Scienza in grammelot

Ho già raccontato degli esilaranti articoli (1) di informatica scritti dal programma SciGen.

Gli ing. elettrici ed elettronici che dovrebbero far ricerca e raccontarla con parole proprie sembrano ricorrerci en masseRichard van Noorden scrive che Springer, un colosso dell’editoria scientifica, e l’Institute of Electrical and Electronic Engineers, editore di 175 riviste, stanno ritirando centinaia di articoli e presentazioni a conferenze, dalle edizioni digitali e per ora senza alcuna spiegazione.

Ne ha rintracciato la provenienza Cyril Labbé che – oltre ad essere il “padre” di uno degli scienziati più citati al mondo – ha creato una “metrica che identifica il “gibberish” prodotto da SciGen e l’ha messa sul sito del proprio lab, così tutti possono partecipare alle pulizie. Manca ancora una metrica per identificare MathGen, ma penso che Labbé ci stia già lavorando. (2)

Ruth Francis, ex capa uff. stampa di Nature, casca dal pero:

Ruth Francis, UK head of communications at Springer, says that the company has contacted editors, and is trying to contact authors, about the issues surrounding the articles that are coming down. The relevant conference proceedings were peer reviewed, she confirms — making it more mystifying that the papers were accepted.

“Mystifying” mica tanto. La peer review dipende dai direttori, redattori e membri dei comitati editorial-scientifici delle riviste IEEE che quasi tutti fanno parte dei comitati delle conferenze IEEE, alle quali si paga per partecipare. La pubblicazione degli atti è inclusa nel prezzo. Quanto a Springer, più roba esce più guadagna.

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The Art of SnarXraft

(1) Esempio recente, “A case for Von Neumann Machines” di Marcus & Oranski

(2) Messaggio privato: Laisse béton SnarXiv, Cyril, la physique en a besoin pour les poissons d’avril

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La nuova ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca dice a Repubblica:

Per vincere bandi europei, però, ci vuole una mentalità che l’Italia ancora non possiede

I ricercatori la possiedono eccome, anzi: avrei una modesta proposta

4 commenti

  1. Il vero fallimento dell’Università italiana non è quello che tutti, sbagliando, pensano. E’ che il terzo Rettore di fila che diventa Ministro dimostra già dalla prima volta che apre bocca di non avere idea di che cosa sia la politica dell’istruzione in un Stato. Disarmante.

  2. Riccardo,
    la cosa strana è che né lei né chi la intervista sembri presente l’enorme quantità di grants ottenuta da ricercatori italiani poco più di un mese fa – ne hanno parlato tutti i quotidiani.

  3. ocasapiens
    ed è ancora peggio della questione dei grant europei, che pure è colossale ed è un buon esempio paradigmatico.
    Gli studenti italiani vanno male al test Pisa. Soluzione: riduciamo di un anno la durata del ciclo secondario. E, nota bene, senza riformare di conseguenza l’Università.
    C’è disparità regionale nei risultati degli studenti. Soluzione: valutazione e autonomia.
    Non ci sono soldi per il diritto allo studio. Soluzione: in un paese con un tasso di disoccupazione e sotto-occupazione intellettuale astronomico si pensa al prestito d’onore visto che ha funzionato a Singapore, paese notoriamente molto simile al nostro.
    Potrei continuare con altre perle prese da interviste precedenti ma te le risparmio, l’andazzo è uguale.
    Ma questi vivono in un altro mondo o è l’aria di Viale Trastevere che li riduce così prima ancora di metterci piede?

  4. Sull’ultimo numero di Focus c’è un ottimo servizio sul cambiamento che anche da noi si sta realizzando quanto a paternità. Arriviamo sempre ultimi, ma ci arriviamo…

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