Riservato al “Moscerino della frutta’s fan club”

Per Daniela, Elena, Valentina, Margherita, Emanuela, Francesca e le altre che mi capita d’incontrare a manifestazioni scientifiche in giro per l’Italia, prede anch’esse di insana passione per la genetica della Drosophila melanogaster e specie affini.

Nei mesi scorsi su D, avevo segnalato sensazionali scoperte sull’etilismo dei drosofili, nonché sul fatto che i maschi oltre a dormire di più di notte schiacciano pure un pisolino dopo i pasti e le femmine no. Passo agli approfondimenti.

Prima l’alcol, che d’estate fa peggio

Sull’ultimo Journal of Experimental Biology, Kristi Montooth – post-dottoranda in genetica dell’evoluzione all’università Brown  – dimostra che gli acidi grassi prodotti dalle cellule per resistere al freddo sono gli stessi che consentono loro di liberarsi dalle tossine dell’etanolo e sono dovuti alla stessa catena di geni e proteine. Kristi Montooth e il suo gruppo l’hanno studiato su due gruppi di moscerini. Il primo veniva dall’Australia meridionale, temperatura media di 26°, e l’altro dalla Tasmania, temperatura media 15°. Messi in un ambiente a 26°, metà dei moscerini della Tasmania morivano dopo aver bevuto una soluzione di etanolo all’8,8%, mentre a 15°C, per far fuori l’altra metà la soluzione doveva arrivare al 13,2%. Al contrario, se la temperatura era di 15°C, la tolleranza all’alcol dei moscerini cresciuti nei tropici passava dal 12,3% al 15,2%.

Non ho capito perché servivano moscerini del nord dell’Australia e della Tasmania quando l’università Brown si trova a Providence, Rhode Island, sulla baia del Massachusetts. Quelli del Washington e della Florida non andavano bene?

Rapporti sonniferi
Su Science di venerdì esce una ricerca di Indrani Ganguly-Fitzgerald dell’istituto di neuroscienze all’università della California-San Diego. Ha paragonato il tempo passato a dormire di moscerini tenuti in isolamento e di quelli che vivevano in gruppo di 10, 20 e 30 individui. In gruppo, dormivano molto di più. “Malgrado le apparenze, i moscerini hanno una vita sociale intensa,” dice la ricercatrice, “si accoppiano, litigano, formano ricordi e prendono decisioni.” Senza rapporti sociali, niente apprendimento, niente memoria e meno dopamina in circolazione tra i neuroni. Infatti quando nel cervello dei moscerini che vivevano in gruppo è stata inibita la dopamina, dormivano per poco, esattamente come quelli isolati.

Ancora non si sa esattamente a che cosa serva il sonno, un’attività che lascia l’organismo indifeso. La ricerca conferma l’ipotesi per cui più avventure, emozioni, esperienze si hanno durante il giorno, e più si deve dormire di notte, così i neuroni hanno tempo per “elaborare le informazioni”, e rafforzando alcuni circuiti o interrompendone altri, per immagazzinarne alcune in memoria e buttarne altre nel dimenticatoio.

E’ l’ipotesi che aveva suggerito Giulio Tononi, e per i moscerini finora regge.