Due inviti e uno no, grazie

Trovo nelle mail:

Segue il programma, definitivo penso. Tutta bella gente. In un campo al 90% maschile, c’è un 30% di relatrici su temi tosti, mica sono lì come decorazione. Coordinano Marco Grosso e Stefano Caserini, Paolo Vacchiano parla delle foreste, l’ultima sessione è riservata agli “Aspetti, sociali, politici ed economici “, sento lo zampino di certi Climalteranti e di amici del CMCC.

A mo’ di prolegomeno, al Poli martedì prossimo 21 gennaio alle 11 nell’aula Castigliano edificio 5, Stefano Caserini fa un seminario sulla geoingegneria, le tecnologie per ridurre la concentrazione di CO2 atmosferica e la conseguente acidificazione degli oceani. I pro, i contro, i costi, le ipotesi da verificare, “the known unknowns” e le implicazioni “etiche, legali e politiche”.
Entrambi gli inviti andrebbero forse mandati al “Gentile dr. Mariutti”?

Invece Tiziana Metitieri – da seguire in generale e in particolare sulle questioni donne e scienza – segnala il convegno dell’Accademia delle scienze di Torino “Eredità scientifica e culturale di Luigi Luca Cavalli-Sforza“, in Sala dei Mappamondi, il 23 gennaio pomeriggio e il 24 mattina. Tutta bella gente. Tutti uomini, anche se in genetica umana come in evoluzione culturale le ricercatrici sono quasi la metà.

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Di venerdì, nelle mail arriva Science, devo ancora leggerlo – e i paper su Nature di ieri, e quelli su Science della settimana scorsa – segnalo solo
– l’editoriale di Laurence Gostin, un esperto di leggi sanitarie, contro i divieti, le decisioni prese da un “nanny state” a tutela dei cittadini-bambini. L’occasione è il 18mo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti che vietava la manifattura, la vendita o il trasporto di alcolici (“intoxicating liquors”). Conclusione:

  • Il proibizionismo ha insegnato a essere prudente con i divieti. Criminalizzare un’attività rischiosa è di una semplicità ingannevole. I divieti possono creare rischi sociali e politici imprevisti… eppure la principale responsabilità del governo è di tutelare la salute pubblica. Può farlo attraverso una società ben regolata, cioè con interventi basati sull’evidenza per spingere gentilmente il pubblico ad adottare comportamenti più sani e più sicuri. 

Le spinte gentili richiedono una sanità pubblica che investe in prevenzione. Negli USA la sanità è innanzitutto un business privato, – sovvenzionato dallo stato, of course – e se la salute aumenta diminuiscono i profitti.

Detto questo, nella UE la sanità e le università sono in prevalenza pubbliche eppure…
Transparency on trial” e “Gaming the system“, due articoli di Charles Piller, confermano una tendenza già documentata per la UE da Ben Goldacre e dal suo progetto TrialTracker all’università di Oxford. Anche in USA le università e i centri di ricerca violano sistematicamente la legge sull’obbligo di registrare gli esperimenti clinici e riferirne i risultati preliminari sul sito ClinicalTrials.gov entro tre mesi dalla raccolta dei risultati. Invece, le venti BigPharma la rispettano.

Nel 2016, dati simili avevano fatto scandalo, e dal 2017 Food & Drug Administration aveva annunciato multe e Francis Collins, il direttore degli National Institutes of Health, un “muro della vergogna”:

  • Tre anni dopo, TrialTracker stima per difetto che la FDA avrebbe potuto raccoglie $6 miliardi di penali, ma l’agenzia deve ancora chiedere un solo dollaro. E nonostante oltre 2600 esperimenti clinici registrati tardi o per niente gli NIH devono ancora sospendere un singolo finanziamento o inserire una notifica di violazione su ClinicalTrials.gov. Il “muro della vergogna” non esiste.

Le Big Pharma sono virtuose  all’apparenza. Per 19 farmaci approvati dalla FDA nel 2015, scrive Piller in “Gaming the system”, è saltato fuori che 9 protocolli non erano stati nemmeno registrati, tradotto: tutte le informazioni erano segrete. Inoltre, per proteggere informazioni sensibili rispettano la legge solo formalmente, mandando protocolli così scadenti che i verificatori di Clinical Trials continuano a chiedere correzioni.

Sanitopoli
Nella tabella di TrialTracker, le prestazioni del Policlinico Gemelli di Roma dovrebbero far riflettere sulle violazioni italiane da parte di enti pubblici o convenzionati. Ha registrato 148 protocolli  nel database europeo e per undici dovrebbero esserci i risultati: “risultati riportati 0,0%”.
L’università Vita e Salute-San Raffaele, lo IEO e l’Istituto Nazionale dei Tumori hanno registrato meno protocolli, quindi mancano meno risultati,  ma quelli riportati sono sempre lo 0,0%.

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A proposito di donne, bioetica ed esperimenti clinici Leonid Schneider ha trovato questo orrore su Human Reproduction, la rivista della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (ESHRE), pubblicata dalla Oxford University Press. In sintesi, l’esperimento approvato da un comitato etico messicano e da uno – a pagamento – americano, doveva determinare quale di due dispositivi era più efficace nel prelevare ovuli destinati a fecondazioni in vitro o, se fecondati naturalmente, a test genetici. E’ stato praticato in Messico su 81 giovani iscritte come donatrici a un ospedale di Punta Mita, che sono stimolate con ormoni e inseminate con sperma prima della “raccolta”.
La maggior parte degli autori lavora in aziende private, con brevetti chiesti e ottenuti per il dispositivo risultato ovviamente più efficace, con un mega-conflitto di interessi.
L’editoriale del direttore e due redattori mette le mani avanti: la faccenda solleva alcune questioni etiche ma i risultati potrebbero essere utili. “How far should we go in the name of science?” chiede una “redattrice associata” e ritiene che quell’esperimento sia andato troppo lontano.
Nel caso della redazione della rivista invece, la risposta sembra essere stata “fin dove le pare, finché l’open access viene regolarmente pagato”. La presidente dell’ESHRE è l’embriologa Cristina Magli, mi piacerebbe sapere qual è la sua.