Un eccesso nei beni comuni

nitrogencycle
In Fertilizing Nature: A tragedy of excess in the commons, su PLoS Biology, Allen Good e Perrin Beatty scrivono:

Globalmente, stiamo applicando un eccesso di fertilizzanti azotati alle coltivazioni, inquinando l’ecosfera con N2O e NOx che aumentano direttamente e indirettamente il riscaldamento atmosferico e i cambiamenti climatici. L’azoto percola anche dalle terre agricole nella forma solubile (NO3), sovraccarica di nutrienti fiumi, laghi e oceano, causa “zone morte”, riduce il valore delle proprietà e la diversità della vita acquatica, danneggia l’acqua potabile e attività quali pesca e turismo.

In Giappone, in qualche stato USA, Nuova Zelanda, Europa, dopo apposite normative l’uso dei fertilizzanti azotati è calato, per es. nell’UE del 56% tra il 1987 e il 2007, e insieme le emissioni di ammoniaca anche se in percentuale un po’ minore.

In Cina però

il governo ha incoraggiato gli agricoltori a usarne di più per aumentare le rese, e contribuire alla sicurezza alimentare nazionale. Ma stime recenti dicono che un 30-50% in meno non ridurrebbe necessariamente le rese. Con una riduzione prudente del 10% rispetto al consumo attuale, la Cina risparmierebbe ogni anno 11,5 milioni di tonnellate… e i coltivatori 11,3 miliardi di dollari all’anno.

Gli autori calcolano per i cereali uno spreco medio del 60% negli Stati Uniti, in India e in Cina e del 30-50% nel mondo. Con pratiche più razionali e una migliore comunicazione tra agricoltori, scienziati ed economisti

a superficie coltivata costante, è possibile arrivare a risparmi di 19,8 e 56 miliardi di dollari all’anno rispettivamente nel 2020 e nel 2030… e di 150 miliardi nel 2050.

Purtroppo le pratiche più razionali richiedono ricerche per le quali sono stati tagliati i finanziamenti:

Primo, servono nuove valutazioni dei fertilizzanti necessari in, virtualmente, tutti i sistemi agricoli in una prospettiva economica ed ambientale. Secondo modelli economici ed ambienti devono essere integrati e resi user-friendly soprattutto nei paesi sia sviluppati che in via di sviluppo i quali fanno un uso eccessivo di azoto. Terzo, gli interventi governativi non devono discriminare i produttori che scelgono di usare meno fertilizzanti; per esempio per compensare i raccolti persi, le assicurazioni esigono spesso un determinato tasso (potenzialmente superato) di applicazione. Quarto, bisogna trovare strumenti economici per informare meglio sui tassi di applicazione e per farli cambiare.

Fin qui è un articolo zeppo di dati, con una rassegna di tanti esperimenti e una bella bibliografia, ma non capisco il finale:

E’ facile dire che ridurre le applicazioni contribuirà a ridurre le emissioni di N2O, ma se non c’è una forma di pagamento il produttore non trae vantaggi economici dal servizio ecologico globale che fornisce. Alcuni paesi tra i quali l’Austria e la Finlandia hanno cominciato ad applicare “tasse verdi” su fertilizzanti e prodotti agro-chimici. Come minimo vanno eliminati gli “incentivi verdi negativi” spesso sotto forma di sovvenzioni dirette agli agricoltori per l’uso di fertilizzanti.

Il 60% di fertilizzanti in meno a parità di resa è un vantaggio economico piuttosto ovvio, se si comprano di sintesi. E nei paesi africani che hanno eliminato le sovvenzioni per ordine del WTO,  i contadini non si possono permettere nemmeno quel 40% dei fertilizzanti perché costano da 2 a 6 volte di più che nel resto del mondo, diceva Pedro Sanchez (che in Africa subsahariana, ha individuato le piante da frutta da mettere attorno ai campi di cereali per fornici l’azoto).

Bene comune, ma oggi non si apre

Un amico mi manda questo comunicato del Cimmyt

Informazioni sulle risorse genetiche per il grano e il triticale (GRIS) sono disponibili su http://wheatpedigree.net per 159.500 varietà e linee con tutti i dettagli: nome e numero di accessione, pedigree, specie e varietà botanica, caratteristiche di crescita, origine geografica, alleli identificati, sinonimi, status genetico, anno di registrazione, da chi è stato originato, regioni idonee alla coltivazione, anni di uso, maturazione, classe di mercato, qualità di macinazione e di cottura, reazione a stressanti biotici e abiotici (resistenza, tolleranza, resistenza moderata, vulnerabilità), sensibilità o insensibilità (alla durata del giorno, a sostanze chimiche ecc.), tratti morfologici.

Se qualcuno ci prova, mi sa dire? La banca-dati di prima si apre normalmente.