Per placare gli omeopati infuriati dalla sua scheda anti-bufale, Fnomceo ha promesso di aiutarli a far sprecare tempo e lavoro a ricercatori pagati dai contribuenti. Vogliono costringere l’Istituto Superiore di Sanità a cercare nelle riviste degli omeopati le “evidenze” che istituti analoghi, la collaborazione Cochrane e svariati centri di ricerca, compreso quello finanziato con $2,36 miliardi dai contribuenti americani per trovarle, non riescono a scoprire da un ventennio.
Mi era sfuggito il comunicato stampa di una vecchia conoscenza:
Roma, 10 mag. (AdnKronos Salute) – Una revisione da parte dell’Istituto superiore di sanità della letteratura scientifica e delle evidenze disponibili in materia di omeopatia “può essere una cosa estremamente interessante se verrà fatta con i dovuti criteri, visto che ci sono tante pubblicazioni scientifiche che dimostrano” l’efficacia dell’omeopatia. Così la fitopatologa Lucietta Betti – ex docente al Dipartimento di scienze agrarie dell’Università di Bologna, con il quale ancora oggi collabora, che allo studio dell’omeopatia nei modelli vegetali ha dedicato circa 20 anni – commenta la notizia […]
Secondo la ricercatrice, dunque, la revisione “dovrà essere fatta con obiettività, adottando criteri scientifici, concordati fra le diverse parti, che siano reali e non prevenuti, perché – spiega – abbiamo constatato che molte revisioni sull’omeopatia non sono state fatte in maniera scientificamente corretta”.
Da che pulpito…
Con il suo gruppo, Betti rifà da trent’anni esperimenti “scientificamente” pasticciati per dimostrare che certe prodotti Boiron gioverebbero alle piante. I risultati vengono riciclati e corretti in una ventina di pubblicazioni su riviste sempre più scadenti come Horticultura Brasileira, e per soli credenti come Homeopathy: the journal of the Faculty of Homeopathy.
Nonostante l’estrazione, con statistiche ad hoc, di un effetto positivo così diluito da essere rilevabile soltanto con una tecnica da ciarlatani, le evidenze di Betti et al. restano ignorate dalla comunità dei fitopatologi.
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Daniele Banfi (h/t Butac) ha ripreso da Retraction Watch la storia di “Lars Andersson” che in lettere anti-vax pubblicate da riviste talvolta compiacenti, si firma abusivamente del “Dipartimento di fisiologia e farmacologia dell’istituto Karolinska”
Karolinska Institutet has contacted the Indian Journal [of Medical Ethics], which has now removed the link to KI in the article.
Il legame resta presente nelle tre lettere al Journal of Internal Medicine elencate da PubMed. Quando si scrive per La Stampa, è normale non citare le fonti? Oltre al RW e commento di Marco, sono Sciblogs e Skeptical raptor.
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Se stasera, siete dalle parti di Lodi
Alle 21.15 con Stefano Caserini presentiamo al cinema Fanfulla, viale Pavia 4 vicino alla stazione, il documentario “Una scomoda verità 2”. Ingresso gratis e parcheggio pure.
Secondo la ricercatrice, dunque, la revisione “dovrà essere fatta con obiettività, adottando criteri scientifici, concordati fra le diverse parti, che siano reali e non prevenuti, perché – spiega – abbiamo constatato che molte revisioni sull’omeopatia non sono state fatte in maniera scientificamente corretta”.
Probabilmente quest’affermazione andrebbe chiarita ma… cosi’ a occhio… se si parte dal presupposto che vi sono diverse “parti” (e immagino che una di queste sia quella degli omeopati)… pretendere di concordare dei criteri obiettivi, scientifici e non prevenuti mi sembra alquanto velleitario, se non contraddittorio.
Un po’ come pretendere che i tacchini abbiano voce in capitolo nel fissare la data del Natale.
Ho notato che nell’articolo “Number of succussion strokes affects effectiveness of ultra-high-diluted arsenic on in vitro wheat germination and polycrystalline structures obtained by droplet evaporation method” non vengono riportati i valori per i p-values dei test di significatività ma solo, come si usava fare quando ancora si usavano carta e penna e le tabelle, un indicatore * = se p < 0.05 oppure *** = se p < 0.050 (soglia di significatività) è anche vero che 0.049 < 0.050 ma pur essendo la distanza da 0.050 la medesima, nel secondo caso il ricercatore concluderebbe per una differenza significativa… però se p = 0.049 tutta questa evidenza non c'è, meglio indicare solamente p < 0.05.
Trovo curioso che tra gli autori compaia uno statistico e siffatti scivoloni nell'articolo
Hydra viridis,
lo statistico – co-autore anche degli studi di Paolo Bellavite sponsorizzati da Boiron, small world – era comparso anche qui sotto e da Marco.