Mentre ero in fabbrica


Pletocus sardus

I colleghi del WWF andavano a trovare Giorgio Napolitano per regalargli un calendario della biodiversità. Fulco Pratesi e Sergio Leoni, presidenti anch’essi emerito l’uno in carica l’altro, hanno detto al collega:

16 anni ci separano dal 1994 quando il nostro Paese haratificato la Convenzione Internazionale sulla Biodiversità (CBD). L’Italia è stato anche il primo paese europeo ad aderire nel 2004 al Countdown 2010 e nell’aprile 2009, nell’ambito del G8 Ambiente, ha  promosso la Carta di Siracusa per la biodiversità. Il nostro è il Paese europeo più ricco di biodiversità con 57.468 specie animali (8,6% endemiche) e 12.000 specie floristiche (13.5% endemiche), ma molto di questo patrimonio si sta perdendo: attualmente sono a rischio il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi e l’88% dei pesci di acqua dolce. L’Italia, pur di fronte a questo progressivo depauperamento del patrimonio naturale nazionale, non è tra i 168 Paesi (l’87% delle parti che hanno sottoscritto la CBD) che si sono dotati di una propria Strategia nazionale per la conservazione della biodiversità. In Europa, su 27 Paesi membri solo 5 non hanno ancora adottato una Strategia nazionale per la biodiversità (oltre all’Italia: Cipro, Grecia, Malta e Lussemburgo), mentre 6 sono già alla seconda revisione di questo importante strumento.
Faccia qualcosa.

Ci proverò, ha detto il presidente.