Contro i barbari

Nella rassegna stampa, fra profughi, migranti, torture e altri drammi, trovo decine di articoli e servizi radio e tv sui femminicidi e sulla denuncia di Action Aid, fatta in un giorno più letale del solito:

Un’altra donna che aveva aderito alla campagna di ActionAid per dire no alla violenza sulle donne ha perso la vita per mano di un uomo…

Se non ve la sentite di sapere come va il mondo, non leggete il resto. Lo capisco, capita spesso anche a me, ma tacere è peggio.

Nei giorni precedenti, c’era stato
– l’appello di Amnesty International per la liberazione di Taner Kiliç (si firma qui), presidente di Amnesty Int. Turchia, arrestato il 6 giugno e di Idil Eser (si firma qui), direttrice di Amnesty Int. Turchia, arrestata il 5 luglio insieme ad altri sette difensori dei diritti umani. Sono fra le centinaia di migliaia perseguitati da Erdogan, da El Sisi, da Duarte, da dittatori e non..
– Defenders of the Earth, il dossier di Global Witness sulle 200 vittime di omicidi nel 2016, oltre alle quelle della violenza quotidiana

Murder is just one of a range of tactics used to silence land and environmental defenders, including death threats, arrests, sexual assault and aggressive legal attacks.

Le stesse “tattiche” usate contro le donne (e i loro figli), i volontari e il personale delle Ong, gli intellettuali e i giornalisti scomodi, anche dai governi. Con la collaborazione o l’omertà di governanti che non incitano pubblicamente all’omicidio di testimoni, dissidenti, non conformi in generale per idee, colore, religione, sesso… o perché la loro esistenza rovina un affare.

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Reprieve che cerca di contrastare i casi più gravi di barbarie quotidiana, raccoglie anche le “kill lists”: gli elenchi governativi delle persone da assassinare, per esempio quello che Barack Obama e François Hollande hanno trasmesso a Donald Trump e a Emmanuel Macron insieme ai codici per l’attacco nucleare. Clive Stafford Smith, l’avvocato che l’ha fondata nel 1999, ha fatto un riassunto.

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L’Economist dedica la copertina, un editoriale e un articolo a Liu Xiaobo “coscienza della Cina”, ma corregge l’impressione che fosse l’unica con un reportage sui “prigionieri di coscienza che popolano il gulag”. I nomi sono pochi, perché nominarli li mette in maggior pericolo – come nel caso delle donne maltrattate.

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“Scenari da finimondo”
Nel caso del clima, sono le proiezioni di quello che potrebbe succedere se continuassimo ad accumulare gas serra in atmosfera al ritmo attuale. La prognosi per gli abitanti della biosfera non è rosea, ma “The Uninhabitable Earth” di David Wallace-Wells sul N.Y. Magazine parlava solo delle proiezioni più allarmanti, nettamente minoritarie e travisava parecchie altre. La “fact-checking team” degli scienziati è intervenuta rapidamente e Wallace-Wells ha pubblicato una “edizione annotata” che ne tiene conto solo in minima parte.

Ci sarebbe da fare la stessa cosa per la reazione mediatica al paper di Seth Wynes e Kimberly Nicholas sulle Env. Res. Letters “The climate mitigation gap: education and government recommendations miss the most effective individual actions”:

We recommend four widely applicable high-impact (i.e. low emissions) actions with the potential to contribute to systemic change and substantially reduce annual personal emissions: having one fewer child (an average for developed countries of 58.6?tonnes CO2-equivalent (tCO2e) emission reductions per year), living car-free (2.4 tCO2e saved per year), avoiding airplane travel (1.6 tCO2e saved per roundtrip transatlantic flight) and eating a plant-based diet (0.8 tCO2e saved per year).

Sono raccomandazioni per i paesi ricchi, e anche così sono discutibili – trovo. Si basano su 148 modelli per 10 paesi, su un campione disomogeneo di manuali scolastici e consigli di enti governativi, e sui dati dei consumi e delle emissioni in Canada, U.E., Australia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia, Nuova Zelanda e, in parte, Giappone.

Al netto dell’immigrazione, sono paesi in decrescita demografica da decenni. È assurdo raccomandare a una donna russa, giapponese o australiana di fare meno figli quando in media nazionale ne fanno tra 1,3 e 1,7. Idem per “vivere senza auto” se i governi non finanziano il trasporto pubblico o rinunciare ai “voli transatlantici” quando i voli sono in maggioranza transasiatici e regionali. E la “sostenibilità” delle scelte alimentari dipende da fattori che variano localmente, dalla produzione al consumo.

Siamo di nuovo ai diritti umani negati. Le donne dovrebbero conformarsi alla politica del figlio unico, magari maschio. Per di più dove non comandano i barbari e sono così “privilegiate” da avere la libertà di decidere se e quando riprodursi, di studiare, di lavorare, di non aver paura di stupratori e femminicidi… hanno già chiuso il divario: la loro “impronta carbonio” è molto, ma molto inferiore a quella maschile.

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Il 5 luglio, Zichichi chiedeva i nomi degli scienziati che smentiscono le sue “verità”, oggi sul Giornale gli risponde Roberto Danovaro a nome dei 66 membri del com. scientifico del WWF – che Zichichi aveva tirato in ballo travisandone la posizione.

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È morta Maryam Mirzakhani, l’unica donna ad aver ricevuto una medaglia Fields nel 2014.

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