale.
I ricercatori che frequenta, forse. Quelli che frequento io sperano di sorprendere la propria “comunità di appartenenza”.
Insomma non esiste una verginità scientifica accademica e questo, soprattutto quando si ha a che fare con argomenti molto dibattuti come quelli relativi a LENR/CANR crea spesso una barriera simile a quella che l’UNESCO si è prefissa di superare per quanto riguarda le preclusioni di tipo geo/economico con l’Open Access.
Piagnisteo da creazionistaPriva di verginità quanto si vuole, la revisione fa parte del lavoro per il quale un ricercatore è già pagato. Come dimostra “l’articolo di Celani “, i revisori a pagamento non l’hanno neppure guardato. E l‘Unesco non si è mai prefissa di superare la barriera tra scienza e fantascienza.
Riguardo invece alla “recensione puramente formale”, “questa rivista paga qualche dollaro a qualche post-doc squattrinato di qualche università scalcinata per scrivere in fretta giudizi generici, non specialistici”, “i revisori devono venir scelti liberamente su tutta la base accademica a seconda del contenuto dell’articolo, e non in un pool di stipendiati, che necessariamente ha competenze troppo ristrette”.
Alcuni di questi commenti sono decisamente borderline ma io non posso rispondere sulla professionalità dell’editore. Immagino che se tale polemica continuasse su toni lesivi per il lavoro l’editore potrebbe rispondere nei modi appropriati.

L’editoria predona è un fatto ben documentato. Quanto all’open access, per dirla con il Pulitzer “invito” lui e il “co-signer” ad approfondire il tema, invece di cadere dal pero.
(1) Il grassetto è per rendere i link più visibili. Per le citazioni, non ho ancora scoperto perché alt+shift+Q non funziona più.

8 commenti

  1. “… Innanzitutto c’è un errore …”
    Si, più di uno infatti, e se non mi dànno retta altri ne faranno; nel pappié che ci hanno fatto avere solo l’ abstract, tra l’ altro hanno scritto “Ministry of Aeronautics” invece di “Casa dell’ Aviatore”.
    Sarà possibile prima o poi sapere perché?
    Il mio alienista dice che la devo smettere con le paranoie, forse ha ragione, si figuri che immagino si tratti di un trucchetto per gabbare i gonzi; arrivo al parossismo di pensare che chi ha scritto quel papero sia un bugiardo, che dice Sig.ra Oca, è grave?
    Ho perso la lezione di Pantomima di ieri, era molto interessante, era intitolata “Fatta Salva la Buona Fede”; peccato, saper rappresentare ciò che non si prova è importante, a volte potrebbe evitare la galera.
    Avrei un’ altra domanda, mi piacerebbe sapere perché A. Ovidi ha scelto di scrivere su 22P anziché nella sua sede naturale e cioè qui, dove è uscito lo scritto di A. Guglielmi; lei mi dirà, “ma lo chieda a lui”, e in effetti sarebbe più lineare ma lì son stato tacciato di trolleria, e noi persone sensibili rifuggiamo dal distribuire perle a chi non le apprezza, porci senza ragione, in quella situazione, non avrebbe senso.
    Quindi la domanda è: “Sig.ra Oca, quale pensa che sia la ragione per cui A.O. ha preferito scrivere su 22P invece che qui?”.
    Pensi che A.O, dopo esser stato messo in lista di jettatura, ha avuto il coraggio di scrivere su 22P un commento, anzi due; non è coraggio, è temerarietà. Ma adesso che il poeta gli ha dedicato un post, credo che sia spacciato. E nessuno dei suoi amici che lo abbia messo in guardia contro la Sfig. Passerin!

  2. Vede come vanno le cose, si corregge e si lima e si sciacqua i panni in Arno cercando di non caderci dentro e poi sfuggono papere macroscopiche: l’ articolo di A. Guglielmi era uscito prima altrove (a questo punto devo aggiungere: se ho capito bene).
    Quindi la seconda domanda andrà semmai riproposta nella sede opportuna,una volta capito bene qual è.
    Potrei riformularla come segue: Sig.ra Oca, quale pensa che sia la ragione per cui A.O. ha preferito scrivere su 22P invece che dove è uscito lo scritto al quale risponde?
    Ma così mi sembra un po’ posticcia, e una specie di risposta me la posso dare da me: perché ritiene (forse a ragione) che i passerotti abbiano ossicini più fragili dei Magnifici Tetragoni.
    Bene, vado avanti come ero partito, che poi ho dovuto dividere il commento in due parti perché non passava, mi ha stupito il fatto perché in genere succede con i commenti troppo lunghi e mi sembrava invece di essere stato stringato come sempre; invece ho poi capito che avevo fatto confusione con quei comesichiama per fare il corsivo. Ora naturalmente questo intermezzo ha un po’ disturbato il ritmo, pazienza, mi rifarò in altra occasione.
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    Ecco! La terza domanda che avevo in mente ha trovato risposta da sé, vede a volte la sincronicità: mi chiedevo come mai A.Ovidi. si fosse preso la briga di rispondere a A.Guglielmi, invece di lasciare che lo facesse il suo capocordata, primo firmatario del papero, e primo ricercatore di anemometri a tubo caldo.
    Mentre pensavo se il punto esclamativo potesse o meno sostituire il punto fermo che si usa apporre a una parola quando per un motivo o per l’ altro si decide di abbreviarla, nel caso presente il “Passerina” alla fine del commento precedente che qui purtroppo mi trovo con imbarazzo a dover scrivere per esteso per spiegare cosa sto dicendo, nello stesso istante in cui cancellavo il punto fermo apparendomi esso, seguito dal punto esclamativo, ridondante (non che ce l’ abbia con le ridondanze in sé, diciamo che mi sembrava troppo ridondante, infatti come lei saprà ho molto più in antipatia le lunghe concatenazioni di incisi, perché è facile perdere il filo del discorso,e io odio perdere il filo del discorso, tanto che quando trovo un inciso chiuso male strozzerei con le mie mani chi l’ ha scritto), in quel preciso istante mi si è formata nella mente l’ immagine di F.Celani che fra sé e sé diceva: “Col cavolo che gli scrivo io a Guglielmi, va a finire che mi levano anche il tubo caldo e la tessera della mensa. Chi ci mando chi ci mando chi ci mando – Angelooo! vien qua, guarda questo stxxxx di mexxx del caxxx che minxxx scrive, io ora ho da nanizzare un pezzo di fil di ferro, scrivigli te vai, spaccagli il cxxx e quando torni portami un caffè”; questo grazie alla tele-visione, una facoltà psichica che ho impiegato molto tempo a sviluppare, e pensi che l’ alienista tutte le volte che gliene parlo mi aumenta le gocce, credo che sia intortato con Big Farma, va sempre alle Maldive e il più delle volte si porta via la chiave, penso che rientrerò in 22P sotto falso nick, poi con le mie arti recitative indurrò Daniele a scrivere un post sul complotto Big Farma, sugli alienisti in generale e sul mio in particolare – he he he – gliela faccio vedere io gliela faccio.
    Mi scusi per la concisione ma è l’ ora della terapia e qui non si sgarra.
    Per il grassetto, per me va benone e la ringrazio, ma se crea disturbo lo tolga e io mi attrezzo come posso.
    bg

  3. @barbagianni
    il filtro aveva un limite di 1000 battute, ma non lo rispetta più.
    La scelta di 22 passi, credo sia dovuta al coraggio con il quale il Pulitzer difende le panzane altrui e proprie. Noto che suscita un’ilaritammirazione crescente anche nei true believers.
    Se dopo la terapia ha un minuto, qui è apparsa una prosa inaspettata.

  4. Giuro che la prosa inaspettata non l’ ho scritta io, e anche i miei alter ego giurano la stessa cosa; ci abbiamo messo tutta la mattina a giurare uno per uno, tralasciando il nostro dovere e inclinazione disinformatizia, e così la prossima volta lo faremo in blocco, come a militare, allineati e coperti e baionetta in canna penna all’ orecchio.
    Naturalmente, noi troll con molti attributi denigratori guadagnati sul campo del disonore mercenario giureremmo qualunque cosa per cui fossimo pagati; a volte anche gratis, se ciò può far dànno a qualcuno.
    Può darsi però che il beverone di ieri sera mi abbia alterato, se definitivamente non saprei, le facoltà intellettive mentre quelle mnemoniche sono fritte da un pezzo; dice il dottore che proviamo con una nuova serie di elettroshock a radiofrequenza, trova che ho dei circuiti cerebrali incomprensibili, e quindi mi ha chiesto gentilmente di lasciargli il mio cadavere per i suoi studi.
    Mi rassicura il fatto che ha 19 anni, quindi ha tempo di maturare prima di esporsi a tale devastante esperienza; si figuri l’ altro giorno mi sono impiantato nel cranio gli elettrodi della saldatrice e si sono fusi gli avvolgimenti (della saldatrice, purtroppo).
    Per l’ appunto ieri per dei lavori giù in cantina è arrivata una squadra di operai tra cui una saldatrice polacca di una quarantina di anni, un po’ magra ma a me piacciono le saldatrici maneggevoli, ma resiste ai miei approcci, non mi spiego il perché. Forse ha paura del colpo di fulmine, chissà.
    Il mio dottore si chiama Frank E. Stein, magari lo conosce? Settimana prossima ha un convegno in Ucraina, ha detto che mi porta un regalo, A me piacerebbe molto una saldatrice ucraina, spero ne trovi una ben collaudata, ma lui dice che probabilmente i miei guai sono finiti, alla ditta Phuc Chilla hanno delle scatolette meravigliose, ne ha fatta fare una apposta per i casi difficili con un fusibile da seicento ampere. A volte non so se scherza o se mi prende in giro, non mi sembra un nome ucraino.
    Vabbè, mi stanno chiamando per avviare il camion della ditta di lavori che gli si è scaricata la batteria, gli viene comodo perché ho ancora gli elettrodi impiantati.
    bg

  5. Dunque, vedo che la questione va approfondita, quindi ri-vado alla prosa inaspettata, mi ri-leggo tutto per benino e a parte un link secondo me poco centrato, ma io ho altri parametri sulla centratura dei link quindi non insisto e poi mi sono dimenticato qual è, devo dire che veramente non ci ho capito niente, tanto della prosa inasp. quanto del resto.
    O meglio, mi sembra sempre il solito copione, si mettono insieme in diversi, pigliano un generatore automatico di discorsi complicati e poi si trovano un collega di Scilipoti per vedere di farsi dare dei soldi. Ma non prenda per buono quel che dico, sono mentalmente instabile he he he (questa era per premunirsi contro eventuali azioni legali).
    Evidentemente è una strategia efficiente altrimenti avrebbero dovuto estinguersi digià ma, come le volpi campano mangiando polli [e nella mia zona sono belle grasse perché, in applicazione della eco-bio-quantic-agricoltura con tendenza olistica e varietà magneto-elettrica (badi ben, no elettro-magnetica, che sarebbe come mettere il carro davanti ai buoi, cosa che noi ci guardiamo dal fare in quanto assurda e controproducente), invece di fare il recinto in rete di ferro lo faccio di paglia intrecciata a fiori di campo secchi; è molto carino ma poco funzionale, infatti nell’ ultimo anno ho speso circa ottomila euro di galline, delle quali le volpi me ne hanno lasciato solo tre, le più magre ovviamente], i furbi càmpano sfilando quattrini ai, con licenza parlando, fessacchiotti che glieli dànno.
    Per fortuna nel campo qua dietro c’è il rottame di un carro armato dell’ ultima guerra, penso di adattarlo a pollaio, il Prefetto ha fatto saldare (da una ditta abilitata, ti pareva, avrei potuto farlo da me con gli elettrodi che mi avanzano dalle cure domiciliari che il dott. Stein mi ha prescritto) un tappo sulla canna del cannone, con la ridicola motivazione che non sarei affidabile, né come saldatore nè come cannoniere.
    Ma devo dire che effettivamente anche la mia, di prosa, mi appare inaspettata, infatti a seconda del voltaggio che su consiglio del dott. Stein mi applico sperimento identità diverse e spesso incompatibili.
    Indubbiamente si tratta di inaspettazione diversa, in quanto io non so cosa andrò a dire, mentre l’ Inaspettato aveva una agenda.
    Dico aveva perché tra le doti che ho pazientemente sviluppato ci ho anche la telecinesi, per cui gliel’ ho sfilata. Veramente tiravo al portafogli, ma ho ancora problemi di allineamento.
    C’ erano scritte un sacco di cose di nessuna importanza, tra cui la formula della pietra filosofale, e l’ ho buttata nel camino.
    Ma vorrei allargare un attimino il discorso, riagganciandomi al link “Del Giudice” che porta, mi scusi ma le cose vanno chiamate con il loro nome, a una vera fogna, “ProgettoMEG”, e mi domando: ma cosa ci hanno da prendersela con Celani che pubblica su 22P!
    Che poi è vero che non c’è il peer-review, ma perché? Perché anche la più tarda delle tre galline che mi son rimaste dalle scorrerie delle volpi ha rifiutato di leggere quella, se posso esprimermi liberamente, robaccia.
    Per farla corta, che lei sa quanto io apprezzi la brevità, userò un ‘ espressione matematica, molto complessa purtroppo ma per arrivare alla feccia bisogna prima bere il vino: ProgettoMEG:22P=22P:JoNP. Si chiama “proporzione” ed è una funzione molto potente, ovviamente bisogna capirla e dubito che qualcuno dei citati ci arrivi.
    La devo salutare, è successo un guaio, nel dare la mano al dott. Stain purtroppo con l’ indice dell’ altra mi stavo sfrucugliando il naso (lo so che non si fa, ma eravamo in campagna e posso accampare altre attenuanti generiche, però solo dopo le 22 quando i bimbi vanno a dormire), insomma mentre gli stringevo la mano per salutarlo che andava alle Maldive, mi si è formato un corto circuito nel cervello (mi stavo sfrucugliando piuttosto in profondità devo ammettere) ed è partita una scarica elettrica da 12 chilovolt che lo ha carbonizzato all’ istante. Dice il macellaio il dottore che gli ha fatto l’ autopsia che gli piacerebbe molto farla anche a me, a suo tempo ovviamente.
    Adesso sono molto triste perché il furgone delle pompe funebri mi ha schiacciato l’ aiuola dei nasturzi, che erano un caro ricordo di tanto tempo fa ma ne parlerò semmai un’ altra volta, ma devo dire che dopo la scarica elettrica mi sento veramente bene, come quando una persona normale emette, ehm, dei gas intestinali a lungo trattenuti. Peccato che non riesco più a ululare così bene come prima.
    bg

  6. Cavolo, purtroppo per essere breve non ho affrontato il nòcciolo del problema della prosa inaspettata, quindi mi perdonerà se vado a dilungarmi con premesse, richiami e quant’ altro.
    Dunque, mettiamoci comodi e cominciamo:
    Premessa:
    -non l’ ho scritta io (disclaimer): per quanto ne so;
    Discussione:
    -non l’ ha scritta nessuno che io conosco, controllo, impersono, frequento, fùlmino, carbonizzo o cannoneggio (disclaimer):per altri verbi non garantisco;
    Conclusioni:
    -non so chi l’ ha scritta.
    Ipotesi alternativa:
    – Forse si è scritta da sé (disclaimer): non ci conterei.
    bg

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