Bruno M. Pontekorvo (1913-1993)

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Per lo speciale di radio pop. il 23 agosto, per il Sole e per Oggi Scienza, chiedo del “Cucciolo” di via Panisperna a Jack del CERN che lo ha conosciuto nel 1946-1948 da Fermi, all’università di Chicago; a Gianni della Sapienza che è un fisico prestato alla storia della fisica, a Jean-Ch., un misto di fisico e di ingegnere che lavorava chez Schlumberger.

Che cosa pensano della “scomparsa” di Bruno Pontecorvo in USSR nell’estate del 1950, un’eco di quella di Majorana ma in pieno stalinismo di là e di caccia alle streghe in USA? Del suo riapparire nel 1955 al mitico Istituto per la fisica di Dubna e senza fare una piega collaborare da “Pontekorvo” con colleghi stranieri, viaggiare, andare a trovare i parenti, i fratelli tutti un po’ geniali?

Così libero, rispetto agli scienziati russi. Così ostinatamente muto sui loro “soggiorni” nel Gulag e in ospedali psichiatrici, sulla documentazione che raccoglievano nei samizdat e che Mario Corti e sua moglie Elena Gori trafugavano fuori dall’URSS, insieme alla letteratura e alle autobiografie clandestine? Rischiando “soggiorni” pure loro?

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Non credere alla propaganda della guerra fredda, dicono tutti, non era una spia. “Era marxista, anch’io,” dice Jack, ” solo che lui ha fatto una scelta coerente.” Ma sbagliata, come disse Pontekorvo a Erice che tornò in URSS e decise che metà delle sue ceneri dovevano restare a Dubna e metà andare in un cimitero cattolico di Roma.

Ebreo ateo, fuggito dall’Italia nel 1938 (h/t E.K. Hornbeck, P. B. et al!) dopo le leggi sulla Razza, nel 1940 dalla Francia e dal lab dei militanti comunisti Joliot-Curie, rifugiato in USA e in Canada. Una storia nella Storia come altri ragazzi di quella via, come Jack.

“Gli dobbiamo un pilastro della fisica attuale delle particelle, l’interazione universale di Fermi. Quando la teorizzò in un paper del 1947 non voleva crederci nemmeno il ‘Papa’. E concetti fondamentali sui neutrini,”  dice Jack che gli deve anche il Nobel insieme a Mel che non c’è più e a Leo che non ho osato disturbare, aveva già dato per la sua goddam particle.

Ma quel silenzio fino alla fine, Jack?

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E quei cinque anni…?

Con Gianni e Jean-Ch., abbiamo una risposta e Jack non la sapeva. Pontekorvo era il Pontecorvo che aveva brevettato, tra l’altro, per la Well Surveys il generatore di neutroni lenti che si usa tuttora nella prospezione – petrolio, acqua, minerali radioattivi.

Uranio, plutonio, certo! “L’URSS ne aveva bisogno per la gara a chi aveva più bombe atomiche,” dice Gianni. “Brevetti citati in recenti brevetti della Schlumberger,” dice Jean-Ch. e me li gira nel caso a Jack…

“No grazie, non me ne intendo.” Sapessi io, semmai chiedo a Camillo.

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Ma quel silenzio quando si manifestava con Joseph Rotblat per il disarmo, Jack? A volte c’erano pure le gioventù comuniste dell’Est! “Sai, il grande talento di Pontecorvo era l’immaginazione. In fisica ogni tanto gli faceva prendere lucciole per lanterne, quello che immaginava per la realtà. Joe… era diverso, non so che cosa abbia combinato in medicina nucleare dopo la guerra, ma con Pugwash ha denuclearizzato l’emisfero sud.”

Non c’è confronto.

Jack ha ri-votato per Obama, “chi altro c’era?”, è deluso della frenata sul disarmo nucleare ? “Come tutti, ma a protestare siamo rimasti solo noi pantere grigie… Questo, te lo avevo detto a Varenna, no?” No, cachottier, va che belle gambe… “Fai girare?”

Sì, ma tu fai girare questa. “Mrumf… grr…”

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Per il resto, convegno L’eredità di Bruno Pontecorvo alla Sapienza, 11-12 settembre; Il Caso Pontecorvo di Simone Turchetti, Sironi editore, 2011; la puntata di La Storia siamo noi (h/t Riccardo); dalla SISSA, la presentazione del film Maksimovic, in anteprima a Roma l’11 settembre; il libro intervista di Miriam Mafai, Il lungo freddo;

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4 commenti

  1. Grazie per il post su un personaggio che mi sempre incuriosito.
    Le segnalo un piccolo dettaglio che non mi torna: “fuggito dall’Italia nel 1936 dopo le leggi sulla Razza”; le leggi sulla Razza mi risulta siano del ’38. Forse emigrato perche’, gia’ nel ’36, aveva maturato convinzioni antifasciste? O, semplicemente, emigrato per motivi di studio/lavoro e, in seguito alle leggi razziali, decise di rimanere in Francia?

    1. @E.K.Hornbeck
      sì che sono del ’38! Avevo collassato la scelta di lavorare dai Joliot-Curie nel ’36, con il trasloco forzoso da Roma. Corretto, grazie.

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