Pennuti lungimiranti

Su Science, Can Kabadayi e Mathias Osvath dell’università di Lund raccontano esperimenti con dei corvi. Tra vari oggetti potevano  scegliere uno strumento per eseguire un compito – per esempio far scendere una leccornia da una specie di distributore, oppure un gettone da consegnare a un ricercatore in cambio della leccornia – in un’altra gabbia dove venivano portati da 15 minuti a 17 ore dopo aver scelto.
Erano anche capaci di rinunciare a un pezzo di cibo messo in mezzo agli oggetti, se la leccornia era abbastanza vicina sia  nel tempo che nello spazio. Bref, nella pianificazione e nel self-control sono altrettanto bravi degli scimpanzé e dei bambini di quattro anni.  E imparano in fretta come funzionano questi esperimenti.

Su Science, c’è anche uno speciale “Malattie infettive emergenti“, con rassegne su monitoraggio, modelli epidemiologici e sviluppo di vaccini.

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Altra bambina morta di morbillo…

Conviene ricordare la memoria sui vaccini mandata il 20 giugno alla Commissione Igiene e Sanità del Senato da Stefano Montanari “Consulente scientifico” di Vita Al Microscopio, un sito promozionale, e Nino Ferri, “Presidente” del sito. E’ “a cura” del dott. Montanari, il quale si lamenta perché non ha ottenuto risposta e al quale vanno pertanto attribuite le falsità.

Parte da quella sui trial clinici che sarebbero impossibili per i vaccini sui quali l’informazione sarebbe solo statistica, mentre per i farmaci sarebbe di altro genere, passa da immagini ottenute con il metodo di contaminazione messo a punto dalla sua signora a grafici taroccati dagli antivax di Health Sentinel, e arriva alla gloriosa bufala finale segnalata da Mauro Toffanin:

Infine, al di là dell’aspetto razionale, pare che nessuno consideri l’aspetto religioso della questione. Iniettare qualcosa prodotto su feti [umani] abortiti contrasta con la fede cristiana, così come farlo con qualcosa ricavato dai suini è contrario all’ebraismo e all’islamismo. Anche questi aspetti devono essere dichiarati con chiarezza a chi si appresta a subire la vaccinazione.

La maggior parte sono prodotti nelle uova di gallina e solo alcuni in cellule umane o animali coltivate in vitro. Di quelle umane esistono due linee, una usata negli Stati Uniti e una in Gran Bretagna, provenienti da feti abortiti spontaneamente nel 1962 e nel 1966.

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“It’s darn interesting”

Neanche il tempo di digerire il paper del Centro per la complessità e i biosistemi che segnalavo l’altro ieri, su Nature Communications esce “Universal features of amorphous plasticity”. Spiegazione qui, che non saprei migliorare.

È di tutt’altro genere, anche se si tratta di uno “strumento” per la fisica della materia disordinata e granulosa, però “plastica” nel senso che sotto stress si deforma. Stefano Zapperi torna ai primi amori teorici? Come per l’effetto Barkhausen, sembra descrivere una regola di natura: qualunque siano gli atomi, le forze applicate, le crisi e le valanghe,

all the deformation patterns shared a common statistical distribution.

Chiamarla regola forse è troppo ambizioso, ma è ovvio dal titolo che lui e i suoi co-autori ci vanno vicino. Il che dovrebbe far discutere. C’è voluto un anno di peer review per passare dall’ultima bozza su arXiv alla pubblicazione (1). Poi faccio la prova finestra, intanto complimenti a Zoe Budrikis et al. per il risultato.

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(1) A proposito di un paper di Andrea Idini et al. già uscito su rivista, il prude F***i aveva opinato  – se non ricordo male – che si “scrive su arXiv” per non sembrare “credibile”.

In realtà nessuno “scrive” su arXiv: è un archivio. Anche di pesci d’aprile, di ballons d’essai seguiti da discussioni e ripensamenti, di versioni successive a volte molto diverse da quella iniziale e finale. Una miniera per gli storici della scienza.

Quanto alla credibilità, Steven Weinberg ci archivia interventi “personali”, non solo bozze. E prima di essere mandato accettato da una rivista, il bosone di Higgs era stato messo su arXiv dai gruppi CMS e ATLAS; idem Ligo-Virgo per le onde gravitazionali.

2 commenti

  1. La cosa che mi stupisce e’ quanto poco la gente, ivi inclusa la comunita’ scientifica fuori dalla fisica e le sottocomunita’ che vi pubblicano, capiscano di arXiv dopo 20 anni che arXiv macina a pieno regime!
    Sento Biologi e astronomi dire le peggio puttanate su come arXiv funzionerebbe o come rischierebbe di ledere diritti d’autore o altre cose…
    Quello che E’, come hai detto sinteticamente, e’ un archivio. In cui scienziati o membri periferici o anche esterni alla comunita’ mettono sia preprint, ma anche “materiale supplementare”, ma anche cose che non ha molto senso pubblicare. Ad esempio molto in voga nel mio ambito sono i “primer”, importantissimi e citatissimi, e sono una via di mezzo fra un review paper e un libro.
    Non abbastanza corposi e consolidati per essere un libro, non abbastanza a’-la-page o personali per essere un review paper. Per chi non lo sapesse i review paper sono dei paper in cui si fa la revisione degli ultimi anni di progressi di un campo, e solitamente si riassume gli ultimi progressi di carriera personali.
    Questi possono essere note di scuole di dottorato oppure stub di un libro.
    Ad esempio per la fisica nucleare: https://arxiv.org/abs/nucl-th/0301069, interazioni: https://arxiv.org/abs/1001.3229
    guardati quanti ne vengono fatti: https://arxiv.org/find/all/1/all:+primer/0/1/0/all/0/1
    questi non sono pubblicati ne’ pubblicabili ma sono inestimabili per tutti gli studenti e ricercatori giovani e quelli che si approcciano a un campo in tutto il mondo. Conoscenza aggiornata e organizzata.
    A volte non serve metterlo su arXiv, molte scuole hanno i loro siti, ma il fatto di essere su arXiv le rende facilmente ricercabili, invoglia a farne un compendio con una qualita’ che se non e’ da pubblicazione comunque e’ sufficiente per una consultazione ed e’ scremata dagli errori piu’ marchiani. Inoltre il fatto di essere su arXiv le dota di un DOI che le rende citabili facilmente, cosa che non e’ per vanita’, ma per praticita’: se vengono citate, la gente le leggera’ e ne verra’ a conoscenza attraverso i paper, esattamente come per i paper comuni.
    Non mancano ovviamente scherzi e giochi, alla fine una volta che hai accesso a un archivio, perche’ non divertirsi?
    https://arxiv.org/abs/1703.10490
    Il modo in cui funziona attualmente e’ tramite endorsement ovvero “notabilita’ “.
    Tempo fa, prima del 2011 o qualcosa di simile, arXiv era assolutamente pubblico e non cosi’ dissimile da viXra. Fatta eccezione spam filter e pochi altri filtri (sempre piu’ stringenti man mano che il tempo passava) tutti potevano sottomettere e vedere pubblicata qualsiasi cosa.
    Dal 201X arXiv, in alcuni soggetti (fisica nucleare/alte energie. biologia quantitativa che il Pio ignora…etc…) funziona tramite un sistema di “endorsement”.
    https://arxiv.org/help/endorsement
    Cioe’ se pubblichi X paper nella specifica categoria su arXiv negli X anni precedenti, hai accesso. Se hai pubblicato X paper nell’ambito puoi richiedere accesso come endorser senza aspettare l’iter e gli anni. E cose di questo tipo diventi un “endorser”.
    Una volta che sei endorser, o uno dei tuoi autori e’ endorser, il tuo scritto sottomesso su arXiv viene approvato automaticamente nel giro di 24h.
    Se nessuno degli autori e’ endorser, quando viene sottomesso il paper viene chiesto di inviarlo a un endorser (che possibilmente conosci, altrimenti ne verra’ scelto uno a caso). Questi endorser non saranno dei reviewer, ma semplicemente delle persone che controlleranno che il paper stia nella sezione giusta, e non sia completamente crackpot.
    “The endorsement process is not peer review. You should know the person that you endorse or you should see the paper that the person intends to submit. We don’t expect you to read the paper in detail, or verify that the work is correct, but you should check that the paper is appropriate for the subject area. You should not endorse the author if the author is unfamiliar with the basic facts of the field, or if the work is entirely disconnected with current work in the area”
    Un altro punto che viene sempre tirato in ballo e’ il diritto di autore.
    NO, usando arXiv non si infrange alcun diritto d’autore. Infatti si ha SEMPRE il diritto morale di diffondere la propria opera, con il proprio nome.
    Il “diritto morale” non e’ una parolina per far star bene i giusti e puri di cuore, ma un diritto legale che ha a che fare col creatore di un’opera e il suo diritto a diffonderla a prescindere dai diritti commerciali di chi ha acquistato l’opera. Per lo stesso motivo per cui i cantanti possono fare concerti e tenersi i soldi dei concerti senza condividerli con la EMI/Sony, le radio possono condividere gli “unplugged” su youtube, uno scienziato puo’ condividere la sua opera su arXiv senza incorrere in penalita’ di alcun tipo.
    A meno che non si cerchi di hostare le galley proofs o seguenti (cosa che su arXiv e’ vietata e tecnicamente impedita), che sono le versioni che l’editore maneggia e di cui l’autore cede il diritto, l’autore ha SEMPRE il diritto di condividere il suo articolo ricompilato con un’altra livrea quante volte vuole.
    Almeno quando gli scienziati non diventeranno come i Ghost Writer, determinati a cedere anche il diritto morale (ed il giorno non lo vedo troppo lontano, data la sudditanza che vedo in certi postdoc a farsi schiavizzare), non c’e’ editore che puo’ impedire a un autore di condividere il suo lavoro su arXiv, almeno non dopo la pubblicazione (prima e’ un po’ piu’ questionabile, un editore puo’ sempre chiedere l’anteprima o rifiutarsi di pubblicare).
    Insomma arXiv e’ una cosa pubblica, sebbene ad accesso ristretto… un po’ come le pagine “accesso ristretto” di wikipedia. Si cerca di non rovinarla, non si manca di riderci sopra di quando in quando, ma in generale si ha ben presente che lo scopo finale e’ sempre diffondere quello che si vuole e deve per la scienza. In generale ci sono comunita’ che lo usano tantissimo, e comunita’ che lo usano meno, ma lo strumento funziona bene e puo’ funzionare benissimo…

    1. Grazie della spiegazione, Andrea, anche per il copyright. Ottimo “primer”, speriamo che serva.
      lo strumento funziona bene e puo’ funzionare benissimo…
      per le discipline senza conflitti d’interesse penso proprio di sì, mi sembra così anche da BioRxiv.
      Certi lavori sembrano anche troppo nuovi per trovare una rivista e dei revisori. Forse più in matematica? Oggi è morta Maryam Mirzakhani (ai tempi della medaglia Fields sembrava riprendersi, accid…) e ho guardato i suoi papers, un paio dei più citati sono solo su arXiv.
      no galley proofs: questo è giusto, ci hanno lavorato altri. Ma poi a noi cronisti ci tocca cercare ogni figura nel mucchio in fondo ai vostri pdf grezzi, e ricordarcela mentre risaliamo nel testo.

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