La teoria dell’evoluzione non è mai stata dimostrata, mi scrive un signore – che tra l’altro raccoglie fossili – dopo una mia recensione al libro di Richard Dawkins, Il racconto dell’antenato (piccole riserve a parte, di stile più che altro, merita, è appena uscito da Mondadori). E’ l’argomento dei creazionisti, smentito da un secolo non solo con allevamenti in laboratorio di batteri, muffe e moscerini, ma anche da osservazioni sugli animali in libertà, come quelle dei coniugi Grant che per 30 anni hanno documentato come e perché variavano, nelle generazioni, i fringuelli delle Galapagos.
Su Science di venerdì c’è una ricerca di Jonathan Losos – e di altri biologi evoluzionisti – che sarà ancora più dura da refutare. In alcuni mini isolotti delle Bahamas ha inserito lucertole predatrici (Leiocephalus carinatus) di quelle locali (Anolis sagrei). Dopo sei mesi, la metà delle locali era morta, e l’altra metà era composta da individui con le zampe più lunghe e quindi più veloci. Così erano riusciti a sfuggire all’invasore e a riparare sugli alberi. Dopo altri sei mesi, c’è stato un secondo ribaltamento: fra i loro discendenti sopravvivevano quelle con le zampe più corte che consentono una presa migliore sui rami.
Losos lo aveva già dimostrato in una serie di esperimenti con delle lucertole allevate in condizioni controllate, ma si poteva ancora obiettare che erano anche condizioni innaturali. Questa volta ha proprio misurato la selezione naturale in atto.
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