Macchina del tempo


Ho ritrovato un post-it e quindi il sito dove perder tempo e meravigliarsi dell’ingegnosità degli scienziati ascoltando il canto…

Ma no, moscerino della frutta!  “Il canto delle grotte” spagnole con pitture rupestri, l’ambiente sonoro degli artisti di allora ricostruito da Rupert Till e dal suo gruppo di archeologi acustici con la Digital Time Machine…

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O’s digest
Venerdì, quindi Science che raccoglie gli articoli recenti sul clima, bella bibliografia, peccato che non sia in open access. Capirei nel caso di Nature, un gruppo privato, ma questo è il settimanale dell’American Association for the Advancement of Science, in un paese dove i bigoilisti la fanno da padrone.

Per la serie i modelli epidemiologici non arrivano alla caviglia di quelli climatici, Alessandro Vespignani dell’ISI et al. traggono lezioni sagge dalle Google Flu Trends. Le previsioni sulla diffusione stagionale dell’influenza, estrapolate dagli scambi sui social media, ci azzeccano un po’ sì e parecchio no, come raccontato da Nature l’anno scorso.

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Metaphysicians
Dopo un titolo così, come si fa a non leggere l’Economist?

Sottotitolo “Combating bad science“, protagonista: John Ioannidis, già noto ai lettori di questo blog (link aggiunti):

WHY most published research findings are false” is not, as the title of an academic paper, likely to win friends in the ivory tower. But it has certainly influenced people (including journalists at The Economist). The paper it introduced was published in 2005 by John Ioannidis… It exposed the ways, most notably the overinterpreting of statistical significance in studies with small sample sizes, that scientific findings can end up being irreproducible—or, as a layman might put it, wrong.
Dr Ioannidis has been waging war on sloppy science ever since, helping to develop a discipline called meta-research (ie, research about research). Later this month that battle will be institutionalised, with the launch of the Meta-Research Innovation Centre at Stanford.
L’acronimo del nuovo centro è Metrics…

House of Cards
Vedo che oggi il Corriere riprende dal New York Times e dall’Economist alcune notizie sull’andamento in borsa di Herbalife. Si saprà se il sistema di reclutamento e retribuzione dei venditori è uno “schema piramidale”, quando sarà conclusa l’inchiesta della Federal Trade Commission.

In compenso si sa già che la multinazionale vende integratori (e sostituti) alimentari ai quali attribuisce proprietà dimagranti, tonificanti ecc.  piuttosto miracolose. Per non parlare del ringiovanimento promesso dai prodotti alimentari “esterni”. In USA, il suo target sono clienti afro-americani e latinos dei quartieri poveri, dove l’obesità è più diffusa dell’educazione superiore.

Miliardari come George Soros e Carl Icahn hanno scommesso sul rialzo delle azioni Herbalife, Bill Ackman 1 miliardo di dollari sul loro crollo. Da Bloomberg, trovate una cronaca dettagliata dello scontro, anche tra i lobbisti reclutati da una parte e dall’altra. Per l’andamento delle quotazioni mensili cliccare “1M”  sulla barra in cima a questa tabella.

Se vincesse Ackman, si chiede l’Economist,

Would the public treat him as a hero, who took a big risk to stop the exploitation of vulnerable people? Or would they merely view his success as evidence that he had become a House of Cards style billionnaire with too much power in Washington?

La seconda ipotesi, sostenuta dal New York Times, mi sembra più probabile. Chissà se Soros, Icahn et al. credono ai miracoli o se  pensano come H.L. Mencken:

Nobody ever went broke underestimating the intelligence of the American public.