Probabilità 95-100%


Puntuale come un treno svizzero, alle 10 è uscita la sintesi per “policy-makersdel Gruppo di lavoro 1 – che ha valutato le ricerche uscite nel 2007-2011 –  del V rapporto IPCC.

La certezza sul contributo delle nostre emissioni ai cambiamenti climatici è aumentata, ma anche l’incertezza sulla sensitività del clima a un raddoppio della CO2 atmosferica: da 1,5-4,5°C  rispetto a 2-4,5 nel 2007.

Tutti gli indicatori – volume dei ghiacci, acidità oceanica, livello del mare (impressionante la nuova proiezione della figura SPM 9, in fondo) , frequenza e intensità degli eventi estremi ecc. e quindi popolazione a rischio –  stanno peggiorando.
Finisco di leggere, ci penso (fatto) e nel frattempo metto qui il primo comunicato dei competenti in materia (grassetto mio), altri link via via.

Il nuovo rapporto Ipcc conferma il global warming

Illustrato a Stoccolma il Sommario del quinto rapporto sui cambiamenti climatici, cui hanno contribuito tre ricercatori dell’Isac-Cnr. Confermati il riscaldamento dell’atmosfera e degli oceani, lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento del livello del mare, l’aumento di CO2. L’attività antropica rappresenta una causa fondamentale di questi fenomeni

È stato presentato oggi a Stoccolma nel corso di una conferenza stampa internazionale il Sommario per i policymakers del Working Group 1 (‘Le basi scientifiche del cambiamento climatico’) del V Assessment Report (AR5) dell’Intergovernmental Panel for Climate Change (Ipcc). Tra gli autori e curatori di questo rapporto sul cambiamento climatico solo quattro ricercatori italiani, tra cui Maria Cristina Facchini, Sandro Fuzzi e Susanna Corti dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna. All’AR5 hanno contribuito nel complesso oltre 200 autori principali, 600 autori contributori e 50 curatori, oltre a 1.500 revisori di tutto il mondo, il solo WG1 di circa 2.200 pagine.
“Il nuovo rapporto conferma le tendenze sui cambiamenti climatici in atto”, spiega Maria Cristina Facchini, uno dei lead author del volume. “In particolare l’aumento della temperatura dell’atmosfera e degli oceani, l’incremento del livello del mare e la diminuzione dell’estensione e del volume del ghiaccio terrestre riscontrati sin dal 1950. Molti di questi fenomeni non hanno precedenti su una scala temporale che va dalle decine di anni ai millenni. Per quanto riguarda le temperature atmosferiche, ciascuno degli ultimi tre decenni è stato più caldo dei precedenti e il primo decennio del 21° secolo è stato il più caldo dal 1850. Dall’inizio del 20° secolo la temperatura media del pianeta è cresciuta di 0.89 °C, mentre il livello del mare è cresciuto in media di 19 cm. Inoltre, i ghiacciai dell’intero pianeta stanno perdendo massa e la copertura di ghiaccio dell’Artide sta diminuendo”.
Elemento chiave del rapporto è l’anidride carbonica (CO2), principale responsabile del cambiamento in atto tra i gas serra. “La concentrazione di biossido di carbonio  nell’atmosfera è cresciuta di più del 20% rispetto al 1958 e di circa il 40% dal 1750”, precisa Sandro Fuzzi, review editor del volume. “È probabile al 95-100% che le attività antropiche, uso dei combustibili fossili e deforestazione, abbiano causato più della metà dell’aumento di temperatura osservato, che a sua volta ha causato il riscaldamento degli oceani, lo scioglimento dei ghiacci, l’acidificazione degli oceani, l’innalzamento dei mari e l’intensificarsi di alcuni fenomeni estremi nella seconda metà del 20° secolo”.
Le proiezioni per il futuro, basate su modelli matematici, indicano secondo l’Ippc un’ulteriore crescita della temperatura. “Le emissioni di gas serra stanno causando cambiamenti climatici in tutte le aree del pianeta, anche se non in misura uniforme, molti dei quali persisteranno per secoli. Per arginare questo circolo vizioso occorrono urgenti e importanti riduzioni delle emissioni di CO2 e degli altri gas serra”, conclude Fuzzi.

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carpet-bombing with anti-climate science myths

Rassegna stampa in fieri

Escluso il “blitz di disinformazione” della Fossil Fuel Defense Force.

Nature Geoscience (raccomandazioni sensate per i prossimi rapporti, ma i governi saranno d’accordo?); The Guardian (sunto del sunto); The Guardian (dati); BBC (sunto del s.); Repubblica (idem); The Economist (idem); The New York Times (idem, segnala la novità del “carbon budget”); CMCC; Skeptical Science; Climalteranti; Real Climate; Michael Mann; Greg Laden (grafici); da Climate Crock il solito “Per fortuna che Silvio c’è” trasuda odio verso Michel Mann al cui hockey stick l’IPCC assegna una maggior certezza (= più caldo oggi che negli ultimi 1400 anni);

Adesso faccio il compito per Oggi Scienza.

4 commenti

  1. @Riccardo
    Guarda, su Oggi scienza volevo proporre uno sciopero della categoria! Sarei anch’io per rapporti puntuali su temi circoscritti, ma come hai visto con SREX, i media ne parlano poco. Almeno così ogni 5-6 anni ne parlano tutti.

  2. Per togliere un po’ di noia (spero di riuscire a scrivere più diffusamente in volo) vengo da due entusiasmanti settimane di biodiversità (a rischio). Tra le altre cose pare che le prospettive di perdita calcolate sulla red list IUCN siano troppe ottimiste (e che il rischio sui gruppi che guardiamo poco sia ancor più alto) ma, d’altro canto, stiamo diventando più bravi a capire dove mettere le mani. Bell’interventone, a fine convegno, di Hervé Philippe che fa le pulci ai filogenetisti (per risolvere alcuni delle filogenie più accurate si producono ~7 ton di CO2) chiedendosi se stiamo veramente facendo cose migliori con tutta la mole di whole-genomes che abbiamo…

  3. @Gvdr
    Grazie delle notizie – facci sapere quando e dove ne scrivi.
    “mole di whole-genomes”: a vedere certi lamenti su Nature, se lo chiedono in tutte le discipline bio.

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